Il compleanno più amaro di Renzi (coi gufi sulla tovaglia...)

Il segretario del Pd festeggia 43 anni, tra sondaggi sfavorevoli e alleati che se ne vanno. A rincuorarlo c'è la famiglia, che lo sorprende con una tavola imbandita per lui. Peccato per un piccolo dettaglio...
Il compleanno più amaro di Renzi

Una crostata alla marmellata, qualche pezzo di pane, quattro tazze in attesa di essere riempite e un biglietto: «Buon compleanno Babbo. T.v.t.b», che per i non amanti degli acronimi sarebbe «Ti vogliamo tanto bene». La tavola apparecchiata per la colazione dei suoi 43 anni, Matteo Renzi l'ha trovata tornando nella sua casa di Firenze dopo aver registrato la puntata Porta a Porta. E c'è da giurare che l'abbia onorata, facendo colazione con chi l'aveva imbandita: sua moglie Agnese, i figli Francesco, Emanuele ed Ester.

Tutto perfetto. Unica nota stonata: la fantasia della tovaglia, piena di gufi... Uno smacco, per l'uomo che negli ultimi anni ha sempre tacciato ogni critico di essere un «gufo», di sinistra o di destra poco importava. È la legge del contrappasso, che oggi più che mai vale per il festeggiato. L'11 gennaio il segretario del Pd compie 43 anni. Alla sua età William Herschel scoprì Urano, Marie Curie vinse il secondo premio Nobel e John Fitzgerald Kennedy venne eletto Presidente degli Stati Uniti. Lui ha comandato uno dei più grandi partiti di sinistra dell'Occidente, è stato il più giovane premier della Storia d'Italia, ha indicato l'attuale Capo dello Stato, stretto e rotto un patto con Silvio Berlusconi, riformato il lavoro e i diritti civili di questo Paese.

Eppure, politicamente e nonostante quella crostata piazzata al centro del tavolo, festeggia il compleanno più amaro della sua vita. Sembrano lontani anni luce i 40 anni festeggiati nel gennaio 2015.Il Matteo nazionale veniva dal successo degli 80 euro, dall'approvazione del Jobs Act, da quel 40% conquistato alle Europee. Aveva messo in piedi la sua solida rete di alleanze e si preparava al suo capolavoro tattico-politico: l'elezione al Quirinale di Sergio Mattarella.

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Oggi, si ritrova a due mesi dalle Politiche del 4 marzo a capo di un partito diviso, a secco di alleati e di proposte, estenuato dalle polemiche sulle banche, reduce da un'esperienza estenuante di governo e privato di quella magia che un tempo lo stringeva agli elettori italiani. È in calo nei sondaggi al 21%. Guarda allontanarsi sempre di più il collega Luigi Di Maio (il M5S è quasi al 30%) e avvicinarsi sempre più minaccioso il vecchio avversario Silvio Berlusconi (Forza Italia al 15%).

Nella puntata di Porta a Porta di mercoledì sera, primo appuntamento televisivo della nuova campagna, non gli è restato che puntare sul realismo, ultimo appiglio dei sognatori spenti: un tempo annunciatore di cambiamenti epocali, ha saggiamente richiamato gli avversari alla credibilità delle promesse elettorali («Basta a chi la spara più alta»); una volta re di alleanze e convergenze impossibili, ha stroncato ogni ipotesi di apparentamento («Questa non è fantapolitica, questa è Beautiful»).

Tornato a casa dopo la puntata, si è consolato con l'affetto della famiglia e della sua impeccabile Agnese. «Ha compiuto il capolavoro tenendo i miei figli al riparo negli anni di Palazzo Chigi», ha giustamente ricordato da Vespa. «In casa mia continuano tutti a fare la loro vita normale». E così ha fatto lui. Almeno per il tempo di una colazione. E pazienza per i gufi che lo guardavano dal basso.