Grecia, la crisi finanziaria colpisce anche la prostituzione

Da quando l’economia è collassata, più donne hanno cominciato a prostituirsi, spinte dalla necessità. Ma i prezzi sono precipitati perché «nessuno ha più soldi»
Grecia la crisi finanziaria colpisce anche la prostituzione

La crisi finanziaria greca incide su tutti i settori di consumo. Inclusa la prostituzione. Ne parla il New York Times in un reportage firmato da Iliana Magra, che ha intervistato donne e clienti delle case chiuse di Atene. In un seminterrato ha incontrato Elena, 22 anni, prostituta russo polacca, capelli biondi e tacchi vertiginosi, e Evaggelia, la sua «signora»: un potenziale cliente ha concordato una prestazione per venti euro. Il commercio è crollato dalla crisi finanziaria del 2008.L'economia è collassata e l'arrivo di decine di migliaia di migranti ha spinto ancora più donne a prostituirsi, anche se i prezzi sono precipitati.

«Ho avuto un negozio di fiori per 18 anni, e ora sono qui per necessità, non certo per gioia», ha spiegato Dimitra, una donna di mezza età che ha perso la sua attività per colpa della crisi e ora lavora come prostituta su Filis Street. «Mi chiamavano signora Dimitra, ma ora sono diventata una puttana».

In Grecia, la prostituzione è legale nei bordelli registrati, sebbene la maggior parte dei bordelli di Atene non lo sia. La prostituzione di strada è illegale, eppure le donne vendono abitualmente sesso negli angoli delle strade. Molte entrano nella professione per necessità economiche, altre sono vittime della tratta e costrette a prostituirsi.

«La prostituzione è aumentata e cambiata, nel contesto del nuovo ambiente politico, economico e culturale», ha spiegato Grigoris Lazos, professore di criminologia all'Università Panteion di Atene che ha trascorso sei anni a studiare come le crisi del paese (la migrazione e l'economia) avevano cambiato la prostituzione ad Atene. Ha scoperto che il numero di prostitute in città è aumentato del 7% dal 2012, ma i prezzi sono diminuiti drasticamente, sia per le donne che lavorano nelle strade sia per quelle nei bordelli.

«Nel 2012, per una donna in un bordello, venivano richiesti in media di 39 euro, mentre nel 2017 solo 17: un calo del 56%». Secondo la legge greca, un bordello non può trovarsi a meno di 200 metri da scuole, ospedali, chiese, asili nido e piazze pubbliche. Ma data la densità del centro di Atene, è praticamente impossibile che succeda. Lazos ha scoperto che solo 8 dei 798 bordelli attivi in città in agosto erano legali.

Un numero molto diverso da quello dalle statistiche della polizia, che non contano più di 300 bordelli in città. Un portavoce della polizia ateniese, Theodoros Chronopoulos, ha spiegato che i dati ufficiali non includono i bordelli nascosti. «Ma siamo abbastanza tolleranti quando si tratta di bordelli, perché capiamo che quello che fanno è un servizio sociale», ha spiegato. La polizia, in seguito, ha voluto rilasciare una dichiarazione aggiuntiva, che contraddice la precedente: «Non c'è tolleranza quando si tratta di bordelli. I controlli sono intensi e costanti e le contravvenzioni vengono applicate laddove necessario».

Ma nessuna delle donne intervistate ha parlato della propria attività come servizio sociale, e molte hanno espresso il loro disgusto per i clienti. Evaggelia, la signora del bordello dove lavora Elena, ha detto degli uomini: «Non sono degni di una ragazza. Pensano di poter comprare qualcosa pagando 20 euro». «Odio il sesso», aggiunge Elena. «Mi piacciono i soldi, non il lavoro».

Anastasia, conosciuta come «Amazon» dai clienti, lavora come prostituta da quando aveva 14 anni. Ora ne ha 33 anni e ammette che il lavoro è più difficile che mai. «Le persone non hanno più soldi». Spiega che i clienti promettono: «Verrò quando prenderò lo stipendio».

Monica, trentenne albanese cresciuta a Salonicco, ha cominciato a prostituirsi 10 anni fa, quando viveva a Creta. Si è trasferita ad Atene cinque anni fa, alla ricerca di una nuova vita, e ha cominciato a lavorare in una tavola calda. Aveva completato il primo anno del corso di laurea per diventare cuoca e voleva usare i suoi guadagni per pagare il secondo, ma il capo non le ha pagato nemmeno uno stipendio. «Sono venuta qui perché è l'unico lavoro che, una volta fatto, sai che sarà retribuito». Passa da sei a otto ore al giorno a cercare di attirare i clienti, ma «non hanno soldi. Non hanno soldi da sette anni». Quando riceve un cliente, fa pagare 10 euro per 10 minuti e può tenere la metà. «Qualche anno fa, davano la mancia: 20 o 50 euro, ma anche 100 se ti apprezzavano. Ora più niente».

Eppure, secondo la ricerca di Lazos, i clienti sono aumentati del 5% circa tra il 2012 e il 2017.«È qualcosa che un uomo non può smettere di fare», spiega Manolis, tassista 33enne. «Fare sesso è come fumare: riesci a trovare 20 euro, in un modo o nell'altro».

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