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Crisi Italia: come la Spagna ha ribaltato la generazione Raul

Crisi Italia: come la Spagna ha ribaltato la generazione RaulTUTTO mercato WEB
© foto di J.M.Colomo
martedì 11 settembre 2018, 15:152018
di Marco Conterio

Trentasei anni fa, la Spagna ripartiva da Miguel Munoz, tredici anni dopo. Il Mondiale fallimentare giocato in casa avava portato alla chiusura del rapporto con Josè Santamaria e quelle Furie Rosse, complice anche una rocambolesca vittoria con 11 gol di scarto contro Malta, arrivarono fino alla finale contro la Francia di Michel Platini. Quell'Europeo del 1984, in terra transalpina, fu il punto più alto della storia recente della Spagna. Fino a una lunga crisi, fino alla rinascita del nuovo millennio.

Crisi senza fine La Spagna non arriverà mai a superare i quarti di finale di un torneo come Europei e Mondiali fino all'Europeo del 2008. Ventiquattro anni di crisi, nonostante Emilio Butragueno, nonostante Raul, nonostante Luis Enrique, Fernando Hierro, Andoni Zubizarreta, Gaizka Mendieta. La Spagna non riuscì mai a sembrare una reale contendente per le alte sfere però, già dal Mondiale del 2006, i Grandi che saranno crescevano coi big.

I semi della Grande Spagna Nel Mondiale del 2006, figureranno in rosa dei giovanissimi talenti: venticinque e ventiquattro anni per Iker Casillas e Pepe Reina. Vent'anni per Sergio Ramos, è oramai un senatore Carles Puyol a ventotto. Cesc Fabregas viene convocato al Mondiale a diciannove anni, Andres Iniesta a ventidue, Xabi Alonso e Xavi ne hanno venticinque e ventisei. Venticinque anche per David Villa, ventidue per Fernando Torres. E' così che Luis Aragones costruisce la Spagna che verrà, nonostante l'eliminazione contro la Francia, bestia nera assoluta delle Furie Rosse, agli ottavi di finale.

Il ciclo d'oro La Spagna vincerà l'Europeo del 2008 con i giovani del 2006, ai quali vengono aggiunti altri prospetti come Raul Albiol (23), Santi Cazorla (24), Alvaro Arbeloa (25) e non solo. La Spagna vincerà il Mondiale del 2010 in Sudafrica con lo stesso blocco di ferro più un'ulteriore iniezione di ragazzi, da Sergio Busquets a Javi Martinez, da David Silva a Fernando Llorente, da Juan Mata a Pedro. E' una Nazionale che riesce a piazzare un filotto impressionante di vittorie. Blocco di ferro cresciuto tutto insieme. Una Nazionale di platino che vincerà anche la finale di Euro 2012 contro l'Italia, segnando una lunga sequela di record.

L'attesa di una nuova generazione La Spagna ha chiuso un ciclo solo che tarda a realizzarlo. Non è più quella di Andres Iniesta, di Xavi, di Fernando Torres, di Gerard Piqué. I senatori hanno salutato, è aggrappata ai reduci come Busquets e Ramos e sta cercando di reinventarsi. Al Mondiale aveva un'età media alta, sorprendente rispetto alla tendenza della recente storia delle Furie Rosse. Luis Enrique, però, ha deciso. Non ripeterà gli errori che sono stati fatti quando era lui calciatore. Ripartirà dai giovani. Dalla generazione di Marco Asensio, di Saul. E non ci sarà da meravigliarsi se presto vedremo in Nazionale anche degli imberbi in cerca di luce e gloria coi grandi come Carles Alena, Riqui Puig, Ferran Torre, Mikel Oyarzabal, Unai Nunez e Jesus Vallejo.