Pedofilia, un abuso su un minore ogni 72 ore

I numeri di Telefono Azzurro in occasione della Giornata nazionale per la lotta alla pedofilia e alla pedopornografia: una vittima su tre non denuncia. In crescita le minacce online, dal sexting all'adescamento via chat e social
Pedofilia un abuso su un minore ogni 72 ore

Un abuso sessuale su minore ogni 72 ore. In 4 casi su 10 la vittima ha meno di 10 anni con prevalenza di bambine (71,7%). Un quadro drammatico quello disegnato da Sos Telefono Azzurro Onlus e che viene approfondito sabato 5 maggio in occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia e pedopornografia. Un appuntamento per rompere il silenzio sul tema e scuotere le coscienze, lanciando un vero e proprio appello agli adulti, su tutti genitori ed educatori, affinché imparino a riconoscere le situazioni di crisi e intervengano rapidamente.

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I numeri del 2017 non fanno purtroppo segnare miglioramenti: sono stabili rispetto agli anni passati, in particolare 2015 e 2016, senza contare che il fenomeno è evidentemente sottostimato. Insomma, è estremamente complesso fornire uno scatto preciso degli abusi. Un gran numero rimane infatti sconosciuto né denunciato: una vittima su tre tace per paura, per vergogna o senso di colpa e molte denunciano a grande distanza dall’accaduto, anche venti o trent’anni dopo i fatti.* *

Ciò che si può fare, dunque, è orientarsi per esempio a partire dai dati della linea 114 Emergenza Infanzia attivata dall’associazione. Le denunce di abuso sessuale o pedofilia rappresentano circa il 7,5% del totale dei casi. Mentre il 70,4% dei fatti si verifica offline (una galleria degli orrori che spazia dai toccamenti alle penetrazioni vaginali fino alla costrizione ad assistere ad atti sessuali) le nuove tecnologie vanno sempre più spalancando fronti sconosciuti. Rispetto ai quali i genitori sono in difficoltà anzitutto sotto l’aspetto delle competenze.

Anonimato (anche se si tratta più correttamente di pseudonimato), false identità, circolazione di materiale dei minori (spesso pubblicato con troppa leggerezza proprio dai genitori) danno origine a nuove forme di abuso: dal sexting, cioè l’invio di contenuti sessualmente espliciti via chat, alla sextortion, che consiste nel forzare qualcuno a inviare video o immagini intime, fino al grooming, vale a dire l’adescamento online tramite chat e social network, o al live distant child abuse, cioè la condivisione in live-streaming di video pedopornografici. Numeri in linea con altri allarmi lanciati di recente: già lo scorso anno Antonello Soro, garante italiano per la privacy, spiegò che «la pedopornografia in rete e, particolarmente nel dark web, sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 due milioni le immagini censite, quasi il doppio rispetto all’anno precedente».

I fenomeni appena descritti incidono “solo” per il 6% ciascuno ma nel complesso raggruppano il 24,5% degli abusi online, in crescita di un punto negli ultimi 12 mesi. Nell’ultimo anno, infatti, sono pervenute alla linea di ascolto 114 Emergenza Infanzia 1.250 segnalazioni di contenuti pedopornografici presenti su internet e sui media e 23 situazioni di incitamento alla pedofilia.

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Allargando lo sguardo all'Europa, quasi 18 milioni di bambini sono vittime di abuso sessuale secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità. Si stima che ogni 7 minuti una pagina web mostri immagini di minori abusati sessualmente mentre lo scorso anno sono stati individuati 78.589 indirizzi url contenenti immagini di abuso sessuale sui piccoli. Oltre la metà delle vittime, il 55%, ha meno di 10 anni e, a riprova della minaccia digitale, nel 40% dei casi l’abusante è conosciuto online. «Si tratta quindi di un fenomeno drammaticamente diffuso, verosimilmente sottostimato e trasversale agli ambiti - spiegano da Telefono Azzurro - anche l’ambiente sportivo, ad esempio, è un contesto in cui possono perpetrarsi episodi di questo tipo. In una ricerca inglese, il 29% dei soggetti intervistati riferiva di aver subito molestie sessuali, sia di tipo fisico che verbale»