Il Sinodo 2018 ne ha marcato l'urgenza: il rapporto tra giovani e Chiesa rischia di latitare. I colpevoli? La secolarizzazione, in primo luogo, che rende desacralizzate (agli occhi delle "new generations") norme e funzioni convenzionalmente ritenute vicine al "Trascendente". In seconda battuta, a minare le sorti della Chiesa di Roma, lo scandalo pedofilia, che investe le curie mondiali con forte irruenza e che ogni giorno svela inedite facce. Insomma, tanti "imputati" concorrono alla realizzazione di una e una sola conseguenza: il rischio che la Chiesa diventi troppo autoreferenziale e dunque giunga improcrastinabilmente al suo dies natalis.

Da ciò, un'osservazione: se si vuole salvare il cattolicesimo, occorre investire nei giovani, perché sono loro il futuro della società laica come della società clericale.

Ha detto il Papa a ottobre 2018: "Senza testimoni, la Chiesa è fumo". I dati statistici, per niente fumosi, non danno adito a dubbi. Secondo le stime del noto centro statistico statunitense Pew Research, al giorno d'oggi, tre abitanti della Terra su 10 sono cristiani. Nel 2050 il numero di mussulmani sarà uguale a quello dei cristiani in tutto il mondo, mentre il gruppo degli "areligiosi" segnerà una discesa di tre punti percentuali del numero dei suoi membri: dal 16% dei terrestri nell'anno 2015 al 13% nel 2050.

Se si deve lavorare per la conversione dei giovani, per la formazione di nuove leve di sinceri "testimoni", la Pastorale Cattolica non può che passare all'azione. E non ha molto tempo. A seguito di questa necessità, quella di diffondere la dottrina cattolica ai più piccoli, ma non catechisticamente o con frasi fatte (metodi non più "adatti" alle generazioni odierne), quale idea migliore che proporre esempi di vite di ragazzi da seguire o da biasimare?

È nato così il libro "Cuori Inquieti", firmato dal Cardinale Gianfranco Ravasi. Il volume, edito da San Paolo, sviluppato durante il Sinodo 2018 dedicato ai giovani e al loro discernimento vocazionale, pone l'accento sui ritratti biblici giovanili, evidenziando gli addentellati tra gli adulescentes protagonisti della Bibbia e quelli contemporanei.

Gelosie, sacrifici, violenze sessuali, gelosie e discordie intestine, giovani e vecchi politici: in fondo, che le lancette tornassero sempre sul quadrante della storia non è mai stato un mistero.

"Cuori Inquieti" – dal titolo squisitamente agostiniano (cfr. Le Confessioni, 1,1.5) – è diviso in due macrosezioni: quella riguardante l'Antico Testamento e quella inerente al Nuovo Testamento (per intero dedicato, come prevedibile, all’esperienza di vita terrena di Gesù).

Tante le curiosità snocciolate da Ravasi durante la narrazione: alzi la mano chi, tra il lettorato, conosceva la vicenda toccata in sorte al povero Eutico, morto nel sonno durante una narcotica predica di San Paolo (ma poi riportato in vita dallo stesso); si faccia avanti chi mai avrebbe pensato che la Bibbia legittimasse l'uso del bastone come strumento educativo da usare coi propri figli (cfr. Prv 23,13;29,15;13,24), ma solo se utilizzato in modo proporzionato (cfr. Prv 19,18).

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Tanti e numerosi, dunque, i ritratti fulgidamente realizzati dalla penna del Cardinale Ravasi. Disegni freschi, colorati, ironici – talvolta semplicemente abbozzati – su cui, più in generale, vale la pena concentrare lo sguardo. Il romanzo s'avvia con il tragico fratricidio di Caino e Abele e giunge a rispondere a delle domande sulla vita "del carpentiere e poi rabbì itinerante originario di Nazaret".

Gesù aveva fratelli? Aveva figli? Quali lingue parlava? Il Cardinale Ravasi, con all'attivo una carriera di scrittura e di ricerca culturale comprovata, non esce dal solco della tradizione e ci fornisce un vero e proprio "alfabetiere" religioso. Un libro grazioso, il suo, che, a frasi artificiose, preferisce costruzioni paratattiche, e che, come tutti i libri graziosi, possiede un quid in più rispetto alle decine di opere sensazionalistiche sfornate a ogni piè sospinto dall'editoria. Direbbe forse Sant'Agostino, commentando l'opera: "L’annunzio ci è giunto". In meno di un amen.

Alessio Cozzolino*

*giovane studente cagliaritano
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