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Papa: Siria; rischio catastrofe umanitaria, salvare civili

La città siriana di Idlib. KEYSTONE/AP sda-ats

(Keystone-ATS) E’ forte la preoccupazione di papa Francesco per la “catastrofe umanitaria” in Siria. “Questo fa dolore”, ha detto il Pontefice all’Angelus ricordando le “notizie inquietanti” che giungono dalla zona di Idlib e lanciando un appello per salvare persone innocenti.

“Spirano ancora venti di guerra e giungono notizie inquietanti sui rischi di una possibile catastrofe umanitaria nell’amata Siria, nella Provincia di Idlib”, ha scandito Bergoglio. “Rinnovo il mio accorato appello alla comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti ad avvalersi degli strumenti della diplomazia, del dialogo e dei negoziati, nel rispetto del diritto umanitario internazionale e per salvaguardare le vite dei civili”, ha quindi aggiunto.

Mentre oggi si susseguono le notizie sulle esplosioni che la notte scorsa hanno scosso l’aeroporto militare di Mezzeh vicino a Damasco (ma la tv di Stato parla di un deposito di munizioni) e che hanno provocato la morte di almeno due soldati ed il ferimento di altri 11, nei giorni scorsi anche le Nazioni Unite hanno parlato, in caso di attacco, della possibilità di una catastrofe umanitaria a Idlib, nel nord-ovest del Paese, roccaforte dei ribelli jihadisti.

Vi si starebbe profilando lo scontro finale con le truppe di Damasco, sostenute da Russia e Iran. Da giorni le forze lealiste e i loro alleati si preparano a lanciare operazioni di terra e aria su larga scala contro i miliziani ribelli che – secondo le forze di Damasco – si sono asserragliati nella zona anche con uomini legati ad Al Qaeda.

Gli insorti, nei giorni scorsi, hanno fatto esplodere due ponti sull’Oronte che congiungevano Idlib con la provincia di Hama, sotto controllo governativo, cercando così di ostacolare l’assalto dei governativi. A livello diplomatico si lavora per cercare una soluzione e aprire nell’area corridoi umanitari. Il 7 settembre a Teheran è in programma un nuovo vertice tra Iran, Russia e Turchia per individuare una via d’uscita.

Iran e Russia sarebbero intenzionati a dare il colpo finale ai jihadisti mentre la Turchia, in forte tensione con Washington, si opporrebbe temendo nuovi flussi di profughi. Proprio gli Usa hanno espresso preoccupazione per una possibile nuova carneficina. Intanto il rappresentante Usa per la Siria, James Jeffrey, andrà in Medio Oriente per approfondire, tra l’altro, la denuncia di Mosca sugli asseriti attacchi chimici.

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