Per Meta sembrano ancora una volta addensarsi nuvoloni carichi di pioggia. A scurire notevolmente l’orizzonte sarebbe un nuovo contenzioso con l’Unione Europea, il quale potrebbe sfociare in una mega multa pari a due miliardi dollari, che sarebbe elevata a carico di Facebook, Instagram e WhatsApp.

Il motivo del contendere è la richiesta formulata agli utenti di accettare annunci pubblicitari personalizzati in base alla loro attività online. Mentre gli interessati hanno la possibilità di disattivare gli annunci mirati basati sui dati di altre app e siti Web, non dispongono invece di questa opzione quando si tratta di quelli che sono basati sulla loro attività all’interno delle app di Meta.

Si tratta in effetti di una questione di notevole rilevanza, soprattutto ove venga rapportata ai bilanci di Meta, i quali potrebbero risentire non poco di una sentenza avversa sulla questione, molto al di là della portata delle eventuali sanzioni pecuniarie che dovessero derivarne. Andiamo a vedere meglio perché.

Meta: cosa sta accadendo

A lanciare la notizia su quanto sta accadendo è stata l’agenzia di stampa Reuters, secondo la quale il Comitato Europeo per la Protezione dei Dati (European Data Protection Board), il corrispondente del nostro Garante per la privacy avrebbe deciso che Meta può pubblicare pubblicità basata sui dati personali esclusivamente con il consenso degli utenti.

L’agenzia irlandese per la protezione dei dati, cui spetta l’incarico di occuparsi delle questioni che riguardano l’azienda statunitense,  in conseguenza del fatto che la sua sede europea è stata fissata a Dublino per poter pagare meno tasse, ha ora a sua disposizione un mese di tempo prima di emettere una sentenza basata sulla decisione vincolante dell’EDPB.

Secondo la fonte che starebbe informando la Reuters, la stessa EDPB avrebbe consigliato all’organismo irlandese di erogare tre multe le quali, sommate, potrebbero raggiungere i due miliardi di euro. Il danno però, non sarebbe limitato alle sanzioni pecuniarie e, anzi, le ricadute di una decisione avversa potrebbe avere ricadute ancora più pesanti sui rendiconti finanziari di Meta.

Meta, perché la questione potrebbe rivelarsi una batosta

A rendere ancora più grave la faccenda è infatti il fatto che il Comitato Europeo per la Protezione dei Dati ha deciso che Meta non dovrebbe proprio richiedere agli utenti di accettare annunci pubblicitari personalizzati in base alla loro attività online. Ove questa impostazione venisse accettata in toto, ne deriverebbe una notevole limitazione della base di dati a cui la società potrà accedere al fine di vendere gli annunci.

Nel caso in cui una parte considerevole degli utenti optasse per la disattivazione del targeting, Facebook e Instagram si ritroverebbero di colpo a dover fare i conti con un drastico abbattimento di ciò che effettivamente è vitale per poter generare audience per quegli annunci personalizzati i quali, secondo gli analisti, rappresentano il grosso dei loro incassi.

Secondo il Wall Street Journal, altro organo di stampa che si sta occupando della questione, in pratica l’EDPB non sta chiedendo a Meta di modificare la sua policy in materia, ma all’ente irlandese che si occupa di privacy di procedere ad una rapida modifica della legislazione in materia tramite ordini esecutivi e di comminare per di più le multe. Sanzioni le quali andrebbero a stabilire un nuovo record per quelle più elevate mai comminate ad una singola società in una sola volta a seguito dell’applicazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’Unione europea, approvato nel 2018.

Le decisioni che saranno emesse potrebbero comunque essere impugnate da Meta, generando in tal modo un contenzioso tale da comportare tempi abbastanza lunghi. Resta però sul tavolo una questione che per Meta e i suoi programmi di advertising è in effetti della massima importanza.

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