Osama bin Laden, la madre: «Gli hanno fatto il lavaggio del cervello»

Per la prima volta Alia Ghanem ha rilasciato un'intervista in cui ha raccontato la vita accanto a suo figlio, autore dell'attentato dell'11 settembre: «Non ho mai pensato che potesse diventare un jihadista»
Osama bin Laden la madre «Gli hanno fatto il lavaggio del cervello»

«Era un bravo ragazzo, poi ha incontrato amicizie sbagliate». Alia Ghanem è la madre di Osama bin Laden e per la prima volta ha rilasciato un'intervista. Lo ha fatto seduta nel salotto della sua casa a Gedda, città saudita che si affaccia sul Mar Rosso. Davanti a lei, il giornalista del Guardian Martin Chulov, esperto di terrorismo e Medio Oriente. Intorno a loro, gli altri due figli Ahmed e Hassan e il secondo marito Mohammed al-Attas. Presente anche una funzionaria del governo saudita.

Hijab fucsia che le incornicia il volto, kajal scuro intorno agli occhi, Alia Ghanem parla da madre, anche se suo figlio è stato l'uomo più ricercato di tutti i tempi, ex capo di al Qaida e organizzatore degli attentati terroristici a Washington e New York dell’11 settembre 2001. La sua morte, dieci anni dopo, il 2 maggio 2011 ad Abottabad in Pakistan è stata seguita dal mondo intero.

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«Ha incontrato persone che gli hanno fatto il lavaggio del cervello. Era come una setta. Gli dicevo di tenersi lontano da loro, lui con me non ha mai ammesso quello che stava facendo, perché mi voleva molto bene. La mia vita era difficile perché lui era lontano da me».

Poco dopo la nascita di Osama bin Laden, Alia Ghanem, nata in una famiglia siriana a Latakia, decise di divorziare da suo marito, ricco imprenditore che si sposò altre dieci volte ed ebbe in totale 54 figli. A crescere Osama fu Mohammed al-Attas. «È stato un bravo uomo e lo ha seguito dall'età di tre anni».

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Gli anni della radicalizzazione furono quelli universitari, alla King Abdulaziz University di Gedda. «Divenne un uomo diverso». Soprattutto in seguito all'incontro **Abdullah Azzam, **ex membro dei Fratelli musulmani poi esiliato dall’Arabia Saudita. «Ma non ho mai pensato che potesse diventare un jihadista», racconta mentre uno dei suoi figli sottolinea che lei non ha mai accettato che Osama Bin Laden fosse un terrorista.

Anche quando sparì per andare in Afghanistan a combattere contro i russi. «Tutti quelli che lo incontravano in quel periodo lo rispettavano. All’inizio eravamo orgogliosi di lui. Anche il governo saudita lo trattava in un modo molto nobile e rispettoso. Poi Osama divenne un mujahid (chi combatte in nome di Allah, ndr)». Fu in quel periodo che Alia Ghanem vide per l'ultima volta suo figlio Osama. «Spese tutti i suoi averi in Afghanistan. E proprio lì, nella base vicino a Kandahar che aveva catturato ai russi, **lo abbiamo incontrato per l’ultima volta nel 1999. **Era un posto vicino all’aeroporto. Era molto felice di vederci».

Due anni dopo, mentre le immagini delle torre gemelle spezzate in due facevano il giro del mondo, anche Alia Ghanem era davanti alla televisione. A raccontare quel momento è stato il fratello Hassan. «Rimasi scioccato, sconvolto. Fu un sentimento molto particolare. Lo sapevamo fin dal principio (che fosse stato lui, ndr), nelle prime 48 ore. Dal più giovane al più anziano, tutti ci vergognammo di lui. Tutti sapevamo che avremmo dovuto affrontare conseguenze terribili. La nostra famiglia all’estero fece ritorno in Arabia Saudita».

Ma il legame con Osama bin Laden, per Hassan non si è spezzato. «Sono molto orgoglioso di lui come fratello maggiore. Mi ha insegnato tanto. Ma non penso di essere orgoglioso di lui come uomo».

Come suo padre, Osama bin Laden ebbe numerose mogli e figli, circa una ventina. Oggi è uno di loro a guidare la jihad e ad avere promesso di vendicare suo padre. Alia Ghanem si è rivolta anche a lui, Hamza bin Laden. «Se Hamza fosse davanti a me, gli direi: pensaci due volte prima di ripercorrere i passi di tuo padre. Stai entrando in zone orribili della tua anima».

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