RITORNO AL FUTURO

02.08.2018 19:20 di  Caterina Baffoni   vedi letture
RITORNO AL FUTURO
TuttoJuve.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

 E’ vero: non sempre le minestre riscaldate funzionano, ma oltre alla punta di rancore sportivo o "tradimento" all'occhio del tifoso, vi è del romanticismo nel vedere quello che era l’idolo di casa, qualche mese dopo, con la stessa maglia che lo aveva consacrato. E' sempre molto difficile parlare di un ritorno con un pezzo di cuore in mano, quando la razionalità ferrea di una squadra importante come la Juventus ha sancito e deciso di vincere nel breve temine. Subito. A costo di ri-comprare e ri-affidarsi ad un grande giocatore che già ha scritto pagine importanti di storia bianconera. La storia di Bonucci alla corte di Madama non è andata proprio alla grande, specialmente per come ci si era lasciati. Eppure, se grande è lo scalpore che l'ex e neo 19 bianconero ha creato, vuol dire che almeno qualche traccia importante di sé, se è vero, come è vero, l'ha lasciata e noi siamo ancora qui a ricordarlo.

Quel che è certo è che ognuno farà come si sentirà quando si ritroverà Leonardo nuovamente a difendere la porta juventina.

La storia del “ritorno” ha una narrazione peculiare: a un certo punto più che sul “perché” si finisce per concentrarsi sul “come” dello stesso. Non deve quindi stupire che, nel riportare la notizia del rientro di Bonucci alla Juventus, i media di settore abbiano preferito raccontare le reazioni della piazza e le eventuali implicazioni umane e relazionali piuttosto che gli aspetti di campo ed economici legati allo scambio con il giovane e promettente Mattia Caldara, unito alla cessione dell'ariente Gonzalo Higuaín, che tanto ha dato alla maglia bianconera. 

Nella vita vi è solo una cosa, che è ineluttabile, e tutti noi sappiamo cosa sia senza il bisogno di sottolinearlo. Detto ciò a tutti può accadere di prendere un abbaglio e, nel tentativo di dare una svolta alla propria esistenza dare lustro e motivo di un riscatto personale, illudersi di aver trovato l’isola del tesoro per poi dover prendere atto che in realtà quel luogo era un semplice scoglio deserto in mezzo al mare. L’impressione è che a Leonardo Bonucci sia accaduto proprio questo e che ora lui se ne sia reso conto. 
Eppure, al di là dell'aspetto meramente affettivo e di tutte le implicazioni emotive che questo ritorno comporta, si tratta comunque di un difensore che, in ogni caso, compare ancora nella formazione ideale della Fifa come tra i migliori al mondo, finito in un Milan che attualmente potrebbe essere paragonato alla biblica Torre di Babele dove ciascuno parla una lingua diversa, allenatore compreso, dacchè è stato abbandonato da Berlusconi e da Galliani, in attesa della nuova era targata Elliot. Il clima rossonero, a occhio e croce, non sembrava essere così solidale come occorrerebbe e il rapporto tra i giocatori è declinato non dall’amicizia ma soltanto dal necessario dato professionale. Abitudini diverse e differente anche la città la quale, con Torino, condivide esclusivamente il record malsano delle polveri sottili. Fatale che a quel punto il disagio possa trasformarsi in disperazione o comunque nella sgradevole sensazione di desolante solitudine dato che il club rossonero gli aveva affidato anche l'importante ruolo di capitano. Ecco che la Juventus ora rappresenta per lui lo  status simbol di boa di salvataggio o ancora più quello di "riscatto" sociale, sportivo e umano dato che dovrà riconquistarsi un popolo intero sul campo.
Alla Juventus sono perfettamente al corrente di ciò che sta accadendo: perdere un potenziale dal futuro roseo come Caldara per ricalcare le orme del passato con Bonucci al fine di vincere subito. Ed è probabile che, insieme, siano arrivati a ragionare su una soluzione che acchito potrebbe sembrare una pazza idea ma che, invece, condurrebbe verso una collettiva rinascita e vittoria immediata. 
"Un clamoroso ritorno" , direbbero i più, ma non troppo, forse. Perchè molto più forte è la tentazione di  avere tra le fila un giocatore già formato ed esperto e che conosce molto bene la realtà bianconera proprio come il numero diciannove. Unica assente la benedizione dei vecchi sostenitori capaci di riconciliarsi ad un’unica e rischiosissima condizione: la vittoria della Champions senza se e maledetti ma. Con le "pistole" della critica già puntate sui soliti noti in caso di “fallimento”, non giriamoci attorno, gli “altri” possono perdere, ma ora la Juventus deve solo puntare a vincere anche e soprattutto nel suolo europeo. Senza Higuain e con un Bonucci in più.  A guadagnarci sarebbero paradossalmente tutti. Il Milan che ha caricato sulle spalle del giocatore un peso morale e professionale per lui insostenibile e  Madama la quale, con la ricostruzione della BBC, ritornerebbe a non incassare più di tanti gol. Caldara, che vestendo il rossonero capirebbe di non essere stato vittima di un equivoco, ma magari di crescere e maturare bene avendo più spazio a disposizione. Berlusconi il quale, da tifoso eccellente, non ha mai gradito l’importanza data all’ex bianconero. Lo stesso Bonucci, ovviamente, il quale uscirebbe dall’incubo nel quale è piombato per tentare di ritrovarsi.
Per fare in modo che questo accada occorrerebbe, naturalmente, un esercizio di buona volontà da parte di Allegri, dei tifosi e dello stesso giocatore essendo non esente da responsabilità assortite. A tutti, in questo momento, sarebbe consigliabile la lettura o il ripasso del “figlio prodigo”. Del resto “errare humanum est”. Infine sono convinta che gli stessi tifosi juventini, nel loro intimo, sarebbero felici per un simile ritorno a casa di Bonucci, escludendo il lato meramente emotivo. In fin dei conti anche lui ha contribuito a fare della Juventus il mito che tutti conoscono.
Impossibile non ammettere che si tratti comunque di una strada per il difensore, che ha passato l'ultima stagione a dover fare i conti con gli effetti collaterali della "sua" ex BBC : una narrazione stereotipata e pregiudizievole nell’analisi dell’ effettivo impatto delle sue prestazioni al Milan con un allenatore, Gattuso, che ha fatto di tutto per metterlo a proprio agio nel suo sistema: doversi dimostrare sempre e comunque all’altezza del prezzo del suo cartellino,  lo sforzo di parare gli eccessi di critica, tifosi, ambiente. Il tutto convivendo con il paradosso di dover rimodulare il suo modo di giocare in funzione dell’efficacia che gli è sempre stata richiesta e che ha finito comunque con il penalizzarlo nel momento in cui si è cominciato a far notare che non fosse più il basso regista difensivo determinante della Juventus. Perché Leonardo Bonucci è semplicemente un’altra faccia dello stesso poliedro. Non sarà facile ritrovare ritrovare lo stesso feeling, almeno inizialmente, ma si sa che senza sacrificio e cuore, nulla di grande è stato creato. Un qualcosa che è sempre sfuggito ai più e che si è manifestata in tutta la sua squassante evidenza al termine di sei stagioni che ne hanno legittimato una carriera, e una sola stagione che sta rischiando di compromettergliela. Eppure è tutto ciò che ha dato la reale misura dell’importanza del suo ritorno alla Juve. Perché non è sempre questione di chi torna, ma anche di quando e come lo fa. E probabilmente Bonucci lo ha fatto in modo migliore: quello in cui tutto, soprattutto il finale è ancora da scrivere, nonostante molto sia già stato scritto. Come un film in grado rapire e carpire l'attenzione e ogni sensazione corporea il cui finale è di assoluta suspense e sorpresa. Con tecnica e tattica a prevalere su retorica e sentimento.