Chi chiede l'impeachment per Sergio Mattarella

Il leader del Movimento 5 Stelle e Giorgia Meloni chiedono la messa in Stato di accusa del Presidente previsto all'articolo 90 della Costituzione, in caso di alto tradimento o attentato alla Costituzione
Chi chiede l'impeachment per Sergio Mattarella

È Luigi Di Maio il primo a chiederlo: impeachment per Sergio Mattarella. Il capo politico del Movimento 5 Stelle a Fabio Fazio al telefono dice: «Se andiamo al voto e vinciamo, poi torniamo al Quirinale e ci dicono che non possiamo andare al governo. Per questo dico che bisogna mettere in stato di accusa il Presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione». Questa la reazione a caldo dalle prime ore della serata del 27 maggio, dopo che il presidente del consiglio incaricato Giuseppe Conte ha sciolto la riserva annunciando la sua rinuncia all'incarico di formare il governo.

Lo ha fatto dopo un colloquio di circa un'ora con il capo di Stato Sergio Mattarella. È crollato così, dopo quattro giorni di vita, il primo tentativo di un governo di coalizione tra la Lega di Matteo Salvini e il Movimento 5 Stelle. Ottantaquattro giorni dopo le elezioni, l'Italia è in alto mare.

Come noto, è la proposta dell'economista Paolo Savona a ministro dell'Economia, lo scoglio su cui si è arenato il contratto di governo gialloverde. Un nome voluto soprattutto dalla Lega, non eletto in Parlamento e mai accolto da Mattarella per le sue posizioni euroscettiche. «Ho registrato con rammarico indisponibilità a ogni altra soluzione e quindi Conte ha rimesso il mandato», ha spiegato il presidente della Repubblica nel suo discorso a fine serata.

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Ed ecco che in diretta televisiva da Fabio Fazio, raggiunto al telefono, Luigi Di Maio fa il muso lungo e annuncia la sua richiesta di impeachment (poco prima aveva pronunciato le stesse parole anche la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni), termine che indica la messa sotto accusa del presidente della Repubblica, previsto all'articolo 90 della Costituzione, in caso di alto tradimento o attentato alla Costituzione.

«Io chiedo di parlamentarizzare questa crisi istituzionale, utilizzando l'articolo 90 della Costituzione, per la messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica». E pochi minuti prima in un video su Facebook aveva già annunciato la crisi. «Questa scelta del presidente Mattarella è incomprensibile. Non possiamo stare a guardare, di fronte a tutto questo». Poi chiama in causa la democrazia: «In Italia c'è un problema di democrazia. Non ci è stato permesso di fare il governo, eppure rappresentiamo circa il 60 per cento dei voti, siamo i vincitori delle elezioni. Eravamo pronti a governare e ci è stato detto no. Sono molto arrabbiato».

C'è anche Alessandro Di Battista a dare ancora più forza alle accuse. Lo fa in un comizio serale a Fiumicino, salendo sul palco accanto a Di Maio. La campagna elettorale è iniziata. «Savona punito per un reato d'opinione. Prima di tornare al voto bisogna mettere sotto accusa Mattarella per attentato alle istituzioni. Era una cosa premeditata, far fallire il governo del M5S e della Lega. Difficile ora avere fiducia nelle istituzioni e nelle leggi dello Stato».

I pentastellati non risparmiano nemmeno Matteo Salvini, accusato di non avere accettato nessuna proposta alternativa a Savona, uno dei nomi era stato Giancarlo Giorgetti e intenzionato quindi a tornare al voto. In risposta, il segretario del Carroccio si annuncia pronto a sciogliere l'alleanza con Berlusconi se appoggerà il prossimo candidato pronto a salire al Quirinale.

Tutte le accuse sono state rimandate al mittente. Sergio Mattarella, in un discorso che mostra un volto  inedito del presidente della Repubblica, ha ribadito il suo impegno costante nel assecondare la formazione di un governo Lega e M5s. «Nessuno può sostenere che io abbia ostacolato la formazione del governo che viene definito del cambiamento. Il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non può subire imposizioni. Ho accettato tutte le proposte tranne quella del ministro dell’Economia. Dai partiti ho registrato indisponibilità a ogni soluzione».

Non è la prima volta che accade. Prima di Sergio Mattarella già Oscar Luigi Scalfaro aveva bloccato la proposta di Silvio Berlusconi di nominare ministro della Giustizia il suo avvocato Cesare Previti. Era il 1994.Più di recente Giorgio Napolitano, nel 2014, invitò Matteo Renzi a non mettere  in lista il procuratore di Reggio Calabria Nicola Gratteri. Renzi accolse il consiglio e nominò alla Giustizia Andrea Orlando.

La palla passa ora a Carlo Cottarelli, ex commissario alla Spending Review, oggi direttore dell’**Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani **dell’Università Cattolica di Milano. Presto incaricato a formare il nuovo governo.

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