Somalia, i califfi dietro l'attentato

Oltre 200 morti e 300 feriti per l'esplosione di due camion-bomba nel centro di Mogadiscio. Nessuna rivendicazione, ma si ipotizza la mano dello stato islamico
Somalia i califfi dietro l'attentato

Non c’è una rivendicazione ufficiale, ma le esplosioni di sabato notte a Mogadisio sono, secondo il governo somalo, opera dei jihadisti di al-Shabaab. Sono almeno 270 i morti e 300 i feriti. Un bilancio parziale perché alcuni dei feriti sono gravi e potrebbero esserci altri corpo sotto le macerie provocate dallo scoppio di due camion-bomba.

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La prima e più forte esplosione è avvenuta davanti al Safari hotel, vicino al ministero degli Esteri. Si trova nel quartiere commerciale di Mogadiscio. Qui ci sono ristoranti, negozi e alberghi. Il mezzo saltato in aria era stato seguito dalla polizia perché ritenuto sospetto. Pochi minuti dopo la seconda esplosione in una strada non lontana.

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«In 10 anni di esperienza nel nostro lavoro è la prima volta che assistiamo a una cosa del genere». Lo scrive in un tweet il centro Aamin Ambulance che assiste i feriti. Molte delle vittime non sono identificabili a causa delle terribili ustioni.

Il presidente somalo, Mohamed Abdullahi Mohamed, che appena la settimana scorsa aveva incontrato esponenti del comando americano, ha proclamato tre giorni di lutto. Appena pochi giorni fa si erano dimessi dal governo somalo il ministro della Difesa, Abdirashid Abdullahi Mohamed, e il capo delle forze armate, generale Mohamed Ahmed Jimale. Sintomo di una situazione di grande instabilità del paese.

Il governo per primo ha accusato gli jihadisti al Shabaab. Al vertice dell’organizzazione c’è ora Ahmad Umar, conosciuto anche come Abu Ubaidah. Poco si sa di lui, se non che punta all’istituzione di uno stato, un nuovo califfato di stampo islamico legato ad al Qaeda. Uno stato islamico in Somalia è già stato proclamato in Somalia da Abd al-Qādir Mū'min, britannico, già parte di Shabaab come guida religiosa, prima di giurare fedeltà ad al Baghdadi.

Da una parte al Qaeda, dall’altra l’Isis. In mezzo un paese che ha visto sabato il più sanguinoso attacco terroristico di sempre. Che siano i secondi gli autori dell’attentato o i primi non è provato. C’è anche chi ipotizza che i miliziani di Al Shabaab, i giovani tradotto, che sono oltre 9mila e discendono dalle Corti islamiche che hanno guidato la Somalia fra la fine degli anni Novanta e il nuovo millennio, abbiano colpito per accreditarsi come forza vicina all’Isis. Certo è quello che insegna la storia. La Somalia è da tempo laboratorio del terrorismo mondiale. Qui sono stati pensati gli attentati prima dell’11 settembre, quelli del 1998 alle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania.

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