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Cosenza, tre fallimenti prima dell'apoteosi: storia di 15 anni di passione

Cosenza, tre fallimenti prima dell'apoteosi: storia di 15 anni di passioneTUTTO mercato WEB
© foto di Emanuele Taccardi/TuttoMatera.com
domenica 17 giugno 2018, 01:102018
di Stefano Sica

Un'attesa lunga 15 anni. Era il 2003, infatti, quando il Cosenza salutò la serie B e si avviò mestamente verso il fallimento. Il primo, in verità, di tre crac finanziari che hanno scosso la storia societaria in tutto questo tempo, facendo addirittura assaporare alla tifoseria lo smacco di due squadre cittadine (in D e nello stesso girone) nel 2004-05. Nel 2007 sparì anche il neonato club fondato dopo l'addio al professionismo e un quadriennio in serie D. Quell'estate fu il Rende a concedere il proprio titolo sportivo nel massimo campionato dilettantistico, e il Cosenza ebbe la possibilità di ripartire e di completare subito il doppio salto in Prima Divisione sotto l'egida di Mimmo Toscano in panchina e Damiano Paletta alla presidenza. Nel 2011 il nuovo fallimento - peraltro anticipato da una retrocessione in Seconda Divisione al culmine di un'annata complicata - con la contemporanea rifondazione guidata da Eugenio Guarascio. Da quel momento il club ha trovato finalmente una certa stabilità. Ci sono voluti tuttavia due anni di D (e un ripescaggio con Gianluca Gagliardi in panchina) per riprendersi nel 2014 la Seconda Divisione, anticamera della Lega Pro unica che il Cosenza ottenne virtualmente già a metà girone di ritorno considerate le otto promozioni dirette e il taglio definitivo della ex C2. Un obiettivo raggiunto con Luigi Condò a capo dell'area tecnica e Roberto Cappellacci in panchina. L'anno seguente, con Giorgio Roselli al comando, arrivò anche la conquista della Coppa Italia di Lega Pro grazie alla doppia vittoria sul Como. Tre mesi dopo sarebbe morto Gigi Marulla, la bandiera di sempre. Improvvisamente e tra lo sconcerto generale. Il resto è storia d'oggi, che tra i protagonisti vede nelle vesti di team manager il figliolo Kevin come interprete e prosecutore di quell'ideale di vita tramandatogli dal papà.

E si arriva solo a 11 mesi fa. Il Ds Stefano Trinchera, fresco di investitura, eleva notevolmente il tasso tecnico del gruppo rispetto a quello gestito da Roselli. Ne esce una rosa semi rivoluzionata anche perché sono in tanti ad andare via. Gli unici superstiti sono Corsi, Baclet, Saracco, Mungo, Calamai, D'Orazio, Statella e Mendicino (gli ultimi due saluteranno a gennaio col contestuale arrivo dei giovani Okereke e Camigliano che diventeranno perni dello scacchiere di Braglia). Si punta su nomi altisonanti per la categoria ma si scommette anche su qualche giovane in cerca di riscatto: Gennaro Tutino, per esempio, non arriva da una stagione esaltante alla Carrarese anche perché vittima di un infortunio grave al piede che ne limita impiego e rendimento. Anche l'altro napoletano, Luca Palmiero, sbarca a Cosenza dopo un'annata all'Akragas con una salvezza raggiunta solo nel play-out col Melfi. L'obiettivo neanche tanto nascosto, comunque, è quello di assicurarsi una buona posizione nella griglia play-off. Ma inizialmente le cose non vanno come previsto. I rossoblù raccolgono solo due punti nelle prime cinque partite e la disfatta di Siracusa (2-4), col doppio vantaggio (Mendicino-Mungo) polverizzato già nel primo tempo, segna il destino di Gaetano Fontana, che viene esonerato. Siamo a fine settembre e, scartata una prima candidatura Aimo Diana, il presidente Guarascio chiude con Vincenzo Torrente dopo una trattativa lunga e serrata. Proprio mentre si è al momento delle firme, col trainer campano ancora in città per sigillare l'intesa, salta tutto: l'entourage silano ci ripensa e vira su Piero Braglia, perfezionando l'accordo in pochissime ore. Tuttavia l'esordio del tecnico toscano non è dei migliori: lo stop casalingo col Catania è doloroso ed a poco serve la vittoria esterna nel sentitissimo derby con la Reggina (gara che comunque darà il via all'era del 3-5-2) perché, appena tre giorni dopo, la Casertana viola il San Vito-Marulla con un sontuoso tris e scatta una contestazione che non risparmia nessuno: società, calciatori e lo stesso Trinchera. Tanti risultati altalenanti (qualche sussulto accompagnato dalla sconfitta nel derby di Catanzaro) e la sensazione generale che quella silana debba restare una stagione anonima a dispetto delle buone intenzioni iniziali. Nessuno mai immaginerebbe un esito come quello maturato stasera. La vera svolta arriva a metà dicembre: il Cosenza rifila un poker casalingo alla Virtus Francavilla ed arrivano i primi gol di Baclet e Tutino. C'è un filotto di cinque vittorie consecutive che proiettano i rossoblù verso posizioni di classifica più tranquille. Poi sette match senza successi con un record negativo particolare: la squadra di Braglia resta a secco per quattro gare tra le mura amiche (due pari, altrettante sconfitte e nessun gol) ma vince quattro volte consecutive in trasferta. Nonostante tutto, il quarto posto alle spalle delle tre sorelle Lecce, Catania e Trapani, è a portata di mano anche per un certo livellamento che consente questo obiettivo. Alla fine si giungerà quinti dietro la Juve Stabia, ma è una buona conclusione di torneo considerati i patemi iniziali. I rossoblù, in ogni caso, chiudono con numeri quasi da retrocessione in casa (appena sei trionfi) ma con un ruolino prestigioso fuori (terzo posto, anche come numero di partite vinte, alle spalle del duo Lecce-Catania). L'apporto in termini di gol non arriva solo dagli attaccanti (tre Baclet e sette Tutino), ma anche dai centrocampisti (ben sette Bruccini e quattro Mungo). Il Cosenza, insomma, non ha un vero bomber, è lontano anni luce dal rendimento di altri pacchetti offensivi come quelli di Lecce, Catania e Trapani, ma riesce a portare a tabellino un buon numero di atleti. Certo, la priorità adesso nella post season è solo quella di ben figurare perché sono altre le vere favorite: dal Catania al Trapani, dal Pisa al Siena passando per l'Alessandria. Nei play-off, poi, tornano gli antichi affanni quando ci si cimenta davanti al proprio pubblico: i silani vincono in extremis (e in rimonta) con la Sicula Leonzio e soffrono con la Casertana strappando quel pari necessario per approdare agli ottavi. Ma, da quel momento, non si fermeranno più: quattro vittorie stendendo al suolo Trapani e Sambendettese, e lo splendido secondo tempo col Sudtirol al San-Vito Marulla che annulla lo 0-1 consumato nella semifinale di andata. A Pescara l'atto finale, il più bello, di una stagione vissuta sempre col fiato sospeso in gola, tra gioie e delusioni a volte troppo ravvicinate per sembrare vere. Magari vincere così è stato più bello. Come uscire più forti di prima da tre fallimenti in appena 15 anni. E' questo il filo rosso di un'epoca travagliata ma storica. Bentornato, Cosenza.