La storia di un prete omosessuale

Per la prima volta, un regista, Alfredo Traversa, porta in teatro uno spettacolo che racconta la storia, vera, di un sacerdote gay. Si chiama «La confessione» e va in scena all'Off/Off Theatre di Roma
La storia di un prete omosessuale

A 12 anni, don Mauro (il nome è di fantasia), nato in una famiglia numerosa, entra in seminario. È poco più che un bambino, ma sente la vocazione, sa di avere ricevuto la chiamata di Dio, il Padre che ama e che sarà per sempre il suo punto di riferimento. Eppure il giovanissimo aspirante sacerdote, in quegli anni, comincia a sentirsi attratto dagli altri ragazzi, scopre un orientamento sessuale ben preciso. Cerca di sopprimerlo, riesce a metterlo a tacere per tanti anni. Fino a quando la sensualità non inizia a rivendicare con prepotenza uno spazio nella vita del sacerdote. Don Mauro la accoglie, ma sente di vivere una contraddizione, che non risolverà mai.

Per la prima volta, un regista, Alfredo Traversa, porta in teatro uno spettacolo che racconta la storia, vera, di un prete omosessuale. Si chiama La confessione e va in scena, in prima nazionale, all'Off/Off Theatre di Roma (in via Giulia 20), dal 23 al 28 ottobre.

«Ho cercato lo scrittore e giornalista vaticanista Marco Politi per anni», ci spiega Traversa. «Gli ho chiesto di poter riprendere una sua indagine, la testimonianza di un sacerdote che gli ha rilasciato una specie di biografia. Insieme a Politi, ne ho fatto una riduzione in termini teatrali».

La confessione racconta la contraddizione che il sacerdote sente tra la sua omosessualità e il suo amore per Dio. «Attraverso un percorso travagliato, continua la sua vita in maniera sempre più consapevole e cosciente. Pur senza risolvere la sua "incoerenza": i padri della chiesa hanno sempre ritenuto l’omosessualità “contro natura” e lui, cresciuto e formato con le parole di Sant’Agostino, di Santa Caterina, di Pio X, sente la condanna della società, di Dio, di se stesso. E così, mentre cerca disperatamente il rapporto con il Signore, che sente vicinissimo, frequenta le saune e i locali gay, incontra altri uomini».

E scopre che, nella sua condizione, ci sono tanti altri sacerdoti. Scopre, ad esempio, che il primo uomo a cui dà appuntamento è il segretario di un vescovo tedesco. Ma non riesce ad accettare serenamente il fatto che i preti possano essere gay e si sospende dal sacerdozio per un periodo.

Vive in un limbo per un po’, ma riesce a riprendersi con l’aiuto di una suora, che non lo fa sentire giudicato né condannato. Torna a celebrare la messa, ad amministrare i sacramenti. Ma non sospende gli incontri omosessuali e accetta una perenne inquietudine, una sofferenza che un po’ si attenua, ma non passa e non potrà mai passare. «Perché sono omosessuale e amo Dio».

«Il teatro mi sembra il luogo migliore dove condividere una storia come questa. Non è necessario immedesimarsi o approvare, ma credo che la vicenda di questo sacerdote possa raccontare qualcosa che vale per tutti», spiega Traversa. «Quel senso di lacerazione che ognuno di noi può avere provato, pur senza condividere la storia del sacerdote, e con cui molti di voi convivono. Di fronte alla sofferenza di un uomo, raccontata nell’intimità di una “confessione”, si possono abbassare gli scudi».

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