Le cartoline di Natale di El, per i gay rifiutati dalle famiglie

Una ventenne del Devon ha fondato il Rainbow Cards Project, per aiutare le persone Lgbt che hanno rotto con i loro parenti: scrive biglietti di auguri per ricordare che non sono soli nelle loro battaglie
Le cartoline di Natale di El per i gay rifiutati dalle famiglie

Quando El, ventenne del Devon, ha fatto coming out, la sua famiglia le è stata vicina. Ma non tutti sono così fortunati. Per questo lei ha deciso di scrivere, ogni anno, una cartolina di Natale a tutte le persone che non vengono accettate dalla famiglia a causa della loro sessualità.

Lo fa per ricordare a quei ragazzi che non sono soli, che qualcuno è disposto ad aiutarli ad affrontare le loro difficoltà. «Ho fondato il Rainbow Cards Project, un’associazione che supporta le persone Lgbt a cui i parenti hanno smesso di mandare le cartoline di auguri da quando hanno fatto coming out. Ci sono persone che sono state cacciate di casa, altre che non hanno contatti con le loro famiglie da decenni. Ci sono trans che non sono mai stati chiamati con il loro nome».

Per il suo progetto, El, che ha diverse patologie, ha bisogno del sostegno della famiglia. Quando ha fatto coming out, «io piangevo, mio padre piangeva, ma di felicità, perché mi ero aperta con lui. È andata davvero bene, ma sono consapevole che non è così per tutti. Quindi ho pubblicato un paio di tweet in cui ho scritto qualcosa come: “Se la tua famiglia non ti accetta, dammi il tuo indirizzo e ti manderò delle cartoline di Natale”. E da due tweet ho scritto 30 cartoline in 9 Paesi. Ma quello che è successo dopo mi fa pensare che di un progetto simile ci fosse bisogno».

Oggi El scrive cartoline in 34 nazioni, dall’Australia all’Azerbaijan, dall’Arabia Saudita al Cile. «Anche se le persone che hai accanto non ti stanno vicino, c’è tutto un mondo che può farlo», spiega la ragazza, che è aiutata da diverse persone che credono nel suo progetto. Ad esempio, «C’è un’insegnante che ha formato un gruppo di studenti volontari che aiutano a scrivere le cartoline». Questo progetto le ha cambiato la vita: «È il motore che mi spinge ad alzarmi dal letto ogni mattina, mi dà uno scopo che prima non avevo». Grazie al progetto, ogni anno vengono spedite circa tremila cartoline.

Eli, trans americano 19enne, racconta: «Davvero, non sarei più vivo, oggi, se non avessi ricevuto quei biglietti di auguri. Avevo sempre avuto un ottimo rapporto con i miei famigliari e, per paura della loro reazione, ho fatto coming out con una lettera. Mi hanno risposto che mi amavano, ma non capivano. Poi, tristemente, mia mamma è morta. Mia nonna pensa che io sia confuso e abbia bisogno della religione. E mio padre non riesce proprio a chiamarmi per nome, a usare i pronomi corretti: non è cattivo, solo non capisce. E non so se capirà mai».

Una delle cartoline indirizzate a Eli dice: «Caro, meraviglioso ragazzo, spero che tu non ti sia scordato quanto sia speciale e importante. Quando devi affrontare una sfida, ricorda che la comunità Lgbt ti è accanto, è sempre pronta a sostenerti». Ne è arrivata un’altra, dal Sudafrica: «Caro Eli, so che ti piace il giallo: ti ho mandato una foto di uno dei nostri meravigliosi tramonti. Voglio che sappia che ti sto pensando e che ti auguro tutto il meglio. Paul». «Queste cartoline mi danno un senso di comunità, di appartenenza, e la consapevolezza di essere amato».

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