Elsa Fornero: «Salvini è costretto ad abbassare la cresta»

L'ex ministro del Welfare commenta la manovra economica del nuovo governo e torna sullo «scontro» con il vicepremier: «Un venditore di slogan, che promette ciò che sa già di non poter mantenere»
Elsa Fornero «Salvini è costretto ad abbassare la cresta»

Non se ne esce: non si riesce a dipanare la questione sulla legge delle pensioni proposta dall'ex ministro al Welfare Elsa Fornero, che viene continuamente citata, bistrattata, sostenuta, cancellata, decantata. Se il governo non vuole sentir ragioni e se la vuole togliere di torno, il Fondo Monetario Internazionale la difende e dice che quella legge va «preservata» a tutti i costi.

Luigi Di Maio, dal canto suo, su Twitter ribadisce: «Se Bankitalia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima si volta si presenti alle elezioni con questo programma». Si parla di «esproprio di diritti e democrazia che ora l'esecutivo vuole "rimborsare"». Anche Matteo Salvini, intervenuto al G6 di Lione, usa toni belli chiari: «Più mi dicono che non si può toccare la legge Fornero, più sono convinto sia un mio dovere farlo».

Intanto, però, parlando dello spread che continua a salire, il vicepresidente del Consiglio fa una strana uscita: «Sono convinto che gli italiani siano pronti a darci una mano. La forza dell'Italia è un risparmio privato che non ha eguali al mondo». Usa parole che in un certo senso ricordano quei «sacrifici» che in quel 2011 furono così difficili da pronunciare per l'allora ministro Elsa Fornero, tanto che, parlandone, scoppiò in lacrime.

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«Devo dire che non avevo pensato a questo accostamento, ma ci può stare», ammette Elsa Fornero, «Non ho bisogno di far tornare alla mia mente la drammaticità di quei giorni. Noi eravamo partecipi della gravissima difficoltà che stava attraversando l'Italia. Io allora le misure le avevo prese, misure che sapevo essere dolorose per molti italiani, ma avevo davanti degli obiettivi ben precisi: non pensavo tanto ai conti in quanto tali, ma all'importanza che quei conti avevano nei rapporti economici tra le generazioni. Non avevo la pretesa di essere onnipotente, ma sentivo il desiderio di rimediare a errori del passato, a quelle forme di privilegio scarsamente accettabili nella logica dello Stato sociale. Ciò che allora era necessario era così pressante e così urgente che mi ha indotto in un'assoluta situazione di stress, tanto da versare quella lacrima, poi molto drammatizzata e ridicolizzata. Ma quest'ultima dichiarazione di Matteo Salvini mi fa pensare che lui stia capendo la distanza che separa le facili promesse dalle realizzazioni. Promettere non è sempre saggio e può portare a conseguenze piuttosto sgradite. Forse sta imparando a capire che cosa vuol dire governare, al di là del mostrare i muscoli».

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Ma a quali sacrifici dovranno essere pronti gli italiani?«Matteo Salvini ha in mente che gli italiani, che sono dei risparmiatori, corrano a comprare dei titoli del debito pubblico e lo facciano con entusiasmo. In realtà gli italiani, nei mesi passati, proprio per effetto dell'instabilità politica di questo governo, hanno già avuto importanti perdite e una persona che ha dei figli, che ha messo da parte qualcosa, magari per comprarsi una casa, non può non chiedersi quello che succederebbe ai suoi risparmi qualora dovesse investirli in Titoli di Stato. Chiunque presta dei soldi a qualcuno si chiede se questo qualcuno sia credibile, se sarà poi in grado di ridargli quel denaro con i dovuti interessi. Ma onestamente non vedo tutti questi italiani entusiasti nel dare i soldi a Salvini, affinché lui possa realizzare i suoi piani di breve periodo. Lui punta sui buoni sentimenti, presentandosi con la purezza di chi è nuovo, ma il suo tono è quello di un venditore di slogan».

Però Salvini è sicuro che, eliminando la Legge Fornero, si risolveranno gran parte dei problemi degli italiani...«Parlano sempre di questa loro volontà di risolvere i problemi degli italiani, con due pretese che sono assurde: la prima è quella di pensare che gli altri prima di loro non volessero provare a risolverli, come se gli altri fossero solo dei cattivi, asserviti a chissà quali gruppi di potere. Parlano dei problemi degli italiani identificandoli solo con gli italiani che sono presenti oggi, con quegli italiani che esprimono la maggioranza dei voti, ma tra gli italiani ci sono anche i bambini, ci sono tutti quelli che stanno nascendo, ci sono le generazioni future e per l'attuale governo questi non esistono, come se il futuro non contasse. Rivelano un'ossessione nel consenso di breve termine, ma è proprio questo che contraddistingue uno statista da un politicante. La seconda pretesa è quella di essere onnipotenti, come se avessero in mano tutto il gioco, ma un gioco è sempre giocato da tanti giocatori. Non si possono trascurare le necessità dei servizi pubblici, dei servizi alle famiglie, delle istituzioni... Temo che debbano un po' abbassare la cresta e avere più umiltà: non basta il proprio io a risolvere tutto».

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Comunque il Fondo Monetario e Bankitalia sostengono molto il sistema pensionistico attuale e dicono che non si debba tornare indietro.«Io sono ben consapevole che una riforma preparata in condizioni di emergenza, in 20 giorni, come quella che abbiamo dovuto fare allora, sia una riforma perfettibile. Quello che mi dispiace, però, è che non siano stati compresi gli obiettivi. Per il solito cinismo della politica si è invece deciso di riversare lì tutti i problemi a venire. Sono sicura che quella riforma debba essere ritoccata, ma pensare a una controriforma tornando indietro è sbagliato. Aggiustare le cose si può sempre. Anche nel mio libro "Chi ha paura delle riforme" (Ube-Università Bocconi Editore - Egea, ndr) provo appunto a spiegare che una riforma economica è qualcosa che vive nella società, che deve modularsi, seguendo l'andamento sociale, seguendo le diverse normative, adattandosi alle esignze delle diverse generazioni. Ma dire, come fa Salvini, che quella riforma fa schifo è ovviamente un presupposto che divide, che certo non unisce. Non credo che la mia legge sia infame: avrei voluto vedere lui al mio posto. E mi domando: ha più coraggio una persona che qualche volta dice dei no o una che fa pensare di poter fare qualcosa che ben sa, a priori, che non potrà fare?»

Che cosa pensa lei di questa manovra economica presnetata dal governo?«Non voglio entrare nelle polemiche più becere e cerco di essere obiettiva, ma in realtà non vedo, in questa manovra, i segni di una possibile crescita per il nostro Paese. Se una persona al governo vuole veder crescere il proprio Paese deve spendere per investire: spendere nell'Istruzione e onestamente non mi sembra che sia tra le priorità del governo; spendere nella formazione professionale, nell'apprendistato e nell'innovazione, ma non mi sembra ci sia alcun incoraggiamento per le start-up, come invece avevamo previsto noi a nostro tempo. Spendere scommettendo sul disavanzo è rischioso: se c'è una cosa che dovremmo aver imparato, visto che il nostro debito pubblico viene da lontano, è che con il disavanzo difficilmente si innesca una crescita. Il fatto di andare in disavanzo crea per forza un aumento dei tassi di interesse, un aumento del debito e questo debito dobbiamo continuamente rinnovarlo: è un circolo vizioso da cui mi sembra che non si riesca a uscire».

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