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lunedì, 29 Aprile 2024

Cori del corteo antifascista: bagarre in Consiglio Comunale

06.11.2018 – 13.34 – Si sono chiuse ieri sera con una bagarre in consiglio comunale a Trieste le settimane contraddistinte dalle contrapposizioni legate ai due cortei del 3 novembre. L’accesa discussione è iniziata dopo la presentazione di una mozione urgente della maggioranza. La mozione proposta aveva l’intento di condannare i cori che il 3 novembre, durante lo svolgimento del corteo antifascista organizzato dalla rete Trieste Antifascista e Antirazzista in risposta al corteo nazionale del movimento Casa Pound, si sono sollevati contro le Forze dell’Ordine in particolare durante il transito fra la Piazza Garibaldi e la Piazza Goldoni.

La mozione, che vede come primo firmatario il consigliere della Lega Nord Antonio Lippolis ed emendata dal consigliere Salvatore Porro di Fratelli d’Italia che ha aggiunto tra le forze dell’ordine richiamate nella mozione anche la Guardia di Finanza, è stata fatta propria dal vice sindaco Paolo Polidori. La risposta da parte dell’opposizione non si è fatta attendere e ha fatto scoppiare un acceso confronto tra le due fazioni, con la contestazione, da parte degli esponenti della sinistra, di eventuali problemi di ordine pubblico nel corteo antifascista; la sinistra ha sottolineato come proprio l’antifascismo sia un valore fondante della Costituzione, pur nella condanna dei cori contro le Forze dell’Ordine – cori dai quali si era subito dissociato il consigliere regionale del Partito Democratico Francesco Russo, presente al corteo. Paolo Menis, capogruppo al Comune del Movimento 5 stelle, ha ricordato come il diritto a manifestare debba essere garantito a tutti; ha altresì aggiunto che tutte le forze politiche dovrebbero prendere le distanze dalle idee incondivisibili e aberranti di chi si rifà al fascismo.

Secondo Antonio Lippolis “la mozione voleva essere un atto di solidarietà alle forze dell’ordine denigrate da gruppi di violenti presenti nel corteo anti fascista, che nonostante i modi non sono stati allontanati dagli organizzatori. Infatti, come da testimonianza di Maria Luisa Paglia, consigliere circoscrizionale del PD, un giovane del partito democratico è finito in ospedale dopo che i tumulti provocati da un gruppo di anarchici gli hanno fatto perdere l’equilibrio facendolo cadere a terra”. Sempre nella giornata del 3 novembre è stato pubblicato sui Social Network un post dalla pagina dell’assessore all’urbanistica Polli, che denunciava il degrado e i rifiuti che i partecipanti al corteo anti fascista avevano lasciato dietro di sé, atteggiamenti che hanno reso necessario un intervento di pulizia urgente e straordinario delle strade in Largo Barriera.

Piero Camber, capogruppo in Comune di Forza Italia, dichiara: “Come Forza Italia eravamo contrari alla giornata scelta dagli organizzatori del corteo di Casa Pound, perché ricadeva in una giornata di festa istituzionale, e ai luoghi scelti, poiché troppi limitrofi. Il documento presentato parlava di solidarietà alle Forze dell’Ordine che hanno dimostrato professionalità e senso di responsabilità, ma di fatto una solidarietà estesa al PD, che è stato emarginato e ha subito violenza anche fisica da parte di alcuni partecipanti al corteo antifascista. Un grazie va ancora alle Forze dell’Ordine che hanno difeso la democrazia. Casa Pound rappresenta l’un percento dell’elettorato e nonostante questo in piazza c’erano 2000 persone; se guardiamo al corteo antifascista, rappresentante il 30% dell’elettorato, si constata come fosse solo 5000 persone. Numeri di sicuro non sbalorditivi”.

Secondo Claudio Giacomelli, segretario provinciale di Fratelli d’Italia Trieste: “La legge è chiara, non decide il PD chi può manifestare e chi no; lo decide il Questore, e solo per motivi di sicurezza. È chiarissimo quindi che doveva essere autorizzato il primo corteo richiesto e non quello dell’estrema sinistra. Per ciò che riguarda la pregiudiziale antifascista, voglio ricordare che queste persone volevano fosse vietato anche il Congresso Nazionale di Fratelli d’Italia a Trieste. Alla faccia della democrazia!”

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