Crema, il razzismo non abita qui

Dopo il sequestro e il dirottamento dell'autobus, fuori dalla scuola media Vailati la vita ha ripreso il suo corso normale. Oggi i migliori amici di Ramy, Adam e Riccardo si sono moltiplicati, ed è anche giusto così. Il nostro videoracconto
Crema il razzismo non abita qui

Crema, il razzismo non abita qui

Fuori dalla scuola media Vailati la vita ha ripreso il suo corso normale: molti ragazzini ieri sono rimasti a casa, ma oggi le seconde A e B sono rientrate in classe. Se non fosse per i giornalisti e i carabinieri fuori dal cancello, sembrerebbe un giorno come gli altri. La paura ha lasciato il posto all’eccitazione per le telecamere: tutti hanno voglia di raccontare come è andata. Di quell’autista che non è mai simpatico e che, se tardavano un po’ a sistemarsi quando li accompagnava – come aveva fatto tante volte – tra la palestra e la scuola, gli diceva «andate a fare in culo» che forse è una cosa che non si dovrebbe dire a nessuno, ma a dei ragazzini ancora meno.

Oggi i migliori amici di Ramy, Adam e Riccardo si sono moltiplicati, ed è anche giusto così, perché è grazie al loro coraggio se sono tutti qua a ridere e scherzare nel silenzio di una cittadina tranquilla, ricca e operosa. Mohamed, il papà di Sulaf – una delle ragazzine che erano sull’autobus- è un palestinese di Gaza e in dieci anni qui si è aperto due negozi di barbiere. Ripete a tutti che Crema è una città bellissima, che le persone sono gentili, che quello che è successo – le cose che ha detto l’autista, le motivazioni folli - non ha nessun senso da nessuna parte, ma tanto meno qui, dove la città accoglie, integra, sorride.

L’entusiasmo con cui racconta l’accettazione, la sua gratitudine fanno anche un po’ intristire. E domandarsi perché un uomo dovrebbe avere tanta riconoscenza per il semplice fatto di non essere escluso. Il papà di Adam ha il telefono che suona incessantemente. «magari mi cercassero così per il lavoro», dice con un sorriso amaro. Lui e sua moglie puliscono le scale, si campa, ma con due figli non è facilissimo. Ringraziano tutti, in continuazione – il sindaco Stefania Bonaldi, i carabinieri - sorridono all’idea di aver minacciato mille volte Adam di togliergli il cellulare, ringraziano Dio (quale non importa) di non averlo fatto quel giorno, quando i telefonini hanno salvato la vita a tutti.

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