La televisione svizzera per l’Italia
Palazzo federale di notte.

Oggi in Svizzera

Care lettricci e cari lettori,

spesso tra queste righe mi permetto scherzosamente di essere leggermente dissacrante su alcuni miti elvetici. Uno dei miei bersagli preferiti è la Posta: quante volte ho scritto che la frase fatta “come una lettera alla posta” oggi non ha più senso? Tante...

Ahimè per me, la smentita arriva direttamente dall’Unione postale universale. Secondo l’agenzia dell’ONU, che valuta le organizzazioni di 172 Paesi in base alle loro prestazioni, anche quest’anno la Posta svizzera si è confermata la migliore al mondo. Per la sesta volta consecutiva.

Chi sono io per negare tale evidenza? Comunque, nel dubbio, questo bollettino ve lo invio ancora via elettronica.

Una ragazza mentre prepara dei dolci.
© Keystone / Peter Klaunzer

Disoccupazione in Svizzera ai minimi storici: il tasso scende sotto il 2%. Mai cosi basso dal 2001.

Era da inizio millennio che il tasso dei senza lavoro non scendeva sotto il 2%: come nel 2001, in settembre la disoccupazione si è attestata all’1,9%, in lieve calo rispetto al 2,0% di agosto e in flessione di 0,7 punti su base annua.

Sono i dati incoraggianti pubblicati oggi dalla Segreteria di Stato dell’economia (Seco). Sempre la Seco comunica che il numero delle persone senza impiego iscritte agli uffici regionali di collocamento è sceso a 89’526, in contrazione di 1’846 rispetto al mese prima e di 30’768 nel confronto con settembre 2021. Si tratta del numero più basso dal dicembre 2001.

Per onestà intellettuale, va sottolineato come i dati sulla disoccupazione resi pubblici in Svizzera non tengano conto di coloro che hanno esaurito il diritto a ricevere le prestazioni e che ad esempio vivono di risparmi o si trovano a beneficio dell’assistenza.

Il Castello di Praga fotografato nel tardo pomeriggio.
KEYSTONE/EPA/EUROPEAN COMMISSION/Ctk

Primo incontro della “Comunità politica europea”: a Praga presenti 43 capi di Stato e di Governo.

Nessuno sa ancora bene cosa sia, ma piace. Ed è già qualcosa. La Comunità Politica Europea – l’acronimo è da trovare: CPE o CoPo sono buoni candidati – è davvero un inedito nella storia del Vecchio Continente. Obiettivo del vertice: rafforzare il dialogo politico e la cooperazione in Europa

Oltre ai 27 membri dell’Unione europea al Castello di Praga sono presenti i Balcani occidentali, incluso il Kosovo; l’Ucraina, la Moldova e la Georgia, futuri (molto futuri) Paesi UE; i caucasici Azerbaigian e Armenia (oggi in conflitto); la Turchia; i nordici Islanda e Norvegia; i neutrali Svizzera e Liechtenstein; il Regno Unito. Insomma l’intero continente europeo è a Praga tranne la Bielorussia e la Russia.

“In un momento in cui l’intero continente si vede confrontato a grandi sfide, questa nuova piattaforma offre buone opportunità per uno scambio diretto e informale con altri Paesi europei”, ha affermato Cassis. Il presidente della Confederazione ha sottolineato come questo incontro rappresenti un’opportunità per favorire il dialogo e la cooperazione in Europa. Ciò assume particolare importanza in un periodo in cui sono in atto scontri militari tra Stati del continente.

Palazzo federale di notte.
Keystone / Anthony Anex

Dopo le dimissioni di Ueli Maurer, nell’UDC qualcosa si muove per la sua successione in Consiglio federale.

Nel giorno in cui Christoph Blocher afferma che il canton Zurigo non deve necessariamente essere rappresentato in Consiglio federale (cosa successa solo due volte nella storia della Confederazione), esce il nome del primo candidato ufficiale: il senatore bernese di 59 anni Werner Salzmann ha infatti annunciato la sua candidatura stamattina sul portale Nau.ch.

Iniziamo con Blocher e la “questione zurighese”. L’ex consigliere federale e tribuno UDC ricorda che i parlamentari democentristi (soprattutto del canton Zurigo) spesso rifiutano di candidarsi perché dirigono un’impresa. È il caso di sua figlia, la consigliera nazionale Magdalena Martullo-Blocher. L’imprenditrice, afferma Blocher, non può semplicemente lasciare la direzione dell’impresa a fine dicembre. Così come le altre persone nella sua posizione.

Torniamo al candidato bernese. Per chi non lo conoscesse, Werner Salzmann è “senatore” dal 2019. In seno alla Camera dei cantoni, il colonnello di milizia presiede la Commissione della politica di sicurezza ed è vicepresidente della Commissione della gestione. Salzmann, sposato e padre di quattro figli, nella vita professionale è un esperto fiscale. L’elezione del nuovo consigliere federale è prevista per il 7 dicembre.

Alcune opere della collezione Bührle al Kunsthaus du Zurigo.
© Keystone / Christian Beutler

La Confederazione promuove la ricerca di beni culturali trafugati durante il nazismo e il colonialismo.

La Confederazione sostiene le ricerche sulla provenienza di opere d’arte conservate nelle collezioni svizzere. L’Ufficio federale della cultura ha infatti pubblicato due bandi per il biennio 2023-24: “Arte trafugata durante il nazionalsocialismo” e “Beni culturali di origine coloniale”. È la prima volta che si include anche l’arte di origine coloniale, dopo le polemiche emerse attorno ai bronzi del Benin conservati al Museo Rietberg di Zurigo.

L’obiettivo – ricorda l’Ufficio federale della cultura – è quello di trovare gli eredi delle opere trafugate proponendo “soluzioni giuste ed eque” nello spirito dei Principi di Washington e delle dichiarazioni successive. Anche perché negli ultimi mesi hanno tenuto banco le acerbe polemiche attorno alla collezione d’arte del fabbricante d’armi e mecenate Emil Georg Bührle (1809-1956), ora visibile al Kunsthaus di Zurigo.

Anche il Museo Rietberg, sempre di Zurigo, sta svolgendo una ricerca sulle sue collezioni di oggetti originari dell’Asia, Africa, America e Oceania. Una mostra attualmente in corso affronta anche il problema dell’arte “coloniale”, ossia di quegli oggetti provenienti da cultura extra europee finiti nelle collezioni elvetiche e la cui acquisizione è problematica. Come le 16 opere della “collezione Benin” che fanno parte degli oggetti rubati dalle truppe britanniche nel 1897 quando saccheggiarono e incendiarono il palazzo reale di Benin City.


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