Un giorno qualunque, nella vita qualunque di un uomo in perenne conflitto tra amore e sesso, fedeltà e tradimento, speranza e depressione.

Il periodo non è dei più facili, perché ci sono crepe nella relazione con la sua compagna, Anna. Il lavoro scarseggia, l'umore è in caduta libera. Inoltre c'è un persistente mal di schiena, sempre più ostinato, tanto da decidersi a fare un controllo.

Nei pochi minuti dell'esame medico tutto cambia, scatta il ricovero immediato, per cercare di fermare una malattia che sembra aver preso in fretta il sopravvento su tutto.

Da qui, per il protagonista comincia la vera sfida per la vita e comincia il romanzo di Fabio Rizzoli "La vita in più" (Mondadori, 2019, pp. 168, anche e-book). Un romanzo, basato almeno in parte sulla vicenda personale dell'autore, in cui un reparto d'ospedale diventa la porta d'accesso per una conoscenza più profonda dell'esistenza, un luogo dove si è costretti a fare i conti con se stessi e con le persone che ci stanno accanto. E dove ci si ritrova a fare il punto sui ricordi felici, le bugie, i desideri intimi e trovare, nel mezzo di un momento tragico, una via per la rinascita. Ma è veramente possibile trovare una via di rinascita quando una notizia inattesa ci rivoluziona la vita?

Lo chiediamo a Fabio Rizzoli: "Difficile dirlo… Il romanzo parla proprio di questo, è la domanda di fondo della storia. Credo che uno degli atteggiamenti più sani per vivere sia quello di mantenerci fluidi, di non cristallizzare le nostre convinzioni e restare aperti ai cambiamenti, belli o brutti che siano. In realtà non esistono eventi positivi o negativi in sé, la differenza sta nel modo in cui reagiamo. E anche le nostre reazioni non sono facilmente prevedibili, perché non ci conosciamo mai abbastanza… Insomma, non bisogna mai dare niente per scontato. Non a caso nel libro ci sono molte situazioni e molti personaggi che nel corso della storia rivelano una seconda natura, una seconda identità".

Cos'è la malattia per il protagonista?

"Il romanzo si interrompe prima che lui sia definitivamente guarito, quindi posso parlare solo del 'mentre' e non del 'dopo'. La malattia per lui è in primo luogo un momento di svolta radicale, di riscoperta del mondo e delle persone. Infatti, non mi sento di dire che il mio libro sia una storia di malattia e guarigione, ma il racconto di un uomo comune che si trova ad affrontare un’esperienza trasformativa molto complessa. Fin da subito, però, gli è chiaro che dal proprio dramma possano derivare anche dei vantaggi secondari, se vogliamo chiamarli così. Ha una sorta di approccio 'opportunistico' rispetto alla malattia: ne sfrutta le potenzialità, comprese quelle meno nobili e più egoistiche. Certe cose sono scomode da dire e generalmente le si tace, ma per me era importante esplorare ogni ricaduta psicologica della situazione. Ho voluto mostrare il protagonista in tutta la sua umanità, fatta, come è ovvio, di qualità e difetti. Porre l'accento su un aspetto piuttosto che sull'altro non sarebbe stato interessante: credo che tentare di conciliare le contraddizioni sia una delle nostre principali occupazioni di vita".

Come cambia per il protagonista il modo di rapportarsi con le relazioni e i sentimenti?

"In primo luogo cambiano le priorità. Le persone diventano improvvisamente il centro del suo mondo. Non che prima non fosse interessato a loro, ma era troppo egocentrato per rendersi davvero conto della forza che poteva ricevere dagli altri, e al contempo della forza che lui poteva dare agli altri. Il fatto di rendersi conto di quanto possa essere ricca ed entusiasmante la vita – anche nelle piccole cose – lo porta a irradiare un'energia positiva che contagia chi gli sta vicino. Un ulteriore aspetto importante è che cambia anche il modo in cui lui si rapporta a se stesso. Comincia un processo di auto-accettazione, di pietà nei confronti della propria fallibilità umana. La depressione di cui soffre deriva anche dalla sua difficoltà a perdonarsi, come se ci fosse in lui una sorta di senso di colpa primordiale, di cui è difficile capirne l'origine profonda".

Perché in apertura di libro troviamo la frase "l'amicizia è più pura dell'amore"? È veramente così?

"Il sottotitolo del libro è Una storia vera, ma avrebbe anche potuto essere Una storia d'amore. Infatti, uno dei temi più rilevanti del romanzo è l'amore, in tutte le sue declinazioni: dalla prostituzione all'amore universale, con tutto quel che sta nel mezzo, tra cui appunto l'amicizia. Nella dedica faccio riferimento specificamente all'amore di coppia, che secondo me non è mai completamente disinteressato. Volontariamente o involontariamente, in una relazione trovo normale e quasi fisiologico che ci sia un reciproco do ut des. Io sono attento a te a patto che però tu lo sia con me. In un rapporto sincero di amicizia, invece, di amicizia vera, questi scambi la maggior parte delle volte non sono necessari. In una fratellanza esiste un bilanciamento molto più ampio, un equilibrio costruito nel corso degli anni, in maniera del tutto naturale. L'amicizia vera è un sentimento di lungo periodo, l'amore talvolta non lo è".

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro
© Riproduzione riservata