Giovanni Battista: esistenza storica e il battesimo di Gesù

E’ realmente esistito Giovanni Battista? Era un esseno? Gesù era suo cugino? Un suo seguace? E’ vero che gli ha “preparato la strada”, come la Chiesa usa dire? E’ storicamente avvenuto il battesimo di Gesù? In questo accurato dossier storico sulla figura del Battista rispondiamo a queste e altre domande, avvalendoci dei contributi di importanti studiosi

 
 

Un dettagliato dossier storico, finora unico sul web, sulla figura di San Giovanni Battista.

Nell’indagare l’esistenza storica del Battista non si può prescindere dalla monumentale opera di John Paul Meier, docente di Nuovo Testamento presso l’Università di Notre Dame, il quale ha dedicato 438 pagine ad analizzare minuziosamente la letteratura scientifica finora pubblicata sulla storicità di tutto ciò che riguarda il Battista, una delle figure-chiave nella vita di Gesù Cristo.

Papa Francesco ha definito l’incontro tra Gesù e il Battista «un fatto storico decisivo»1Angelus, 15/01/2017.

Effettivamente, San Giovanni Battista è un personaggio molto importante nel cristianesimo, venerato da tutte le Chiese e una delle figure più rilevanti dei Vangeli: l’unico che esercitò un grande e singolare influsso sul ministero di Gesù di Nazareth, tanto da farsi battezzare da lui presso il fiume Giordano e proseguire, Gesù stesso, tale prassi battesimale.

Per queste ragioni abbiamo a lui dedicato un intero dossier storico, convinti che «non comprendere il Battista significa non comprendere Gesù, una massima confermata negli studi di recenti studiosi»2J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 17.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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1. L’ESISTENZA STORICA DI GIOVANNI BATTISTA.

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Giovanni Battista fu un personaggio storicamente esistito?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo innanzitutto verificare in quali fonti storiche è descritta la sua figura e quale attendibilità storica hanno i passi che lo riguardano.

 

1.1 Le fonti storiche su Giovanni Battista.

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Applicando il criterio storico della molteplice attestazione occorre subito dire che la sua figura è citata nelle fonti indipendenti di Marco, nella fonte Q (una fonte pre-cristiana utilizzata probabilmente dagli evangelisti Marco e Luca), Giovanni e forse un detto di Matteo (Mt 21,32) (è citato anche negli Atti degli Apostoli, i quali vanno considerati dipendenti dal vangelo di Luca).

Il Battista compare anche in una fonte extra-cristiana, ovvero le Antichità giudaiche3Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche 18,5,2 & 116-119 dello storico giudeo-romano Flavio Giuseppe, il cui resoconto sul Battista è presente in tutti i manoscritti principali dell’opera4J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 31, 32 e nessuno studioso contemporaneo mette in dubbio l’autenticità del passo.

Il ritratto fornito da Flavio Giuseppe non contraddice i quattro vangeli ma risulta privo di ogni proclamazione escatologica e messianica, tuttavia risulta essere totalmente indipendente dai quattro vangeli.

Ecco come Flavio Giuseppe presenta Giovanni Battista:

«In questi giorni un uomo vagava tra i giudei vestito con abiti insoliti, poiché portava avvolte in pelli tutte le parti del corpo non ricoperte dai suoi capelli. Inoltre, a giudicare dal suo aspetto, egli sembrava proprio un selvaggio. Quest’uomo si recò dai giudei e li invitò alla libertà, dicendo: “Dio mi ha inviato per insegnarvi la via della legge, mediante la quale vi potrete liberare dal grande sforzo di provvedere a voi stessi. Nessun mortale regnerà su di voi, soltanto l’Altissimo che mi ha inviato”. All’udire questo, la gente si rallegrò; e tutta la Giudea, la regione che attornia Gerusalemme, lo seguì. Egli non fece altro che immergerli nella corrente in piena del Giordano per poi lasciarli andare, facendo loro notare che dovevano smettere di compiere opere inique e promettendo che avrebbero ricevuto un re, che li avrebbe liberati e avrebbero conquistato tutti i popoli, che non erano ancora loro sudditi, mentre nessuno di coloro dei quali stiamo parlando sarebbe stato vinto. Alcuni lo ingiuriarono, ma altri, persuasi, gli credettero. In seguito fu condotto da Archelao, presso il quale si erano riuniti uomini esperti nella legge, costoro gli chiesero chi era e dove era stato per tutto questo tempo. A questa domanda, egli rispose così: “Io sono puro, perché lo spirito di Dio è penetrato in me, e nutro con il mio corpo con canne, radici e trucioli”. Allora, colto da collera, insorse Simone, uno scriba di discendenza essena, che esclamò: “Noi leggiamo ogni giorno i libri divini. Ma tu, che sei appena uscito dai boschi come una bestia selvatica, come osi insegnare a noi e sedurre il popolo con i tuoi sermoni scandalosi?”. E si slanciò in avanti con l’intenzione di fargli del male. Ma, egli, rimproverandoli, disse: “Io non vi rivelerò il segreto che si cela dentro i vostri cuori, perché voi non lo avete voluto. Perciò una sventura inenarrabile si abbatterà su di voi e sui vostri disegni”. E dopo aver parlato così, si trasferì nell’altra parte del Giordano e, poiché nessuno osava rimproverarlo, faceva esattamente ciò che aveva fatto prima»5Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche 18,5,2 & 116-119.

 

Come ha notato J.P. Meier, tra gli studiosi non ci sono molti dubbi sull’autenticità del brano, sia perché è letteralmente e teologicamente senza legami con il racconto su Gesù, sia perché diverge dai quattro vangeli (senza però contraddirli formalmente) nella presentazione del ministero di Giovanni e nella sua morte.

Scrive Meier: «E’ arduo immaginare che un copista cristiano abbia potuto interpolare due passi su Gesù e il Battista nel libro 18 delle “Antichità”, presentando la comparsa di quest’ultimo sulla scena dopo la morte di Gesù, senza nessun legame con lui e consacrandogli una trattazione più estesa e più encomiastica rispetto a Gesù. Non desta sorpresa, perciò, che siano pochi i critici contemporanei a mettere in dubbio l’autenticità del passo sul Battista»6J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol. 2, Queriniana 2003, p. 34.

Il filosofo morale praticante abluzioni rituali, secondo la descrizione di Flavio Giuseppe «concorda in una certa maniera»7J.P. Meier, Un ebreo marginale, vol. 2, Queriniana 2003, p. 121 con il materiale di Luca sul Battista (Lc 3, 10-14). Le due presentazioni sono indipendenti tra loro e molto somiglianti8J. Ernst, Johannes der Täufer, De Gruyter 1989, p. 257.

 

1.2 Il criterio dell’imbarazzo applicato a Giovanni Battista.

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A favore della storicità del Battista viene utilizzato anche il criterio dell’imbarazzo, poiché Giovanni Battista è, per molte ragioni, un elemento imbarazzante per gli evangelisti.

Innanzitutto perché si trattò di un ministero autonomo ed indipendente da Gesù (anzi, addirittura precedente), che riscosse rispetto e popolarità a prescindere da Gesù, tanto da generare un gruppo religioso indipendente dal cristianesimo, i settari battisti, che, addirittura, entrò in polemica con i primi cristiani. Oltretutto, lo stesso Gesù decise di sottomettersi al Battista tramite il battesimo per il perdono dei peccati.

E’ evidente che per i primi cristiani, la figura del Battista costituiva una pietra d’inciampo: «E’ illogico che gli evangelisti (e le loro fonti prima di loro) si siano presi l’onere e la briga di creare un problema colossale per le loro teologie, inventando di sana pianta il personaggio di Giovanni il Battista. In breve, tanto i vangeli quanto Flavio Giuseppe possono essere assunti come testimoni della storicità dell’esistenza e del ministero del Battista»9J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 17-19.

 

1.3 Le certezze storiche su Giovanni Battista.

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Unendo le informazioni offerte dalle varie fonti cristiane ed extra-cristiane, indipendenti tra loro, è possibile giungere ad alcune certezze storiche relative a Giovanni Battista:

  1. Attorno al 28 d.C. in Palestina comparve un asceta ebreo di nome Giovanni, soprannominato il Battista a motivo dell’insolito rito di battezzare altri giudei basandosi sulla sua autorità, segno della loro conversione dalle iniquità del passato e della decisione di vivere una vita nuova, moralmente pura;
  2. Attirò grandi folle ma anche l’attenzione di Erode Antipa, tetrarca della Galilea, che decise di arrestarlo e giustiziarlo;
  3. L’esecuzione ebbe luogo nell’anno 30 d.C. (oppure nel 33 d.C. secondo i vangeli, nei quali Giovanni muore prima di Gesù);
  4. “Alcuni giudei” (per Flavio Giuseppe) e “i discepoli del Battista” (secondo i Vangeli) continuarono a riunirsi nel nome di Giovanni anche dopo la sua morte, e gli Atti degli Apostoli citano una progressiva rivalità tra i discepoli cristiani e quelli del Battista.

 

1.4 Le incertezze sull’infanzia di Giovanni Battista.

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Per quanto riguarda il racconto dell’infanzia del Battista, così come lo è quello di Gesù, la questione è molto complicata e, per diversi motivi, non c’è una robusta base storica.

E’ davvero arduo per gli storici risalire a dati certi sulle origini e sul retroterra di Giovanni Battista prima della sua comparsa in scena10J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 39, anche se vi sono studiosi che ritengono possibile affidarsi al vangelo di Luca per delineare, pur sommariamente, notizie sulla nascita e i primi anni del Battista11C. Scobie, John the Baptisst, SCM 1964, pp. 49-59J.S. Sint, Die eschatologie des taufers, die taufergruppen und die polemik der evangelien 1964, pp. 55-56.

Joseph Ernst, professore di Nuovo Testamento all’Università di Paderborn, ritiene che i racconti dell’infanzia di Giovanni e di Gesù contenuti nel vangelo di Luca ebbero un proprio sviluppo autonomo, anche se ritiene difficile determinare come queste due unità indipendenti vennero assemblate insieme12J. Ernst, Johannes der Täufer, De Gruyter 1989, p. 116, opinione non distante dal biblista Walter Wink per il quale non si dovrebbe pensare a un racconto dell’infanzia di Gesù che imita un precedente racconto dell’infanzia del Battista o viceversa. Al contrario, «i racconti di Gesù e di Giovanni si svilupparono insieme, sin dall’inizio, come un’indissolubile unità»13W. Wink, John the Baptist, Wipf and Stock 2000, pp. 71, 72.

Uno dei pochi dati biografici sull’infanzia di Giovanni Battista che potrebbe rivendicare una certa storicità è riportato dall’evangelista Luca: Giovanni era figlio di un sacerdote che prestava servizio nel tempio di Gerusalemme.

Lo storico Joseph Ernst ha convinto14J. Ernst, Johannes der Täufer, De Gruyter 1989, pp. 269-272 molti suoi colleghi dell’attendibilità storica delle origini di Giovanni in una famiglia sacerdotale e, in quanto figlio unico, aveva l’obbligo solenne di subentrare al padre nella sua funzione e garantire, mediante matrimonio e figli, la continuità della stirpe sacerdotale.

Anche per J.P. Meier questo dato risulta plausibile, da ciò ne consegue che Giovanni Battista, ad un certo punto, possa aver rifiutato tale vocazione e gli obblighi familiari e sacerdotali, inoltrandosi nel deserto sentendosi chiamato ad operare come profeta del giudizio15J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 43.

Un gesto radicale e carismatico in linea con l’azione ed il suo messaggio, almeno come vengono presentati nelle tradizioni di Marco e della fonte Q, la cui convergenza con la ipotetica rottura familiare non viene però mai sottolineata dagli evangelisti.

 

1.5 La morte di Giovanni Battista.

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Per quanto riguarda invece la prigionia e la morte del Battista, le fonti si differenziano sulla causa, ma condividono un nucleo storico.

L’evangelista Marco individua16Mc 6,17-29 // Mt 14,3-12 la causa dell’arresto di Giovanni Battista nei suoi rimproveri verso il matrimonio irregolare di Erode Antipa con Erodiade, precedentemente sposata con uno dei fratelli dello stesso Antipa.

Nel resoconto di Flavio Giuseppe tale connessione è indiretta e vengono indicati i timori politici di Antipa, preoccupato che l’influenza di Giovanni sulle masse giudaiche potesse portare ad un’insurrezione.

Le due fonti non si contraddicono ed è possibile ammettere un’armonizzazione di cause.

Ciò che rimane storicamente affidabile è che il profeta ascetico ed escatologico che ebbe un influsso importante su Gesù, andò incontro a morte violenta per mano del sovrano ebreo della Galilea, proprio nel luogo dove Gesù stava esercitando gran parte del suo ministero.

 

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2. DATAZIONE E CONTENUTO DEL MINISTERO DI GIOVANNI BATTISTA

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Ci occupiamo ora di stabilire quale sia la data maggiormente condivisa dagli studiosi dell’inizio del ministero di Giovanni Battista e quale fosse il suo contenuto e il suo messaggio.

 

2.1 La datazione dell’inizio del ministero di Giovanni Battista.

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Il riferimento che si può utilizzare per datare l’inizio del ministero del Battista è il vangelo di Luca, che indica in modo preciso il quindicesimo anno di Tiberio (Lc 3,1-6), quindi un qualunque anno tra il 26 e il 29 d.C.

Luca è coerente con tutti i principali storici romani -Tacito, Svetonio e Dione Cassio- che iniziano a contare gli anni dal governo di Tiberio dal 14 d.C., anno della morte di Augusto.

Ma quale calendario utilizzò Luca? Quello giuliano, quello lunare giudaico, quello siromacedone o quello egiziano?

Tenendo conto che l’evangelista scrive per un uditorio colto greco-romano, impersonato “dall’illustre Teofilo” (Lc 1,3 e At 1,1), secondo Meier «sembra improbabile che abbia utilizzato un calendario giudaico o egiziano»17J.P. Meier, Un ebreo marginale, volume 1, Queriniana 2006, p. 376. Potrebbe invece aver utilizzato il calendario giuliano o quello siromacedone, infatti per entrambi il quindicesimo anno di Tiberio cade al 28 d.C..

In generale, infatti, gli studiosi che se ne sono occupati18U. Holzmeister in Chronologia vitae Christi, 1933G. Ogg, Chronology of the New Testament, 1940J. Blinzler, Der Prozess Jesu, 1960 considerano questa data in modo convenzionale come l’inizio del ministero del Battista, anche se non vi è certezza definitiva. L’errore sarebbe, in ogni caso, piccolo poiché le altre possibilità sarebbero il 27 o il 29 d.C. (ad esempio il biblista Harold Hoehner avvalora il 29 d.C.19H.W. Hoehner in Chronological Aspects of the Life of Christ, 1977).

La posizione più condivisa dagli studiosi rimane il 28 d.C. E’ in questa data che iniziò il ministero di Giovanni Battista.

 

2.2 Il contenuto del ministero di Giovanni Battista.

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Essendo questo un dossier di analisi storica non ci soffermiamo troppo sul contenuto del ministero del Battista, in quanto non incide particolarmente sui nostri obbiettivi.

Potremmo riassumere il ritratto del Battista che emerge dalle fonti storiche20J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 17 descrivendolo come un profeta ebreo del I secolo che proclama un messaggio escatologico venato da tratti apocalittici.

Giovanni prefigurò un imminente e terribile giudizio su Israele dal quale ogni peccatore avrebbe potuto scampare solo con un pentimento interiore, una concreta conversione della vita esteriore e mediante l’accoglienza di un battesimo amministrato da lui stesso.

E’ arduo capire cosa Giovanni si aspettasse nel prossimo futuro attraverso questo giudizio e questa salvezza. Egli parlò della venuta di un personaggio a lui superiore, di «uno più forte», che avrebbe battezzato con lo Spirito Santo, a differenza del mero rituale d’acqua da lui eseguito. Il linguaggio vago utilizzato lascia misteriosa tale figura e probabilmente «la profezia di Giovanni restava oscura persino a lui stesso»21J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 18.

Certamente il suo messaggio ebbe un impatto non indifferente sui giudei del suo tempo, come d’altra parte segnala anche Flavio Giuseppe. Non a caso il tetrarca di Galilea, Erode Antipa, pensò di ucciderlo per evitare che la sua influenza portasse a una rivolta popolare.

 

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3. GIOVANNI BATTISTA ERA CUGINO DI GESU’?

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La questione della possibile parentela tra Gesù di Nazareth e Giovanni Battista richiede l’interrogazione dei racconti dell’infanzia di Gesù, nei quali i due sono effettivamente presentati come cugini.

L’evangelista Luca, infatti, accenna ad una parentela tra Maria, madre di Gesù, ed Elisabetta, madre di Giovanni Battista utilizzando un termine molto vago: synghenìs (Lc 1,36).

Per problematiche impossibili da affrontare in questo contesto, tali racconti non hanno la stessa autorevolezza storica di quelli riguardanti il Gesù adulto e non possono essere pienamente accettati come storicamente affidabili.

Volendo comunque rispondere al quesito se siano stati cugini, J.P. Meier osserva che «è una conclusione logica del racconto lucano che Luca stesso non trae mai»22J.P. Meier, Un ebreo marginale, volume 1, Queriniana 2006, p. 211.

Nessun altro evangelista accenna mai alla parentela tra i due e in alcun passo del Nuovo Testamento si sostiene che l’uno fosse cugino dell’altro.

 

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4. GIOVANNI BATTISTA ERA UN ESSENO DI QUMRAN?.

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A partire dalla scoperta dei rotoli del Mar Morto, parecchi studiosi avvallano la tesi che Giovanni Battista potesse essere stato educato a Qumran fin dalla giovinezza23A. Geyser, The Youth of John the Baptist, Novum Testamentum 1956, pp. 70-75J. Robinson, The Baptism of John and the Qumran Community, The Harvard Theological Review 1957, pp. 11-27.

 

4.1 Differenze e somiglianze tra gli esseni e Giovanni Battista.

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James H. Charlesworth, professore di New Testament Language al Princeton Theological Seminary ritiene plausibile24J.C. Charlesworth, John the Baptizer and the Dead Sea Scrolls, Baylor University Press 2006, pp. 1-35 sostenere che Giovanni Battista abbia avuto contatti con la comunità essena di Qumran basandosi sulla comunanza della vita ascetica, il rifiuto di stili di vita ordinari, la forma di sacerdozio, la comunanza con il deserto di Giuda in cui operavano, l’utilizzo di riti di purificazione interiore e il presentimento dell’imminente arrivo definitivo di Dio nella storia

Tuttavia, scrive Charlesworth, «ci sono anche importanti differenze che collidono con l’assunzione che il Battista fosse un membro attivo della comunità di Qumran»25J.C. Charlesworth, John the Baptizer and the Dead Sea Scrolls, Baylor University Press 2006, pp. 1-35.

Eccone alcune: (1) Giovanni esortava Israele a pentirsi e aveva un progetto missionario mentre la comunità di Qumran era più interiormente concentrata alla predestinazione di essere i “Figli della Luce”; (2) i membri di Qumrna svilupparono termini unici per descrivere la loro fede che gli autori del Nuovo Testamento mai attribuiscono a Giovanni; (3) i “bagni rituali” che praticavano a Qumran erano differenti dal battesimo nel fiume di Giovanni.

Anche per il biblista J.P. Meier questa ipotesi non è affatto impossibile, tuttavia lo ritiene un «ritratto romantico»26J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 18 e pensa sia doveroso sottolineare diverse differenze significative tra Qumran e Giovanni.

Innanzitutto, spiega l’eminente studioso, «Giovanni non pratica le frequenti lustrazioni dei membri di Qumran, ma un battesimo irripetibile che amministra personalmente. La sua stessa persona è intimamente identificata con quest’unico genere di lavacro rituale al punto che solo lui, tra i molti giudei del suo tempo che praticavano riti di purificazione, viene denominato “il Battista”»27J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 45,46.

Mentre a Qumran, ad esempio, chi doveva purificarsi si lavava da sé, Giovanni si riservava invece il ruolo centrale e insolito di immergere i candidati (baptistés significa infatti «colui che tuffa», «colui che immerge»). Diversamente da Qumran e dal giudaismo in generale (il battesimo dei proseliti, ad esempio), altrettanto raro era che il battesimo di Giovanni fosse amministrato una volta sola28J. Gnilka, Die essenische Tauchbilder, Revue de Qumrân 1961, p. 199, rivelando indubbiamente un più esplicito carattere escatologico.

Il prof. Hartmut Stegemann ha osservato che «fino al momento dell’entrata in scena di Giovanni, non era mai accaduto né nel giudaismo né nel mondo circostante che qualcuno avesse battezzato altre persone»29H. Stegemann, Gli esseni, Qumran, Giovanni Battista e Gesù. Una monografia, EDB 1996, p. 313. Anche il biblista italiano Giuseppe Barbaglio sottolinea lo stesso punto: «Tra i movimenti giudaici di rinnovamento e spiritualità battista del tempo l’originalità di Giovanni è indubbia»30G. Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, EDB 2002, p. 195.

Queste e altre ragioni portano a concludere che Giovanni abbia amministrato un tipo di battesimo «unico tra i rituali lustrali dell’epoca»31J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol.2, Queriniana 2003, p. 106.

Inoltre, ancor più eloquente è il fatto che «mentre Qumran è celebre per la sua interpretazione ed osservanza oltremodo rigorosa della legge mosaica, sino al punto di considerare lassisti perfino i farisei, i detti e le azioni di Giovanni conservati nei vangeli e in Flavio Giuseppe non lasciano trasparire la benché minima preoccupazione per minuziose questioni legali»32J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 45,46.

Occorre infine considerare che Flavio Giuseppe narra anche di Banno, un eremita che viveva nel deserto in modo simile a Giovanni Battista e ai membri della comunità di Qumran. Tuttavia, nota Joseph Thomas, «Flavio Giuseppe non sembra sospettare nessun rapporto tra Banno, il Battista e gli esseni (e parla di tutti e tre)»33J. Thomas, Le Mouvement baptiste a Palestine et Syrie , Gembloux 1935, pp. 435, 436.

E’ evidente che nella regione del Giordano del I secolo a.C. – I secolo d.C. sia esistito un movimento giudaico di ebrei marginali, penitenti e battezzatori per cui, «anche se non è impossibile che Giovanni fosse “educato” a Qumran, questa ipotesi ha forse una veduta troppo ristretta di un fenomeno religioso molto più ampio, di cui Giovanni, Banno e Qumran furono singoli esempi»34J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol.2, Queriniana 2003, p. 48.

 

4.2 Una rassegna delle opinioni di vari studiosi.

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Per tali ragioni alcuni studiosi concludono che Giovani Battista possa aver vissuto a Qumran (e addirittura essere stato un novizio esseno) almeno in una fase precoce della sua vita, ma abbia poi lasciato la comunità per una varietà di possibili motivazioni35J. Stenmann, Saint Jean Baptiste, Seuil 1955, p. 60J. Robinson, The Baptism of John and the Qumran Community, The Harvard Theological Review 1957, pp. 13-18.

Altri storici lo ritengono semplicemente un «parto di fantasia»36R. Brown, Birth of Messiah, Yale University Press 1999, p. 376, mentre c’è chi mantiene un’apertura a tale possibilità in quanto «ipotesi plausibile, che non si può provare, né invalidare»37J. Fitzmyer, The Gospel according to Luke, Doubleday 1995, p. 389J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 46.

Infine, una parte di studiosi, respinge totalmente l’idea. Il teologo tedesco Hartmut Stegemann, ad esempio, ha concluso: «Giovanni Battista non è stato né un esseno né un discepolo spirituale degli esseni»38H. Stegemann, Gli esseni, Qumran, Giovanni Battista e Gesù. Una monografia, EDB 1996, p. 323.

 

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5. GESU’ E’ STATO UN DISCEPOLO DI GIOVANNI BATTISTA?

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Se Gesù di Nazareth decise ad un certo punto della sua vita di farsi battezzare da Giovanni, evidentemente ne conosceva e ne condivideva, in qualche modo, il messaggio escatologico.

Si potrebbe dire che Gesù riconobbe l’autorità carismatica di Giovanni come un o il profeta escatologico.

Il battesimo significò, come minimo, uno spartiacque fondamentale nella sua vita. Prima di allora, secondo le fonti, Gesù era un rispettabile e inosservato carpentiere di Nazareth e nulla faceva presagire o palesare la sua decisione di dedicarsi totalmente, e in maniera non “religiosamente ufficiale”, al suo ministero39J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 142, 143.

Gli studiosi sono divisi sul fatto se Gesù, dopo il battesimo, sia rimasto nel circolo dei discepoli del Battista e se diventò un suo discepolo nel senso più stretto, cioè osservando la sua spiritualità ascetica, il celibato ed il digiuno.

Se Jurgen Becker40J. Becker, Johannes der Täufer und Jesus von Nazareth, Neukirchen-Vluyn 1972, p. 16 e P. W. Hollenbach41P. Hollenbach, The Conversion of Jesus, p. 304 sostengono vigorosamente la tesi che Gesù fu uno stretto discepolo del Battista, Joachim Gnilka respinge tale idea42J. Gnilka, Die essenische Tauchbilder, Revue de Qumrân 1961, mentre Joseph Ernst43J. Ernst, Johannes der Täufer, De Gruyter 1989, pp. 338-339 e J.P. Meier44J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 157, 158 pongono delle riserve piuttosto equilibrate.

Quest’ultimo, in particolare, osserva ironicamente che «l’unica prova, comunque indiretta» di un “tirocinio” di Gesù alla scuola del Battista, «proviene dal fin troppo diffamato quarto vangelo», quello di Giovanni, «che solitamente viene accantonato come inaffidabile per la ricostruzione del Gesù storico. In quest’unico caso, parecchi studiosi sono spinti a dire, almeno “sotto voce”, che il quarto vangelo ha ragione»45J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 158.

Tra questi anche il biblista Giuseppe Barbaglio, non certo favorevole verso l’opera dell’evangelista Giovanni: «Si può dunque ritenere che il Quarto Vangelo faccia riferimento a un’indipendente e solida tradizione: Gesù è stato anche lui un “battista”»46G. Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, EDB 2002, p. 201.

A sostegno del discepolato di Gesù nei confronti del Battista si chiama solitamente in causa, ancora una volta, anche il criterio dell’imbarazzo.

Come già detto, i primi cristiani e l’evangelista Giovanni ebbero come “avversari” i settari battisti, cioè coloro che per tutto il I secolo d.C. continuarono a venerare il Battista, anziché Gesù, come fosse il messia.

Questo spiega il tentativo da parte dell’evangelista del quarto vangelo di “sgonfiare” l’importanza del Battista, subordinandolo a Gesù: l’atto più eclatante (lo vedremo più sotto) è non citare il battesimo che Gesù si fece amministrare da Giovanni. Eppure, in ogni caso, l’evangelista fa apparire Gesù proprio laddove il Battista sta predicando, quindi indirettamente lo indica come suo discepolo. Assieme a Gesù sono presenti Andrea, Filippo (e probabilmente anche Pietro e Natanaele47J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 162).

I tre sinottici spiegano chiaramente che il motivo per cui Andrea e gli altri si imbatterono in Gesù di Nazareth fu che quest’ultimo, come loro e altri futuri discepoli, era stato battezzato dal loro comune maestro o comunque era rimasto nell’orbita del Battista abbastanza a lungo perché potessero conoscerlo e rimanere impressionati da lui. Anche «le più antiche tradizioni soggiacenti a Gv 1,28-45 «lasciano intendere che Gesù rimase per un certo tempo nel circolo dei discepoli del Battista dopo il suo battesimo»48J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 163.

Inoltre, il quarto vangelo presenta Gesù che comincia a battezzare lui stesso, secondo una modalità molto simile a quella del Battista, il che apre comunque al rischio di una strumentalizzazione da parte della setta dei Battisti (Gesù come imitatore o controfigura del Battista). Per questo, spiega J.P. Meier, «il motivo principale per cui il ritratto di Gesù battezzatore viene incluso nel quarto vangelo può essere il fatto che era così profondamente radicato nella tradizione giovannea e così ampiamente noto agli adepti come agli avversari, che non era possibile eliminarlo»49J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 167.

Questi argomenti indicano che è più storicamente plausibile sostenere che Gesù rimase con Giovanni Battista per qualche tempo come discepolo, per poi allontanarsi assieme ad altri discepoli ed avviare un magistero proprio mantenendo il rito del battesimo, piuttosto che tutto ciò sia stato inventato dal quarto evangelista, in modo controproducente, o dalla tradizione a lui anteriore50J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 168.

 

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6. GESU’ COPIO’ GIOVANNI BATTISTA?

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Esistono molte somiglianze tra il ministero di Gesù e quello del Battista, tali da indurre qualche studioso a sostenere che Gesù di Nazareth, di fatto, copiò l’insegnamento del suo ex-maestro e, per qualche ragione, ebbe soltanto più fortuna e popolarità.

 

4.1 Somiglianze tra Giovanni Battista e Gesù di Nazareth.

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La prima cosa da notare è che Gesù conobbe, presumibilmente in maniera diretta, l’essenza del messaggio escatologico di Giovanni e, in qualche modo, concordava con esso. Addirittura nella tradizione marciana (Mc 11, 27-33) Gesù sostenne in qualche modo che il messaggio e il battesimo di Giovanni erano divinamente inspirati.

Lo stesso Gesù, d’altra parte, all’inizio del suo ministero proclamò un messaggio escatologico simile a quello del Battista, concernente la fine della storia così come Israele l’aveva conosciuta sino ad allora. Invocò un cambiamento radicale di cuore e di vita, prospettò gravi conseguenze a chi non avesse accolto il messaggio, radunò attorno a sé dei discepoli con cui condivise la vita e li battezzò con acqua («che Gesù effettivamente battezzò è con molta verosimiglianza un fatto storico»51J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 163). Inoltre visse un ministero itinerante nel quale incluse il celibato.

Tutto ciò rispecchiò la vita, la predicazione e la prassi di Giovanni Battista.

Un altro aspetto in comune tra i due è che entrambi, almeno agli inizi del 28 d.C., imperniarono la loro vita religiosa su un nuovo rito (il battesimo, per l’appunto) che mancava dell’approvazione della tradizione e delle autorità religiose dell’epoca. Ciò, di fatto, «metteva implicitamente in discussione l’efficacia del culto praticato allora nel tempio e nella sinagoga»52J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 145.

 

4.1 Differenze tra Giovanni Battista e Gesù di Nazareth.

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Nonostante quanto detto finora, immediatamente o qualche tempo dopo, Gesù introdusse notevoli ed inediti mutamenti rispetto al messaggio di Giovanni Battista.

Il biblista J.P. Meier ne elenca alcuni53J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 170:

  1. Invece di esortare il popolo ad accorrere nel deserto per incontrarlo, è Gesù che prende l’iniziativa, girando la Galilea e la Giudea e trascorrendo del tempo sia in villaggi come Cafarnao sia in Gerusalemme;
  2. Il suo messaggio si trasforma in un annuncio molto più gioioso di offerta e di esperienza della salvezza nel presente, anche se non tralascia affatto di ricordare il compimento futuro, insieme ad una possibile futura rovina;
  3. Dietro di sé lascia abbondanti guarigioni, esorcismi e notizie di altri miracoli;
  4. La sua consapevole apertura ai “peccatori” suscita sconcerto e le sue idee su aspetti della legge mosaica scritta, delle tradizioni orali e del tempio di Gerusalemme lo coinvolgono in controversie e conflitti con vari gruppi influenti all’interno del giudaismo palestinese;
  5. Lo stile di vita ascetico di Giovanni è in netto contrasto con quello di Gesù che mangia e beve, simbolo del gioioso banchetto cui tutti erano invitati nel regno di Dio;

 

Riteniamo interessante l’osservazione di Meier quando scrive: «Non v’è nessun indizio che Giovanni si prendesse la briga di ricercare questi ebrei marginali […], erano i giudei peccatori e pertanto marginali a recarsi dall’asceta e altrettanto marginale Giovanni, e non viceversa», mentre «Gesù cercava deliberatamente di raggiungere tutto Israele, soprattutto quei gruppi marginali come gli esattori delle tasse, prostitute e peccatori in generale»54J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 259.

Concentrandoci sul punto 3), invece, né Flavio Giuseppe, né le varie fonti sinottiche e neppure il quarto vangelo registrano qualche tradizione su un Giovanni taumaturgo che opera miracoli. Al contrario, una delle prime qualifiche con cui Flavio Giuseppe presenta Gesù è paradoxon ergon poietes (“operatore di fatti sorprendenti”). Lo storico ebreo utilizza tale presentazione anche per Eliseo, confermando il significato di miracoli operati da un profeta.

Addirittura è lo stesso Gesù, rispondendo alla domanda di Giovanni Battista: “Sei tu colui che viene?”, a focalizzarsi sui motivi precisi per i quali il suo ministero diverge fortemente da quello di Giovanni, «e addirittura lo trascende»55J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 187.

Ecco le parole di Gesù: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me» (Mt 11,2-6).

Tale risposta (contenuta nella fonte precristiana Q), spiega J.P. Meier, rivela una certa sicurezza da parte di Gesù, tanto che «osa insinuare che il suo nuovo modo di predicare ed agire interpella non soltanto Israele in generale, non soltanto i discepoli di Giovanni in particolare, ma addirittura lo stesso Giovanni»56J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 194, 229.

Se Gesù non è un apostata rispetto alla fede di Giovanni, non è neppure un semplice discepolo o successore di Giovanni, che porta fedelmente a termine il programma del maestro. Infatti, la tradizione più primitiva di Q «presenta un Gesù che vede se stesso come apportatore di una situazione escatologica qualitativamente differente da quella proclamata o realizzata dal Battista»57J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 194, 229.

Un’altra grande novità introdotta da Gesù è la buona notizia della signoria regale di Dio, già potentemente all’opera nelle sue guarigioni e negli esorcismi che compiva, così come nella sua accoglienza e nella sua amichevole condivisione della mensa estesa a peccatori e a esattori delle tasse.

Questo lo riteniamo un aspetto radicale introdotto da Gesù. I suoi miracoli, la sua proclamazione della buona notizia ai poveri, la sua amicizia verso persone religiosamente emarginate «attestano e in una certa misura attuano l’avvento definitivo di Dio in potenza per salvare il suo popolo Israele: in altre parole, il regno di Dio. E’ questo nuovo stato di cose che Gesù chiede a Giovanni di accettare nella beatitudine espressa in Mt 11,6»58J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 230.

Al contrario, Giovanni Battista non fece mai di se stesso l’oggetto principale del suo annuncio. Il suo messaggio si incentrava sul giudizio imminente, sulla conversione, sulla venuta di uno «più forte» di lui e l’inferiorità del (suo) battesimo con acqua rispetto al battesimo in Spirito Santo amministrato da colui che sarebbe venuto59J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 111.

Il cuore del messaggio di Gesù, invece, è il Regno di Dio –totalmente assente in Giovanni Battista- che entra nella storia per giudicare e salvare e lo fa -sempre secondo l’inedito annuncio di Gesù- mediante il ministero stesso di Gesù. Si potrebbe dire che con Gesù di Nazareth compare una pretesa divina fino all’ora sconosciuta.

Come sottolinea J.P. Meier, «vi fu un mutamento nel messaggio fondamentale. Partendo dall’ardente accentuazione del Battista sul pentimento di fronte alla rovina imminente, Gesù, pur non abbandonando completamente l’esortazione e l’escatologia di Giovanni, spostò l’accento sulla gioia della salvezza che i pentiti potevano sperimentare proprio nel momento in cui accoglievano la proclamazione che Gesù faceva del regno di Dio in qualche modo già presente, ma tuttavia futuro»60J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 260.

Considerando tutto ciò, è evidente, conclude il biblista americano, che «vi fu un determinato discostarsi da alcune delle idee e pratiche di Giovanni, un indubbio commiato spirituale, ma l’idea di una rottura ostile e totale evocata da parole come defezione o apostasia manca di solide basi»61J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 170.

 

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7. LA STORICITA’ DEL BATTESIMO DI GESU’.

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Ogni ricostruzione della vita del Gesù storico inizia dal suo battesimo poiché gli studiosi non reputano facilmente dimostrabili i racconti dell’infanzia.

 

7.1 Argomenti contrari alla storicità del battesimo di Gesù.

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L’unica fonte indipendente a tramandarci il racconto del battesimo di Gesù per mano di Giovanni Battista, tuttavia, è solo il vangelo di Marco (Matteo e Luca dipendono, in questo caso, da Marco62J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 128), nel quale trova spazio anche una forte teofania (l’aprirsi dei cieli, la colomba che discende, la voce di Dio ecc.) che complica non poco il lavoro rigoroso e distaccato dello storico.

Il criterio della molteplice attestazione, quindi, non è apparentemente applicabile, poiché nemmeno Flavio Giuseppe menziona alcun contatto tra Giovanni e Gesù.

L’ingombrante interpretazione teologica dell’evento (all’avvenimento del battesimo in sé viene riservata una sola frase, per intenderci) da parte dell’evangelista e l’inapplicabilità del criterio storico della molteplice attestazione hanno portato alcuni studiosi -tra i quali spiccano Enrst Haenchen63E. Haenchen, Der Weg Jesu, De Gruyer 1968, pp. 60-63 e l’americano Morton S. Enslin64M.S. Enslin, John and Jesus, ZNW 66 1975, pp. 1-18– a ritenere che l’episodio fosse un’invenzione della chiesa primitiva e che venne retroproiettato all’inizio della vita pubblica di Gesù.

Entrambe le tesi tuttavia presentano ampie lacune.

Secondo J.P. Meier65J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 125, il teologo protestante Haenchen confonde troppo disinvoltamente due distinte questioni: quella dell’origine storica del racconto della teofania dopo il battesimo e quella della storicità del battesimo in sé. In generale, inoltre, non si avvale di una documentazione adeguata per giungere alla sua conclusione.

Enslin, invece, oltre ad avvalorare le controverse biografie liberali e psicologizzanti di Gesù di inizio ‘900 (quella di Albert Schweitzer, ad esempio) pecca anche nel mostrare «una notevole mancanza di comprensione della teologia redazionale di Matteo», nonché la difficoltà a «trattare adeguatamente problemi di tradizione e di redazione»66J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 125. Questo lo portò perfino a sostenere che la tradizione primitiva negherebbe che Gesù in persona battezzasse e che Gesù e Giovanni, in realtà, non si incontrarono mai.

Se davvero fu la chiesa primitiva a inventare il battesimo di Gesù tramite il Battista, inoltre, non si capisce perché i primi cristiani non si limitarono a trasformare Giovanni in un precursore, profeta e testimone di Cristo ma subordinarono Gesù a Giovanni, presentando il primo che si sottopone volontariamente a un battesimo di conversione per la remissione dei peccati ricevuto dalle mani del secondo.

 

7.2 Argomenti favorevoli alla storicità del battesimo di Gesù.

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Vi sono, al contrario vari e validi argomenti a favore della storicità del battesimo di Gesù.

1) Innanzitutto, ancora una volta è importante il criterio storico dell’imbarazzo.

Per quale motivo la comunità cristiana primitiva avrebbe dovuto inventarsi un racconto che poteva crearle soltanto enormi difficoltà? Come già detto, Gesù appare in una situazione di inferiorità rispetto al Battista.

Ecco come J.P. Meier illustra l’imbarazzante situazione per i primi cristiani:

«L’idea che Gesù, considerato dai primi cristiani senza peccato e fonte del perdono dei peccati per l’umanità, potesse essere associato con dei peccatori sottoponendosi ad un battesimo di conversione per il perdono dei peccati è difficilmente una invenzione della chiesa, a meno che la chiesa si divertisse a moltiplicare le difficoltà per se stessa»67J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 126.

 

L'”imbarazzo” più appariscente è quello dell’evangelista Giovanni, il quale -come già detto- elimina completamente il racconto del battesimo di Gesù dal suo vangelo.

Di questo argomento ne ha parlato anche il biblista Giuseppe Barbaglio: «La storicità del fatto risulta dall’imbarazzo che causava alle prime generazioni cristiane […]. Non se lo sono certo inventato; ne hanno invece trasmesso fedelmente memoria»68G. Barbaglio, Gesù ebreo di Galilea, EDB 2002, p. 197.

 

2) La “soppressione” da parte del quarto vangelo del battesimo di Gesù può comunque essere utile per usufruire del criterio della molteplice attestazione.

Il quarto evangelista si riferisce al Battista solo con il nome di Giovanni, ricorda la sua attività di battezzare varie volte (Gv 1, 25, 28, 31, 33; 3, 23) e lo presenta come una figura preminente nella sua narrazione. Tuttavia non menziona mai un battesimo da lui conferito a Gesù.

Tuttavia, il biblista americano J.P. Meier è convinto che «vi sono buoni motivi di ritenere che il quarto vangelo abbia intenzionalmente soppresso un avvenimento che esisteva nella tradizione del suo vangelo, un avvenimento che però poteva essere strumentalizzato da un gruppo rivale, dalla setta dei battisti della sua epoca»69J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 131.

Vi sono infatti tracce rivelatrici di questo nella Prima lettera di Giovanni, scritta da un cristiano del circolo giovanneo in una data poco più tardiva del quarto vangelo. L’autore polemizza con un gruppo di gnosticizzanti separatosi dalla comunità giovannea e, ad un certo punto, dopo aver affermato l’identità del Gesù umano e terreno con il Figlio di Dio inviato dal Padre, scrive: «Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l’acqua e il sangue» (1 Gv 5,6).

L’espressione è piuttosto criptica e probabilmente «non si riferisce al sangue e all’acqua fluiti dal costato di Gesù dopo la sua morte in croce. La sequenza delle parole è diversa (nel vangelo “sangue e acqua”, nella lettera “acqua e sangue”)», commenta Meier.

«A mio parere», aggiunge, «1 Gv 5,6 sottolinea la dimensione pienamente umana di Gesù nel corso del suo ministero terreno, dando rilievo (in stile genuinamente semitico) ai due poli estremi del suo ministero, che sono anche gli esempi estremi della piena umanità di Gesù: il suo battesimo ad opera di Giovanni nella solidarietà con gli esseri umani peccatori, nonché il suo sangue nella morte cruenta sulla croce. […] Tutto questo presuppone ciò che il quarto vangelo ha soppresso e ciò cui la prima lettera allude solo con cautela: il fatto che Gesù fu battezzato»70J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 133, 134.

Se la convincente congettura di J.P. Meier è corretta (e non è l’unico a sostenerla71I. Marshall, The Epistles of John, Eerdmans 1978, pp. 231-233, vi sono quindi alcune basi per asserire la storicità del battesimo di Gesù anche grazie all’attestazione di più tradizioni neotestamentarie e indipendenti tra loro: Marco, la tradizione giovannea e la fonte Q (una trattazione di quest’ultima è molto lunga e complessa ma difesa da differenti studiosi72J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 128-130H. Schurmann, Das Lukasevangelium, Herder Verlag GmbH 1970, pp. 197, 218W.D. Davies, D.C. Allison, The Gospel According to Saint Matthew, Clark 1988, p. 329A. Suhl, Die Funktion der alttestamentlichen. Zitate und Anspielungen im Markusevangelium, Gütersloher Verlagshaus G. Mohn 1965, pp. 997W. Grundmann, Das Evangelium Nach Lukas, Evangelische Verlagsanstalt 1974, pp. 106, 107).

 

7.3 Conclusioni sulla storicità del battesimo di Gesù.

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A favore della storicità del battesimo di Gesù da parte di Giovanni si situano il criterio dell’imbarazzo, il criterio della molteplice attestazione e l’incapacità dei critici di sollevare argomenti contrari decisivi.

Per questo, conclude J.P. Meier, possiamo tranquillamente «assumere il battesimo di Gesù per mano di Giovanni come il solido punto di partenza per qualsiasi studio del ministero pubblico di Gesù»73J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 136. Anzi, «il fatto che Gesù venne battezzato da Giovanni è uno degli avvenimenti storicamente più certi, comprovabile da qualsiasi ricostruzione del Gesù storico»74J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, pp. 178.

La posizione dell’eminente biblista statunitense è sostenuta in generale dalla comunità scientifica. Perfino Rudolf Bultmann75R. Bultmann, Jesus and the Word, Scribner 1980, pp. 110-111 e parecchi post-bultmanniani ne fuono convinti.

Ad esempio, lo studioso luterano Ernst Kasemann scrisse: «Il battesimo di Gesù da parte di Giovanni appartiene agli accadimenti fondamentali della vita del Gesù storico»76E. Kasemann, On the Subject of Primitive Christian Apocalyptic, SCM 1969, pp. 108-137. Addirittura il professore di Nuovo Testamento all’Università di Heidelberg, il “bultmanniano” Gunther Bornkamm, commentò: «Il suo [di Gesù, nda] battesimo per mano di Giovanni è uno degli avvenimenti più sicuramente verificati della sua vita»77G. Bornkamm, Jesus of Nazareth, Harper&Row 1960, p. 54, seguito dal grande scettico Herbert Braun: «Di sicuro Gesù fu battezzato da Giovanni Battista, questo è molto probabilmente storico»78H. Braun, Jesus of Nazareth. The man and His Time, Fortress 1979, p. 55.

 

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8. GIOVANNI BATTISTA PREPARO’ LA STRADA A GESU’?.

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La figura di Giovanni Battista come tradizionalmente intesa è descritta come un profeta escatologico che riconobbe in Gesù il Messia che stava annunciando, verso il quale sentì il compito di preparare la strada.

Analizzando storicamente e criticamente il Nuovo Testamento, tuttavia, le cose non sono così lapalissiane.

Innanzitutto Giovanni Battista chiarisce fin da subito ai suoi discepoli di non essere lui il messia (Gv 1, 20). Evidentemente non si considerò mai così sufficientemente potente per adempiere il compito escatologico che Dio aveva iniziato per mezzo suo.

Per capire cosa davvero pensasse Giovanni Battista bisognerebbe avvalersi del documento Q, ovvero la tradizione comune tra Matteo e Luca, il quale è per il biblista Jürgen Becker «il materiale chiaramente più attendibile e caratteristico»79J. Becker, Johannes der Täufer und Jesus von Nazareth, Neukirchen-Vluyn 1972, p. 16 su di lui.

Anche Meier concorda sul fatto che «il criterio di discontinuità, così come a volte, la conferma da parte di Marco, Giovanni e Flavio Giuseppe, rendono abbastanza attendibile il nucleo della tradizione Q sul Battista»80J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 50.

Quel che traspare è che l’annuncio di Giovanni Battista (cfr. Mt 3,7-10) è privo di qualunque caratteristica specificatamente cristiana, privo di riferimenti a Gesù o di un mediatore umano nel giudizio finale di Dio. Tuttavia, nella successiva pericope di Mt 3,11-12 (presente nella fonte Q, in quanto condivisa da Lc 3,16-18), «si affaccia la possibilità di qualche mediatore ulteriore di salvezza oltre a Giovanni»81J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 62.

Il Battista, infatti, introduce improvvisamente questa affermazione: «Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma viene dopo di me uno che è più forte di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile».

 

8.1 Chi era il messia per Giovanni Battista?

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A chi si sta riferendo Giovanni Battista con il loghion sul “più forte di me”?

Innanzitutto chiariamo che l’autenticità storica di tale passo è sicura. Tra i principali argomenti la rara sovrapposizione di Marco/Q/Atti/Giovanni (Mc 1,7-8; At 13,25 e Gv 1,26-27). In secondo luogo, la non diretta cristologia della frase e l’indeterminatezza della profezia di Giovanni depone contro un’ipotetica invenzione posteriore del cristianesimo primitivo.

Alcuni esegeti82J. Hughes, John the Baptist, Novum Testamentum 1972, p. 195J. Ernst, Johannes der Täufer, De Gruyter 1989, pp. 305, 309, data l’assenza di ulteriori delucidazioni, hanno concluso che “il più forte” non può essere altro che Dio, già descritto in Q con l’immagine del rude contadino che taglia l’albero cattivo e lo scaglia nel fuoco.

Tale interpretazione, tuttavia, ha diversi punti deboli.

Il Battista si riferisce a qualcuno che è “più forte di me”, un’ovvietà se si riferisse davvero a Dio. Chi penserebbe diversamente? Alludere in questo modo a Yahweh, dopo averlo citato direttamente pochi versetti prima, è piuttosto illogico.

Ancor di più con la metafora di non poter “portargli i sandali” (o sciogliere i lacci dei sandali, secondo altre traduzioni). «Si tratta di una maniera incredibilmente contorta di proclamare una verità talmente lapalissiana come quella che Dio è superiore a Giovanni»83J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 67, osserva Meier.

Vari esegeti moderni suggeriscono che il riferimento è ad Elia, al Figlio dell’Uomo apocalittico, ad un’altra figura messianica, a figure celesti come il sacerdote Melchisedek. Ma nessuno è mai riuscito a portare argomenti totalmente convincenti.

Molti danno per scontato che Giovanni attendesse Gesù stesso, ma le sue parole isolate dalla cornice globale degli evangelisti non comportano in sé un riferimento cristologico così chiaro.

Il vangelo di Marco non offre alcun indizio sul fatto che Giovanni riconobbe in Gesù “colui che viene”, mentre il documento Q lascia intuire che Giovanni ebbe, in realtà, interrogativi sulla persona di Gesù e sul suo ministero (Mt 11,2-3 // Lc 7, 18-19).

La soluzione più logica sembra essere che l’indeterminatezza espressa da Giovanni potesse essere intenzionale, poiché nemmeno lui aveva una chiara idea di chi fosse l’emissario da parte di Dio che avrebbe portato a termine il dramma escatologico84J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 68.

Lo stesso Battista, come già detto, si interrogò seriamente se Gesù fosse l’oggetto della sua predicazione. Inviò infatti i suoi discepoli da Gesù stesse per interrogarlo «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?» (Mt 11,2-6) Gesù rispose affermativamente.

L’esatta formulazione è ho erchòmenos, cioè colui il cui avvento era stato profetizzato. La frase ricorda fortemente la sua stessa profezia (“viene dopo di me uno che è più forte di me”). Il Giovanni apocalittico, che profetizzava un imminente terribile giudizio, sembra così porsi un dubbio sul dover ripensare la sua visione sull’imminente epilogo della storia di Israele.

Anche questo passaggio vanta una buona certezza storica, uno dei motivi formulati dagli studiosi85W. Kummel, Promise and Fulfilment, SCM press, 1957 è che la domanda di Giovanni a Gesù «stona con quanto ci aspetteremmo in un racconto inventato dalla chiesa primitiva per esaltare Gesù come la figura escatologica definitiva o per convertire i settari battisti, persuadendoli che “questo è ciò che Giovanni cercava”86J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 187. Infatti, né il giudaismo precristiano né il documento Q utilizzano “colui che viene” come titolo usuale per indicare il messia o qualche altro personaggio escatologico.

Il miglior argomento a favore della fondamentale storicità del dialogo tra Gesù e i discepoli del Battista che lo interrogano è contenuto però nella non-risposta di Giovanni a Gesù. Né nella fonte Q, né in altra tradizione del Nuovo Testamento viene infatti riportata una risposta favorevole da parte del Battista all’appello di Gesù di riconoscere in lui la realizzazione del disegno di Dio. Questo “silenzio” di Giovanni soddisfa i criteri storici di imbarazzo e di discontinuità.

«Se i primi cristiani inventarono questa pericope come mezzo di propaganda contro la setta dei battisti della loro epoca, allora questi cristiani avevano davvero una strada idea di propaganda»87J.P. Meier, Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 191, ha osservato J.P. Meier.

Più interessante il commento su questo dello scettico professore di Nuovo Testamento all’Università di Heidelberg, Martin Dibelius:

«Una tale domanda e una tale risposta rivendicano entrambe una credibilità storica, perché la leggenda non avrebbe permesso che il Battista, dipinto come l’araldo di Gesù, formulasse la domanda in un modo così semicredulo, così come non avrebbe permesso che il Salvatore rispondesse in modo così oscuro. Questa incredulità fa sì che, dal punto di vista storico, il racconto acquisti significatività sia per la nostra conoscenza dell’atteggiamento di Gesù rispetto al titolo di messia, sia per la nostra comprensione della visione che il Battista aveva di Gesù»88M. Dibelius, Die urchristliche Überlieferung von Johannes dem Täufer untersucht von, Frlant 1911, p. 37.

 

Un altro passaggio evangelico interessante è l’affermazione di Gesù: «La legge e i profeti arrivano fino a Giovanni; da allora in poi il regno di Dio è annunziato e ognuno si sforza di entrarvi» (Lc 16,16).

In questo passo, Gesù vede «non solo Giovanni Battista, ma anche il tempo della sua apparizione in una transizione; nel medesimo tempo conclude il periodo d’Israele ed inizia o inaugura il periodo di Gesù»89J. Fitzmyer, The Gospel according to Luke, Yale University Press 1970, p. 1115, scrisse il biblista statunitense Joseph Augustine Fitzmyer.

Sono numerosi gli studiosi, tra cui Ernst Kasemann, James Robinson, Joachim Gnilka e, soprattutto, Walter Wink, rinomato biblista progressista dell’Auburn Theological Seminary di New York, ad essersi convinti dell’autenticità storica di tale passaggio, in particolare grazie al criterio di discontinuità e di coerenza.

Dopo queste osservazioni possiamo confermare che, in qualche modo, è vero: Giovanni “preparò la strada”, annunciò Gesù. Tuttavia, paradossalmente, possiamo concludere questo più per l’auto-consapevolezza espressa da Gesù nel rispondere e nel riferirsi a Giovanni, che viceversa.

Edmondo Lupieri, docente di Storia del cristianesimo e delle chiese presso l’Università di Udine, ha correttamente osservato: «Gesù riconobbe Giovanni, ma non sappiamo con certezza se Giovanni abbia mai riconosciuto Gesù»90E. Lupieri, Giovanni Battista fra storia e leggenda, Paideia 1988, p. 183.

Per quel che è possibile attestare storicamente (ci riferiamo all’antico testo Q), infatti, il Battista non sciolse i suoi dubbi sulla figura del messia.

David Noel Freedman, celebre professore di Storia e Studi Giudaici all’University of California, ha riassunto tutto questo in poche righe:

«Giovanni è in carcere, di fronte ad una possibile esecuzione capitale. Sorge spontanea la domanda su chi dovrebbe essere il sostituto o il successore di Giovanni. Gesù indica se stesso, lui è disposto ad essere quel successore ma indica anche qualcosa di più. Proclama di essere qualcosa di più di un semplice sostituto o successore di Giovanni, con il suo ministero di proclamazione e miracoli, è iniziata una nuova fase del dramma escatologico»91D.N. Freedman, Lettera a J.P. Meier, in Un ebreo marginale, Vol. 2, Queriniana 2003, p. 472

 
 

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