Anche le donne arabe dicono #MeToo contro le molestie

Il velo non protegge dalle molestie questo raccontano le donne molestate in luoghi sacri e anche durante il pellegrinaggio alla Mecca. Migliaia i tweet
Anche le donne arabe dicono MeToo contro le molestie

Non solo #Metoo, ma #MosqueMeToo. È l’hashtag che le donne musulmane usano per condividere on line le loro esperienze di molestie anche in moschea e durante il pellegrinaggio alla Mecca. Sì, il momento più sacro della religione diventa luogo pericoloso per le pellegrine.

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La prima a parlarne è stata la femminista e giornalista egiziana-americana Mona Eltahawy. Ha raccontato quanto le era successo durante il pellegrinaggio alla Mecca del 2013. Da venerdì sono più di duemila i tweet in meno di 24 ore e in lingua farsi, quella che si parla in Iran e Afghanistan, l’hashtag è entrato fra i primi 10 più utilizzati.

«Sto con le mie sorelle che sono state molestate in ambienti che consideravano sicuri. Persone orribili possono stare in luoghi sacri. Come musulmane è nostro dovere stare al fianco di queste nostre sorelle. #MosqueMeToo». «Ho letto di #MosqueMeToo. Mi ha riportato alla mente orribili ricordi del pellegrinaggio del 2010. La gente pensa che la Mecca sia luogo talmente sacro che nessuno farebbe qui niente del genere. È falso». Sono alcuni dei messaggi che raccontano di palpeggiamenti fra la folla e tentativi di assalire le donne.

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Secondo quanto riposta la BBC sono 2 milioni i musulmani che ogni anno vanno alla Mecca compiendo un gesto che è fra i 5 fondamentali nella vita del bravo credente. Per le donne un altro pilastro della religione è la modestia, rappresentata spesso dal portare velo. Questo movimento, nato inseguito al più generale #Metoo che combatte ogni genere di violenza verso le donne, vuole dimostrare che non è quello che le donne indossano a portare alle molestie.

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Le donne che vanno alla Mecca sono velate e molte hanno denunciato tentativi di abusi in strada, in paese come l’Iran e l’Arabia saudita, dove il velo è obbligatorio per legge. Il messaggio di tante, che si unisce alle proteste di queste settimane in Iran, vuole dimostrare che non è vero quello che dicono i cartelli pubblici nel paese, «Il velo non limita, protegge», è vero il contrario.

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