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Missili sulla Siria, Putin condanna USA e alleati

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Oltre cento missili sono finiti nella notte su alcuni obiettivi strategici della Siria.

Tre i siti legati alla produzione di ordigni chimici – un centro di ricerca a Damasco, un sito industriale e un quartier generale nei pressi della città di Homs – sono stati bersaglio dell’operazione coordinata tra Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna in risposta al controverso attacco su civili di una settimana fa nella citta ribelle di Duma, attribuito al regime di Bashar al Assad.

I primi tomahawk sono partiti mentre Donald Trump, che ha definito il presidente siriano “un mostro” che massacra il proprio popolo, annunciava alla tivù intorno alle 21 (ora di Washington) l’inizio dell’operazione durata un’ora. L’azione ha coinvolto bombardieri e unità navali dei tre paesi nel Mar Rosso.

Per la premier britannica Theresa May l’attacco non ha lo scopo di “un cambio di regime” in Siria ma quello di dissuadere Bashar al Assad dal fare uso in futuro di armi chimiche mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha ricordato che Damasco ha “oltrepassato la linea rossa” tracciata da Parigi.

Dura condanna di Mosca

Non si sono fatte attendere le reazioni di Mosca, che secondo alcune fonti, smentite da Washington, sarebbe stata avvertita preventivamente dell’operazione militare. Vladimir Putin, che ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha parlato di “atto di aggressione” contrario al diritto internazionale che “non resterà senza conseguenze”.

Siria e Russia hanno comunque minimizzato la portata dell’attacco balistico e in particolare il Cremlino ha rilevato che i missili in arrivo sono stati in gran parte intercettati e distrutti dai sistemi di difesa siriani, tutti “fabbricati in Unione Sovietica oltre 30 anni fa”.

Sostegni all’azione sono giunti da Unione europea, Nato, Germania – dove Angela Merkel ha parlato di “risposta necessaria e appropriata” – Giappone, Canada, Turchia e Israele mentre critiche sono state manifestate dall’Iran, il cui leader Khamenei ha definito “criminali” le nazioni coinvolte.

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Dissensi in Italia

Il premier italiano Gentiloni si è limitato a precisare che Roma “non ha partecipato” all’attacco che non è partito da basi italiane. Evidenti invece le fratture nel centro destra con Matteo Salvini (“Pazzesco, fermatevi”) e Giorgia Meloni assai critici con USA e alleati e sul fronte opposto Silvio Berlusconi, irritato, secondo cui “In queste situazioni è meglio non pensare e non dire nulla”.  

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