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lunedì, 29 Aprile 2024

Il gelato friulano, fra tiramisù e palline. Proposta di legge regionale per la tutela.

07.05.2019 – 14.11 – Dopo il tiramisù, oggetto di contesa – giunta due anni fa a livello politico con un duello di Cristiano Shaurli e Luca Zaia – fra il Friuli Venezia Giulia, che l’ha ricevuto in ‘DOC’, e il Veneto che può dire, con piena cognizione di causa (e di assaggio al palato) che si tratta di un dolce di Treviso e non del Friuli o di Trieste, sarà, fra lo sgomento dei mastri gelatieri veneti che vivono e lavorano a Trieste, la volta del gelato?

Sicuramente no. La proposta di legge 43, presentata come “Promozione e tutela della produzione del gelato artigianale di qualità in Friuli Venezia Giulia” e illustrata in II Commissione consiliare, non è questa volta una contesa su una denominazione ma guarda alla protezione effettiva del gelato artigianale nei confronti del preconfezionato. L’intento della proposta di legge è quello di mettere a disposizione del consumatore gli strumenti per riconoscere un prodotto artigianale autentico rispetto a uno ottenuto in modo standardizzato dalla trasformazione di basi semilavorate; strumenti di tutela che attualmente non sono a disposizione perché la legge non lo prevede. La distinzione tra i due tipi di gelato è estremamente importante sia per i gelatieri, che puntano a una riconoscibilità e a una valorizzazione del loro prodotto di più alta qualità, sia per i consumatori, in quanto esistono differenze sostanziali non solo sui tempi e sulle modalità di realizzazione ma anche, e soprattutto, a livello nutrizionale. Risulta necessario quindi un sistema di regole che vadano a valorizzare la produzione del gelato come “artigianale” e al contempo “di qualità”, togliendo ogni ambiguità, nell’ottica non solo della tutela del consumatore ma anche della promozione delle materie prime del territorio del Friuli Venezia Giulia e dei processi di produzione.

In Friuli Venezia Giulia, il settore che riguarda la produzione del gelato non industriale è composto da 229 imprese artigiane, con 665 addetti e un ricavo annuo totale di 43,4 milioni di euro. Una professione non facile, per un settore d’affari però remunerativo, con buoni margini e in espansione.

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