Venezuela, dove il denaro vale meno della carta igienica

Quasi il 90% dei cittadini vive in povertà a causa dell’inflazione record e delle sanzioni degli Stati Uniti. Goodyear ha cessato la produzione e agli ex dipendenti ha offerto dieci pneumatici come liquidazione
Venezuela dove il denaro vale meno della carta igienica

Un’inflazione record, fra le più gravi della storia, le sanzioni degli Stati Uniti, una sanguinosa guerra civile: il Venezuela è piegato e le aziende, quelle che resistono, sono messe a dura prova. Per i lavoratori non è più conveniente venire pagati con il denaro, il bolìvar, praticamente carta straccia: è meglio ricevere beni di consumo, dal cibo alla carta igienica.

Il Paese è paralizzato e patisce una carenza cronica di tutti i tipi di beni: le condizioni economiche della popolazione sono peggiori di quanto non fossero durante la Grande Depressione del 1929 negli Stati Uniti. Quasi il 90% dei cittadini vive in povertà.

Secondo un sondaggio di Euronews, con uno stipendio minimo mensile, che è di circa 5 milioni e 200 mila bolìvares, pari a 1,30 euro, si possono acquistare un chilo di patate o pomodori, 5 tazzine di caffè e mezzo hamburger. E tre quarti di pizza.

Il colosso degli pneumatici, Goodyear, a dicembre ha annunciato di non essere più in grado di produrre in un Paese così devastato dalla crisi. Quando centinaia di dipendenti si sono presentati alla fabbrica, pronti a lavorare, hanno ricevuto, come trattamento di fine rapporto, dieci pneumatici, oggetti diventati incredibilmente preziosi sul mercato nero venezuelano. In una dichiarazione, Goodyear ha spiegato che «l’obiettivo era quello di mantenere attiva la produzione, ma le condizioni economiche e le sanzioni statunitensi lo hanno reso impossibile».

Questa società è l’ultima di una lunga serie di aziende che hanno abbandonato il Venezuela. Subito dopo che Goodyear ha annunciato la sua chiusura, il Governo venezuelano ha dichiarato che avrebbe riattivato la catena di montaggio dell'azienda, nel tentativo di preservare alcuni dei 1160 posti di lavoro. Ma gli ex dipendenti non si fanno illusioni: il Governo aveva già fatto, dopo la chiusura di altre aziende, simili promesse, che non sono mai state mantenute. E anche Kellogg, Kimberley Clark e alcune compagnie aeree che operano in Venezuela hanno subito le conseguenze catastrofiche della crisi.

Nella stessa settimana in cui Goodyear ha sospeso la produzione in Venezuela, l'ultimo giornale nazionale anti-governativo del Paese, El Nacional, ha annunciato che, dopo 75 anni, avrebbe smesso di pubblicare l’edizione cartacea a causa delle pressioni del governo e della carenza di carta. Come El Nacional, più di una dozzina di giornali venezuelani hanno interrotto le pubblicazioni per la mancanza di carta e per la crisi economica. «Abbiamo resistito più a lungo degli altri», ha spiegato Miguel Otero, presidente e amministratore delegato di El Nacional. «Ma non possiamo più continuare». Intanto, i giornalisti venezuelani continuano a lavorare sotto la minaccia di pene detentive o di azioni legali schiaccianti.

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