Alfred Fried Photography Award: le più belle foto che parlano di pace

Il primo premio è stato vinto da Anna Boyazis, che ha voluto raccontare, con il suo servizio fotografico, il coraggio delle donne nuotatrici di Zanzibar. Premiate anche le foto che immortalano il ricongiungimento dei rifugiati con i loro famigliari, le donne che leggono poesie per le strade di Teheran, una coppia di genitori disabili
Alfred Fried Photography Award le più belle foto che parlano di pace

A Zanzibar, al largo della costa della Tanzania, la vita è legata indissolubilmente al mare. Eppure la maggior parte delle ragazze del posto non sa nuotare. Il 98% della popolazione è musulmana: alle donne non era permesso. Mancavano i costumi adatti, c’era un problema culturale. Poi è partito il progetto Panje, che in swaili significa più o meno pesce grosso: un’iniziativa che ha permesso alle donne di imparare ad affrontare il mare. Una Ong ha fornito loro i burkini (i costumi da bagno coperti, con le maniche lunghe) e insegnato le tecniche per nuotare in sicurezza.

La fotografa americana di origine greca Anna Boyazis ha voluto raccontare, con le sue immagini, il coraggio delle donne nuotatrici di Zanzibar, e il suo reportage le è valso il Premio Alfred Fried Photography 2018 per la Peace Image of the Year 2018, il concorso internazionale dedicato al premio Nobel austriaco per la pace 1911.La giuria ha apprezzato la forza delle foto di Boyazis, che hanno descritto con efficacia il desiderio di libertà e di autoaffermazione delle donne.

Un premio speciale per il miglior scatto singolo è andato alla fotoreporter canadese, autore e attivista per i diritti degli animali, Jo-Anne McArthur, per una fotografia sul salvataggio di un gorilla orfano in Camerun.

Con una foto che immortala una bimba in un momento di riposo in sicurezza, la quattordicenne Kaja Tasevska di Skopje, in Macedonia, ha vinto il premio per la migliore immagine di pace per bambini.

Sono state premiate altre quattro fotografe. L’olandese Selma van der Bijl, per aver catturato momenti di gioia immensa, mentre le famiglie di rifugiati si riunivano. Maryam Firuzi, di Teheran, per una messa in scena, dal sapore fiabesco, di donne che leggono poesie per le strade della città, con l’intento di unire i popoli. Nora Lorek, fotografa nata in Svezia, per una serie di ritratti femminili di donne che stanno mettendo al sicuro le loro cose più importanti prima di volare dal Sud Sudan all'Uganda. La fotografa argentina Constanza Portnoy per le immagini di una famiglia in cui l'amore, il rispetto e la fiducia superano la grave disabilità fisica di entrambi i genitori di una bambina.

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