L’Onu approva la risoluzione contro gli stupri di guerra

Gli Stati Uniti avevano però minacciato di porre il veto perché nel testo si parlava di «salute riproduttiva», che avrebbe «sostenuto il diritto all’aborto»
LOnu approva la risoluzione contro gli stupri di guerra

Una risoluzione che condanna l'uso dello stupro come arma di guerra ed esprime la preoccupazione per la lentezza nell'affrontare il problema della violenza sessuale nei conflitti: è stata approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu con 13 voti a favore e due astenuti, Russia e Cina. Gli Stati Uniti avevano però minacciato di porre il veto perché nel testo si parlava di «salute riproduttiva», che avrebbe «sostenuto il diritto all’aborto», riconoscendo alle vittime la facoltà di interrompere la gravidanza dopo una violenza sessuale, in contrasto con la politica dell’amministrazione Trump.

L'ambasciatore francese delle Nazioni Unite, Francois Delattre, ha criticato duramente il testo definitivo, da cui sono stati eliminati i riferimenti all'assistenza in strutture sanitarie in cui si pratica la pianificazione familiare: secondo lui «questo tipo di omissione» è «inaccettabile» in quanto «mina la dignità delle donne»: «È intollerabile e incomprensibile che il Consiglio di sicurezza non sia in grado di riconoscere che le donne e le ragazze che hanno subito violenze sessuali in guerra e che ovviamente non hanno scelto di rimanere incinta, dovrebbero avere il diritto di interrompere la gravidanza».

La frase che è stata rimossa per volontà di Washington recita: «Riconoscendo l'importanza di fornire assistenza tempestiva ai sopravvissuti alla violenza sessuale, esorta […] a fornire servizi sanitari non discriminatori e completi». Voleva essere un compromesso rispetto a una versione ancora precedente, che includeva una descrizione più dettagliata dei servizi sanitari, «inclusa la salute sessuale e riproduttiva, il sostegno psicosociale, legale e di sostentamento». Nella versione finale è stato anche rimosso il riferimento a un organismo di monitoraggio delle Nazioni Unite che avrebbe dovuto segnalare gli atti di violenza sessuale, a cui si erano opposti Russia e Cina.

Alla riunione del Consiglio di Sicurezza hanno partecipato anche l'avvocato per i diritti umani Amal Clooney e i due vincitori del Premio Nobel per la Pace 2018, entrambi attivisti contro le violenze: il ginecologo congolese Denis Mukwege e Nadia Murad, yazidi irachena che è stata torturata e violentata dai militanti dello Stato islamico.

LEGGI ANCHE

L'intervista a Nadia Murad, Nobel per la Pace: «Io, schiava sessuale dei soldati dell'Isis»

LEGGI ANCHE

Nobel per la pace, Nadia Murad: «I premi non bastano se manca la giustizia»