Piccole criptovalute crescono

Oltre al bitcoin, nuove cripto-monete nascono nel mondo
Piccole criptovalute crescono

Articolo estratto dal numero 2 (2018)di Vanity Fair

In piena crisi venezuelana, con l’inflazione che a dicembre ha fatto perdere al Bolívar quasi il 60% del suo valore (e manca la carta per stampare le banconote), il presidente Nicolás Maduro ha lanciato Petro, criptovaluta che dovrebbe riassestare il deficit. Oltre al bitcoin, insomma, nuove cripto-monete nascono nel mondo.

LA CINA ATTACCA. A settembre Pechino ha bloccato, per i residenti nel suo territorio, le Ico (initial coin offering, raccolta fondi digitale di criptovalute). A farne le spese sono stati non solo bitcoin, crollato del 20%, ma anche Ethereum, Litecoin e Ripple, usati secondo la Cina per un attacco speculativo contro lo yuan. Di ottobre l’indiscrezione che la Banca del Popolo (cioè la banca centrale cinese) starebbe sviluppando una propria criptovaluta di Stato.

L’ISLAM DICE «NI». Egitto, Arabia Saudita, Turchia: tre dei maggiori Paesi musulmani sunniti hanno messo al bando i bitcoin e tutte le altre criptovalute, perché «non conformi con i valori islamici» (e starebbero già lavorando, in segreto, a versioni conformi al Corano). Di contro, lo sciita Iran, attraverso l’Alto consiglio per il cyber-spazio, ha mostrato segnali di apertura.

IL FLUSSO AFRICANO. Bitcoin e altre criptovalute spopolano in Africa, dove vengono utilizzate soprattutto per ricevere il denaro inviato dai migranti in Europa e America. E sono varie le startup per la creazione di nuove piattaforme di scambio. Tra queste BitPesa, che dal Kenya è ora attiva in Tanzania, Uganda e Nigeria.

RUBLO SÌ, MA CRIPTO. Vladimir Putin ha annunciato l’intenzione di creare il criptorublo (questo il soprannome provvisorio), che sarà tassato come moneta normale. L’obiettivo è rilanciare la valuta nazionale colpita da forte inflazione. Ed è russo l’inventore della seconda criptovaluta più famosa, Ethereum. È Vitalik Buterin, geniale programmatore classe 1994.

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