Addio al conte Pietro Marzotto: «Dietro un problema c'è sempre un'opportunità»

L'ultimo figlio di Gaetano Marzotto si è spento a 80 anni. Quattro figli, tre mogli, tante grandi passioni e una vita senza rimpianti. Aveva detto: «Non me ne frega niente di morire, ma mi seccherebbe rimanere il resto della mia vita in poltrona»
Addio al conte Pietro Marzotto capitano d'industria illuminato

La caccia alle anatre, la passione giovanile per lo sci nautico, l'azienda portata dove prima mai, l'ultima fuga romantica, il rifugio tra le montagne di Cortina, la collezione di quadri, l'attenzione per i bisogni degli operai. Pietro Marzotto, 80 anni, ultimo dei sette figli di Gaetano, se n'è andato il 26 aprile 2018.Si è spento all'ospedale di Portogruaro, Venezia, dove era stato ricoverato qualche giorno prima per complicazioni cardiache e polmonari. Conte dall'animo contadino, aveva preso in mano la Marzotto, l'industria tessile di famiglia a Valdagno, il primo gennaio 1968 e ne aveva tenuto le redini per trent'anni, portandola a diventare una multinazionale da 11 mila dipendenti (acquisendo, fra gli anni Ottanta e Novanta, Bassetti, Lanerossi, Hugo Boss e Valentino). Prima in quegli stabilimenti aveva lavorato come semplice operaio, e tutto in quella zona dell’alto Vicentino oggi parla dei Marzotto: piazze, asili, scuole, ospedali, in ricordo del modello di welfare a beneficio degli operai portato avanti da pioniere negli anni '70.

Cavaliere del Lavoro, ex vicepresidente di Confindustria, dal gruppo poi era uscito nel 2004, cedendo le sue quote e ritirandosi a villa Zignago, a Caorle, in una valle di pesca e caccia, circondato dalla collezione di quadri dell'Ottocento italiano iniziata dal padre. In un’intervista dell'epoca aveva detto che la famiglia, formata da 70 nipoti, «era stata frantumata dagli errori». E ancora: «Sono passati i tempi in cui mio padre era l'unico azionista, ora esistono quote frazionate tra cugini di quarto o di quinto grado che non sono neppure più parenti tra loro».

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Di figli ne ha avuti quattro (Umberto, Italia, Marina e Pier Leone), di mogli, tre. L'ultima, Anna Maria Agosto, l'aveva sposata in segreto nel 2009, quasi una fuga romantica, dopo tanti anni insieme. Tra gli stagni e la laguna di Zignago o per mare, durante i lunghi mesi di crociera. Per le vacanze in montagna, invece, il rifugio è sempre stato Cortina. Ai figli nel 2016 ha lasciato la gestione di Peck, storica gastronomia milanese, che aveva acquisito un paio d'anni prima con queste parole: «Ho sempre avuto una passione per l'alimentazione e per il buon cibo». Meglio se accompagnato da vino, piuttosto che dall'acqua.

A scegliere il suo nome fu, come scrive Alberto Mazzuca nel libro I potenti del denaro, il padrino Pietro Badoglio («Disse a mio padre: sarà un maschio. Si chiamerà Pietro»). Lo sport, la sua prima aspirazione. Ma non le corse d'auto come i suoi fratelli. È sugli sci d'acqua che Marzotto vinse due campionati europei, poi il padre lo mise a fare l'apprendista operaio. A quella vita faticosa, Pietro preferì lo studio: laurea in Giurisprudenza alla Statale di Milano, desiderio di diventare professore, messo da parte poco dopo: «I magri stipendi, mi convinsero a tornare in azienda». Fu la decisione migliore.

Questa la sua filosofia: «Quando mi dicevano che c'era un problema, rispondevo che dietro un problema si nasconde sempre un'opportunità». E oggi tutti non possono fare a meno di riconoscere, a cominciare dal presidente del Veneto Luca Zaia, che è stato «imprenditore lungimirante e moderno, oltre che uomo dal carattere forte». Idee politiche? Liberale, da sempre vicino al centro-sinistra. «Non nascondo che nel 1994, quando Berlusconi ha deciso di fare il grande salto ed entrare in politica, avevo visto la nascita del partito con favore. E oggi sono molto deluso», raccontò nel 2014.

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Per quanto riguarda la sua vita, invece, nessun rimpianto: «Mi diverte ancora andare a caccia, voglio andarci ogni domenica», disse in un'intervista del 2004.«Nella botte, in valle, all'alba ad aspettare col fucile in mano il volo delle anatre selvatiche. Qui sono venuti a cacciare anche Hemingway, che qualche volta tradiva gli amici Franchetti per stare con noi, e il re di Spagna che non mancava mai. Non me ne frega niente di morire, ma mi seccherebbe rimanere il resto della mia vita in poltrona».