Le facce del mondo di Steve McCurry

In mostra a Bologna 40 ritratti del fotografo a rappresentare tutti volti che si incontrano sulla Terra
Le facce del mondo di Steve McCurry

La sua ragazza afgana è una delle icone del ventesimo secolo, ma non è il solo volto immortalato da Steve McCurry. «Spesso pensando alla Siria, all’Iraq, all’Afghanistan, ci immaginiamo persone pericolose, spaventose, ma credo che quando si ha la possibilità di conoscerle e fotografarle in modo più umano, allora cominciamo a vederle come persone reali, persone come noi». Le facce di queste persone sono le protagoniste della mostra Una testa, un volto. Pari nelle differenze, in programma fino a domenica 6 gennaio a Bologna nelle Collezioni Comunali d’Arte di Palazzo d’Accursio in occasione della Prima Biennale della Cooperazione.

Il 4 volte vincitore del World Press Photo ha la macchina fotografica come «arma». «Penso che si possa combattere il pregiudizio con una macchina fotografica, mostrando l’umanità nelle persone».

Dieci dei 40 ritratti in mostra sono nella gallery in alto. Sono facce che vengono da Afghanistan, India, Birmania, Tibet, USA, Ecuador, Paraguay, Etiopia, varie nazioni d’Europa. Per questo mondo ha viaggiato Steve McCurry e ha incontrato persone e storie.

«Avendo viaggiato per circa quarant’anni, i posti che mi hanno ispirato di più sono Paesi come la Birmania, il Tibet, e poi i Paesi con una cultura buddista. Non sono mai stanco di andare in luoghi come l’India, imparo sempre qualcosa di nuovo ogni volta che ci torno. C’è così tanta diversità e profondità culturale».

Il tema della mostra è quello della diversità che non deve cadere nella discriminazione lasciandosi trasportare da stereotipi e pregiudizi anziché vedere e salvaguardare il patrimonio delle differenze tra le culture nel mondo. Le fotografie di McCurry sono esposte su strutture antropomorfe in ferro battuto come fossero persone in cammino.

Il fotografo è stato premiato con la Colomba d’oro internazionale dall’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo. La motivazione è «la competenza del professionista e l’ispirazione dell’artista nel mostrare la natura umana attraverso le immagini, con un’autenticità e un’immediatezza che sono raramente raggiunte dalla parola parlata e scritta».

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