«Noi ti garantiamo 300 voti a 30 euro l'uno». Così si comprano le elezioni a Palermo

Nelle sale Italian Politics for Dummies, il film con cui Ismaele La Vardera ha documentato tutta la sua campagna elettorale per le comunali del 2017. L'intervista e la clip dell'incontro con un membro della famiglia Abbate
«Noi ti garantiamo 300 voti a 30 euro l'uno». Così si comprano le elezioni a Palermo

«Noi ti garantiamo 300 voti a 30 euro l'uno». Così si comprano le elezioni a Palermo

«Quanti voti ci servono? Perché con noi 300 voti sono garantiti». Il voto di scambio si fa su delle sedie di plastica portate in uno sgabuzzino, nel mezzo di un panino lasciato a metà e con un italiano abbozzato. «Le 300 famiglie povere della zona sono con noi. Non ti dico 50 euro, ma 30 a famiglia glieli devi dare, che questi stanno puzzando dalla fame…». L’uomo che parla si chiama Antonino ed è un «Abbate». Usa una metonimia, segno che la famiglia di cui fa parte è una di quelle importanti. Il capofamiglia, Gino Abbate detto Gino U Mitra per la familiarità dimostrata con le armi da fuoco, è stato condannato a 21 anni per associazione mafiosa. «Ti dico la verità: se alle persone del popolino non diciamo noi: “Vota per questo”, non vota nessuno», assicura Antonino, che poi snocciola il tariffario: «4 mila e 500 euro prima (delle elezioni, ndr) e 4 mila e 500 dopo». Totale 9 mila. Diviso 300, 30 euro a voto. Ad ascoltare l’offerta, ci sono un uomo e un ragazzino. Il primo è un ex consigliere comunale di Palermo, e ha organizzato l’incontro. Il secondo è il candidato sindaco di Palermo e presunto beneficiario dei voti, Ismaele La Vardera. E ha una telecamera nascosta su di sé. Con quella, Ismaele ha documentato tutta la sua campagna per le elezioni comunali del 2017.Il risultato sono gli 80 minuti di Italian politics for dummies, film nei cinema il 26 e 27 novembre in cui gli «attori» inconsapevoli sono i politici italiani ripresi segretamente: tra gli altri, Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, Rosario Crocetta.

Ismaele, «Iena» per Italia 1, assicura che non aveva deciso di candidarsi per fare un film: ha deciso di fare un film dopo aver capito cosa significava candidarsi. «Ricevere proposte di patti segreti, partecipare ad accordi indicibili e ignorare i contenuti». 23 anni, nel 2013 si era già candidato in una lista civica al consiglio comunale del suo paese natale di Villabate. Gli era andata male, ma dopo aveva conosciuto la Tv, le Iene e una certa popolarità. Tant’è bastato perché all’inizio del 2017 un gruppo di consiglieri gli proponesse di «scendere in campo» come candidato sindaco di Palermo: «Mi dissero che ero giovane, che avevo tanti follower su Instagram e che avrei fatto strada con loro. Gli interessava il mio volto, mica le mie competenze». Però lei accetta comunque.«E l’ho fatto credendoci. Volevo davvero cambiare Palermo. Avevo preparato un programma ampio, ho girato ogni giorno per la città incontrando i cittadini. Ho ancora un debito da 2.500 euro con una società di cartellonistica per i manifesti elettorali». E poi?«Un giorno mi avvicina Marianna Caronia, ex vicesindaco e ora deputata regionale siciliana. Mi propone di rinunciare alla mia candidatura e di accordarmi col mio rivale, Fabrizio Ferrandelli. Lei, mi spiega, è “la madrina” di Ferrandelli. “Mal che ti vada, vai a fare l’ufficio stampa per lui”, mi dice. Ma c’erano due piccoli dettagli». Vada col primo.«Lei è sempre stata una donna di destra. Ferrandelli, il candidato che appoggiava, un uomo che era sempre stato di sinistra…». E il secondo?«Dietro all’operazione, o meglio sopra in qualità di dominus, c’era l’innominato». Ovvero?«Totò Cuffaro, l’ex Governatore condannato per favoreggiamento a Cosa Nostra e uscito di galera nel 2015». È stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.«Ma dirotta ancora voti, e ha di nuovo trasformato il soggiorno di casa sua nell’ufficio politico della Regione». Ha incontrato anche lui?«Mi ha ricevuto, in quel soggiorno. Nei sondaggi ero cresciuto al 4%. Col mio pacchetto di voti, ero diventato un “alleato” appetibilissimo in caso di ballottaggio». Che cosa le disse Cuffaro?«”Se entri nel nostro gioco, possiamo farti crescere e diventare un politico navigato”». E qual era il suo gioco?«Allearmi con Ferrandelli e farlo vincere. In quel caso, sarei potuto diventare deputato regionale o addirittura nazionale». Ha tentennato?«Certo che sì. Ho pensato ai 10 mila euro che avrei guadagnato, a un impiego sicuro da assessore, e ho vissuto una piccola crisi». Come l’ha risolta?«Ho capito che in fondo è solo una questione di semantica. Se mercanteggi voti con un mafioso nel retro, lo chiami voto di scambio. Se li mercanteggi con un politico in un bell’ufficio, lo chiami accordo politico. Ma è la stessa cosa». A proposito, chi l’ha portata nello sgabuzzino del negozio di Antonino Abbate?«Franco Maria Musotto, politico siciliano di lungo corso. Mi invita al quartiere della Calza, in pieno centro storico, e mi dice che mi vuole presentare una persona che mi potrebbe aiutare. A metà dell’incontro capisco che è un Abbate». E…?«Mi cago sotto». Nel film si nota il linguaggio piuttosto pratico durante il mercanteggiamento.«I mafiosi non usano metafore o codici. Sono molto pratici» Cos’ha fatto una volta uscito dallo sgabuzzino?«Ho cacciato Musotto dal mio staff. Non potevo permettere che mi stesse attorno». **Durante i quattro mesi di campagna ha incontrato Gianfranco Micciché. ** «Uno che in cambio di un mio passo indietro, che avrebbe favorito Ferrandelli, mi avrebbe dato qualsiasi ruolo. La frase che mi ha più colpito è stata la sua». Dica.«“Se perdiamo per colpa tua, ti facciamo il culo”». È stato appoggiato da Giorgia Meloni.«Ha elogiato la mia giovane età. Caratteristica positiva ma inutile, senza la competenza». Ha fatto una conferenza stampa con Ignazio La Russa.«Mi ha definito “il nostro Dybala». Ed è stato ricevuto a Roma da Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini.«Un Cristiano Ronaldo della politica. Mi riceve, mi conosce, mi ascolta. Due ore dopo l’incontro, è ospite di una trasmissione su La7 e lancia la mia candidatura. “In mezzo a una palude di soliti vecchi, c’è questo giovane Ismaele, che mi piace”. A suo modo, un genio». Se avesse girato questo film 30 anni fa, sarebbe stato meglio o peggio?«Uguale. Sono cambiati i nomi delle Repubbliche, ma non la nostra politica. Pensiamo di essere il sistema democratico più avanzato al mondo, ma dovremmo rivedere alcune regole». Tipo?«Se frequenti certa gente, non dovresti essere candidato. La questione morale non è più una questione». Il detto che ogni popolo ha il governo che si merita vale ancora?«Forse un po’. A me un elettore ha chiesto la promessa di togliergli tutte le multe, una volta salito al comune». E lei chi vota?«Io sto ancora cercando di capire qual è la sinistra e quale la destra…».