Qualcosa si muove per Paolo Palumbo, il ventunenne che da 4 anni combatte contro la Sla e da settimane chiede di poter accedere alla terapia sperimentale Brainstorm.

Il ministro della Salute Giulia Grillo ha telefonato al ragazzo e per una ventina di minuti, grazie al comunicatore oculare, hanno potuto dialogare. "Il mio futuro è nelle sue mani", ha detto Paolo al ministro, aggiungendo che il tempo non gioca a suo favore e bisogna accelerare.

La Grillo ha garantito massimo impegno e ha fatto sapere come l’Agenzia italiana del farmaco sia già in contatto con l’azienda Brainstorm "disponibile a portare la cura per uso compassionevole in Italia". Si sta muovendo anche la Presidenza del consiglio dei ministri e proprio, dopo la telefonata, c’è stato un importante risultato. Il Ministero ha contattato il neurologo che segue Paolo, il cagliaritano Vincenzo Mascia chiedendo una relazione sul caso dello chef oristanese. La situazione sembra essersi sbloccata, anche se è vietato sbilanciarsi vista la delicatezza del problema.

E intanto l’Istituto Luca Coscioni ha avviato una raccolta di firme online per sostenere la battaglia di Paolo: in poche ore migliaia di adesioni. Ieri il ventunenne ha inviato una lettera al Consiglio comunale che nei giorni scorsi gli aveva manifestato solidarietà. Il sindaco Lutzu ha letto (con voce spezzata dalla commozione) il messaggio.

"Pensate a dove saremmo se coloro che hanno ispirato il mondo avessero dovuto rinunciare a tutto per colpa di una malattia – ha detto -. Senza Michelangelo non avremmo sfiorato la mano di Dio e se Dante non ci avesse fatto strada non avremmo viaggiato nel suo regno. Voglio pensare che se nascessero oggi con una disabilità, godrebbero della stessa dignità proprio in quanto uomini".

Poi l’appello: "Abbiamo bisogno di riporre fiducia in una politica che ci rappresenti e voi potete alimentare questa fiducia solo se combatterete insieme". Paolo ha ricordato le tante, troppe promesse non mantenute.

"Non siate indifferenti nei nostri confronti, in modo che stare su una sedia a rotelle, intubati o relegati in un letto non ci renda né più né meno di quello che siamo agli occhi degli altri".

Valeria Pinna
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