Alessandro Borghi: «In Italia siamo incapaci di metterci nei panni degli immigrati»

L'attore e Luigi Lo Cascio sono nemici nel film Delta di Michele Vannucci, un western che racconta lo scontro con «chi viene da fuori»

Alessandro Borghi e Luigi Lo Cascio nel film Delta di Michele Vannucci (dal 23 marzo al cinema) si scontrano sulle rive del Po. Il primo interpreta Elia, un pescatore di frodo che si trova di fronte al giustiziere Osso, pronto a tutto pur di difendere le rive del fiume. I due vengono travolti da un’escalation di violenza, rabbia e vendetta. Come dice Lo Cascio: «Siamo nel far west».

Delta viaggia su due binari: quello del genere e quello del realismo. La rabbia esplosiva da western sembra prendere spunto dalla realtà della cronaca. «La rabbia è un elemento predominante nel film che si scatenata dal fatto di non conoscere l’altro, percepito come invasore», commenta Lo Cascio, «qui la xenofobia porta allo scontro che non ammette mediazione».

«Si racconta anche l’incapacità di metterci nei panni degli altri», aggiunge Alessandro Borghi, «purtroppo nel nostro Paese facciamo una gran fatica a capire la differenza tra empatia e pena, che dovrebbe essere la base di una società civile». Una delle frasi di Delta che più lo fa arrabbiare è: «Questi fanno il comodo loro in casa nostra». «Il concetto di “casa nostra” implica che chi viene da fuori non ha alcun diritto sul nostro territorio», afferma l’attore. «Questo è anche un film sulla linea invisibile che riguarda il buon senso e su quanto si possa sopportare un’azione sbagliata, che però coinvolge il senso di sopravvivenza. Elia cerca semplicemente di sopravvivere, di arrivare al prossimo step in una vita che lo prende a schiaffi».

Luig Lo Cascio.

Il western fluviale di Vannucci parla anche di due solitudini. Che rapporto avete con la solitudine? Chiediamo ai due attori, per la prima volta sul set insieme. «I momenti di solitudine e di deserto sono necessari per avere un rapporto franco con gli altri», risponde Lo Cascio, ancora una volta nei panni di cattivo dopo la serie The Bad Guy. «Con la solitudine ho un rapporto di amicizia», aggiunge Borghi, «forse perché sin da piccolo ero sempre circondato da un nutrito gruppo di amici. Non mi sono mai sentito solo. In alcuni momenti della mia vita però l’ho cercata perché a volte si confonde il regalo di non essere solo, con incapacità di avere a che fare con noi stessi. Volevo indagare qualcosa di me che avevo lasciato da parte».