14.2 C
Trieste
domenica, 5 Maggio 2024

Pedofilia e abusi sui minori: pericolo sempre presente. Illustrato il progetto del Comune di Trieste per il 2019.

20.02.2019 – 13.14 – Pedofilia. La parola, letta o sentita pronunciare, fa inorridire. Eppure, una semplice ricerca Google mostra come del reato e del fenomeno generale si parli, in Italia e nel Friuli Venezia Giulia, abbastanza poco, a meno che lo stesso non coinvolga personaggi di primo piano o figure che abbiano cariche capaci di colpire la morale pubblica e l’immaginazione, come quella del sacerdote, del medico, del tutore dell’Ordine. Il fatto che se ne parli raramente potrebbe far sperare bene in merito al numero di reati di violenza sessuale e abusi che colpiscono i minori, e far pensare a una loro riduzione; non è così. I dati, diffusi principalmente da “Telefono Azzurro” e dalle associazioni attive per la prevenzione e la denuncia, mostrano un fenomeno che è stabile su numeri preoccupanti: un abuso ogni 3 giorni, con una prevalenza di atti sessuali e masturbazione indotta – il 70 per cento – e poi palpeggiamenti, costrizioni ad assistere ad atti sessuali di altri, fino ad arrivare allo stupro.

Si parla di pedofilia sui media normalmente in riferimento a reati di natura sessuale su minori. In realtà, si tratta di due fenomeni distinti: quello della perversione di un adulto nei confronti di bambini che non hanno ancora raggiunto la maturità sessuale, assieme a ciò che riguarda l’attrazione e desiderio di consumo dell’atto con adolescenti fra i 12 e i 17 anni di età, sempre al di sotto dell’età del consenso ma più grandi. Nel caso degli adolescenti, gli psichiatri e gli studiosi di sessuologia hanno documentato come questo tipo di attrazione sia abbastanza facile da riscontrare, considerati i tratti fisici dei ragazzi e delle ragazze di quella fascia d’età, molto vicine, se non identiche, a quelle dei giovani adulti. L’impulso sessuale nei confronti dell’adolescente, che può riguardare sia gli uomini che le donne – per quanto gli uomini siano in larga maggioranza – non significa necessariamente un particolare disordine, potendo trattarsi di coincidenza, opportunità, comportamento o di un insieme complesso di fattori.

Il tutto non giustifica, e non abbassa la soglia di attenzione verso i possibili abusi, pericolo fortemente sottostimato perché, di solito, chi lo subisce non lo denuncia con facilità. Alcuni, in una prima fase, per scarsa consapevolezza di ciò che sta accadendo; altri, man mano che passa il tempo, perché non sanno chi chiamare e che cosa dire, e a scuola non vogliono parlare. Altri sono disorientati da Internet e dai Social Network, e prendono per ‘normale’ qualcosa che vedono rappresentato spesso nelle foto e nei video che circolano e che invece ‘normale’ non è. Altri ancora, e sono la maggior parte, per paura delle conseguenze, perché molti degli episodi si verificano in un quadro familiare o con il coinvolgimento di persone che amano, di cui si fidano, a cui ‘consentono’. Molte denunce avvengono solo in età adulta; dieci anni dopo. Vent’anni dopo. Sui numeri delle chiamate telefoniche alle associazioni che si dedicano all’emergenza infanzia, quelle relative alle denunce di abuso sessuale pesano per quasi l’8 per cento.

Internet ha trasformato la sfera di relazioni che ci circonda, moltiplicando il numero e la velocità dei contatti, della comunicazione; una delle spinte più forti, anche economiche, che ha consentito la sua diffusione è stata quella sessuale e questo è un dato noto. Con l’esplosione della pornografia e dell’offerta di immagini e di proposte e relazioni sessuali attraverso il Web, in gran parte oggettivamente lecite e consensuali, sono però diminuite drasticamente le difese che i bambini hanno e aumentate le possibilità dei predatori di raggiungere gli adolescenti, sui quali hanno forte presa, e i bambini. La rete consente la maschera: il Web permette di utilizzare archetipi, nomi fasulli, stratagemmi, sistemi di ricompense, identità inventate. La società dell’immagine rende estremamente facile, immediato, consumabile e – in un certo qual modo – anche spietatamente attraente ed eccitante l’invio di foto esplicite per ciò che rappresentano o per i contenuti sottintesi o per entrambe le cose. Gli adolescenti sono spinti a offrirsi e a vendersi, anche in cambio di molto poco, da una rete che si è di fatto costituita, grazie a strumenti tecnici e modalità molto sofisticate, come mercato di sesso sommerso. In Europa, i bambini risultati vittime di abuso sessuale sono 18 milioni; maggiormente distribuiti nella zona orientale, ma l’Italia non brilla, anzi. Oltre la metà dei minori oggetto di abusi ha attorno ai 10, 11 anni. Per il 70%, si tratta di bambine e ragazze adolescenti. In quasi la metà dei casi, chi commette l’abuso è un uomo ed è già conosciuto.

Il fenomeno degli abusi sessuali sui minori è stato al centro della presentazione, da parte del Comune di Trieste, del progetto “Buone pratiche contro la pedofilia” per il 2019. Capofila del progetto, l’Area Servizi e Politiche Sociali, in collaborazione con i Comuni del territorio da Duino Aurisina a Muggia, l’Azienda Sanitaria ASUITS, il “Burlo Garofolo”, l’ufficio di servizio sociale per i minorenni del Ministero della Giustizia, l’ufficio scolastico regionale del Ministero dell’Istruzione, la Polizia Locale, la Sicurezza e Protezione Civile, e le associazioni più attive come il centro antiviolenza GOAP. Nel 2019 il progetto si concentrerà sullo sviluppo della cosiddetta “genitorialità diffusa”, ovvero su una maggiore e permanente sensibilizzazione dell’intera comunità locale con principali destinatari i minori fino ai 18 anni, le loro famiglie, gli operatori dei settori socio-sanitario ed educativo-scolastico, ma, più in generale, tutta la cittadinanza tutta. Un aspetto fondamentale della prevenzione e uno strumento di difesa.
La presentazione del progetto è stata introdotta dall’Assessore comunale ai Servizi e Politiche Sociali, Carlo Grilli, al quale sono seguiti interventi del il nuovo Vicecommissario Direttore socio-sanitario dell’ASUITS, dott.ssa Mara Pellizzari, di Paolo Taverna, uno dei due responsabili del Servizio Minori del Comune di Trieste, di Valentina Iurman, assistente sociale e sociologa dell’ASUITS; Paolo Jerman, direttore del Servizio Amministrativo della Polizia Locale, Annalisa Castellano assistente sociale del Comune di Trieste, Marianela Urriza, in rappresentanza del “Burlo Garofolo” per ricordare come anche lo storico ospedale e istituto triestino sia impegnato sui temi del contrasto agli abusi e ai maltrattamenti su minori.

Martedì prossimo, 26 febbraio 2019, alla Sala Convegni del MIB School of Management in largo Caduti di Nassiriya (Ferdinandeo), si terrà il seminario su “Lo schermo e lo specchio: gli adolescenti digitali tra insicurezza e bisogno di inclusione”. Con inizio alle ore 9 vi interverranno Cristiana Pessina, NPI, psicoterapeuta EMDR (“Contributi delle neuroscienze sul trauma da abuso e maltrattamento”), Enrica Patti, dirigente del Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni Friuli Venezia Giulia (“Pedopornografia in “rete”: rischi, trappole e raccomandazioni”); nella sessione pomeridiana (inizio ore 14.30) Francesca Maisano, psicoterapeuta dell’età evolutiva, referente Centro nazionale alla prevenzione e al contrasto sul bullismo e cyberbullismo, ASST Fatebenefratelli-Sacco, Milano (“Elementi di contrasto e riparazione alla violenza virtuale e al cyberbullismo”) e Liala Bon, avvocato del Foro di Pordenone, esperta di diritto minorile (“Normativa e linee nazionali sul cyberbullismo e violenza in rete. Ruolo degli operatori dei servizi pubblici”).

Ultime notizie

spot_img

Dello stesso autore