«L'incoerente, l'apprendista e il capo». I voti alla partenza del Governo

Ferruccio De Bortoli e il nuovo esecutivo. Tra i cambi d'opinione di Di Maio, l'irrilevanza di Giuseppe Conte, la figura di Salvini e l'ultima opposizione rimasta: i mercati
«L'incoerente l'apprendista e il capo». I voti alla partenza del Governo

«A 100 giorni dal 4 marzo abbiamo un premier apprendista, un ministro dell'Interno che fa il capo del Governo e un'opposizione che non c'è». Ha il dono della sintesi, Ferruccio De Bortoli. L'ex direttore de IlSole24Ore e del Corriere della Sera, 65 anni, oggi editorialista per il quotidiano di via Solferino, dà i voti al Governo Conte a due settimane esatte dal suo insediamento.

Lo fa in una giornata complicata, in cui i tre protagonisti dell'esecutivo giocano ognuno la sua partita. Il premier è a Parigi a fare pace con il presidente francese Emmanuel Macron, che aveva definito «cinica» la strategia dell'Italia sui migranti; il suo vice Luigi Di Maio cerca di limitare i danni dell'inchiesta sullo stadio della Roma che vede tra gli indagati il suo uomo di fiducia Luca Lanzalone; l'altro vice Matteo Salvini raddoppia la sua crociata contro la nave Aquarius, definendola una «crociera». «Dimostrandosi capofila di un movimentismo spregiudicato e pericoloso». Si spieghi.«Il blocco di tutte le navi è irrealizzabile. Eppure lui, con la sua brutalità e il rifiuto di ogni complessità, è riuscito a provocare un confronto europeo». Abbiamo rischiato una crisi diplomatica con la Francia.«Vede, nessun Paese ha le carte in ordine. Anche la Francia ha molti scheletri nell'armadio riguardo all'immigrazione». Lei promuove Salvini sul blocco dell'Aquarius?«Non potrei mai: io metto al primo posto il valore di solidarietà cristiano. Ma purtroppo, la sua mossa è stata politicamente efficace. Obiettivo raggiunto, per chi come lui è in costante campagna elettorale e si dimentica di essere un "semplice" Ministro di un Governo presieduto da un altro». Giuseppe Conte. Come le è parso in queste due settimane?«Un piccolo mistero. Un apprendista premier. Cui auguro di non ridursi a fare l'esecutore o il broker di Salvini e Di Maio». Ecco, Di Maio, che in questi giorni è un po' in difficoltà.«Ha recentemente ammesso che ha dato a Lanzalone la presidenza di Acea come "premio" per i servigi resi. Una terminologia da prima repubblica». Non è tenerissimo con lui.«Al contrario, gli riconosco notevoli virtù pragmatiche. Ha grande capacità nel gestire le proprie incoerenze. Cambia opinione frequentemente, dando l'impressione di non accorgersene». Pensa che questo Governo durerà molto?«No. Per due motivi». Vada col primo.«Il Movimento ha una debolezza strutturale e una certa porosità, che lo rende piuttosto infiltrabile a correnti affaristiche che approfittano della sua ingenuità, incompetenza e improvvisazione». Secondo motivo?«Tra un po' il Movimento si chiederà se ha senso restare in un governo guidato di fatto dal leader di un partito, Salvini, che ha preso la metà dei consensi». Quando potrebbe iniziare, questa riflessione?«Dopo le elezioni europee del maggio 2019.Entrambi i populismi si faranno delle domande. Se la Lega guadagnerà molti consensi, si chiederà se non valga la pena tornare a elezioni ricompattando il centrodestra e prendendosi un pezzo degli elettori a 5 Stelle, per salire direttamente a Palazzo Chigi. Se il M5S avrà perso molti consensi, si domanderà quanto gli convenga continuare a donare il sangue a un governo a trazione leghista». Cosa succederà fino ad allora?«Se l'Italia rimarrà nei limiti della disciplina fiscale e riuscirà a non far salire troppo il debito, riuscirà ad avere qualche margine per realizzare quale piccola, parziale, operazione del contratto». Ad esempio?«Un pezzetto di reddito di cittadinanza, un piccolissimo riduzione delle tasse, e così via». Vedo che non parla dell'opposizione.«E quale? Forza Italia sconta lo stato confusionale del proprio vertice. Il Partito Democratico non formula controproposte e cova solo risentimento. Dico una cosa triste». La dica.«L'opposizione, in questo momento, la stanno facendo solo i mercati».

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