Alicia Vikander: «Vi racconto come sono diventata forte»

Presto al cinema la vedremo nei panni di Lara Croft, ma in questa intervista giura che le vere eroine di oggi sono le donne e si racconta con sincerità: dalla scelta di vivere a Lisbona al matrimonio con Michael Fassbender
Alicia Vikander «Vi racconto come sono diventata forte»

Il pezzo completo sulla cover del numero di Vanity Fair in edicola dal 7 marzo

Forse Alicia Vikander ha ingoiato una lampadina, perché non ho mai visto una pelle così perfetta e luminosa. O forse questo è l’effetto che fa avere sposato Michael Fassbender (il 14 ottobre scorso a Ibiza). O, ancora, avere già vinto un Oscar (per The Danish Girl, due anni fa), essere invitata a cena con i reali di Svezia e Kate Middleton in quanto massima celebrità svedese (un mese fa) o, infine, stare per dominare gli schermi mondiali nel ruolo di Lara Croft in Tomb Raider, in uscita il 15 marzo. Sì, quella Lara Croft, quella del videogame degli anni Novanta, il primo con un’eroina femminile, poi trasformato in due film con Angelina Jolie. Lara Croft o, meglio, il suo corpo sono stati oggetto di un dibattito che potremmo dire femminista. Nella prima versione del videogame, la giovane archeologa, pensata come una specie di risposta a Indiana Jones, aveva più curve di una strada di montagna e un seno da pin-up. Nel 2013, il gioco venne rilanciato e il personaggio ridisegnato da una donna, Rhianna Pratchett, che l’ha voluta rendere più “comune” (leggi: meno tettona) perché, secondo lei, la prima Lara Croft «era pensata per i maschi».

E la nuova Lara, eccola qui. Identica a come l’ho incontrata la prima volta, a Londra, nel 2012: aveva appena finito di girare Anna Karenina con Keira Knightley, era relativamente sconosciuta e posò per un servizio di moda di Vanity Fair Italia. Chi avrebbe mai detto, allora, che avrebbe sostituito Angelina Jolie nel ruolo di Lara Croft.

Alicia Vikander è piccola e minuta, ha la coda di cavallo, il trucco quasi invisibile, poco seno e un unico dettaglio da star: lo spettacolare anello di fidanzamento (diamanti di cui non ho osato domandare la caratura). Per il resto, maglioncino grigio su un paio di pantaloni larghi. Sotto, si nascondono i muscoli da ex ballerina classica e i risultati del lungo allenamento per il film. Roar Uthaug, il regista di Tomb Raider, mi dice: «Alicia ha certamente sangue vichingo nelle vene, l’abbiamo buttata in acque quasi gelate non sa quante volte per certe scene e non si è mai lamentata». Aggiunge Daniel Wu, suo partner nel film: «Sono arrivato in Sudafrica, dove giravamo, dopo che mi ero messo a dieta. Mi avevano chiesto di dimagrire cinque o sei chili per sembrare meno massiccio accanto a lei. L’ho vista e non mi è sembrata minuta per niente. Spalle muscolose, bicipiti definiti, camminata maschile: si era completamente trasformata in tre mesi di preparazione scatenata, prima ancora che iniziassero le prove».

È vero, Alicia?«Verissimo. All’inizio del film Lara è una ragazza normale, che si guadagna da vivere facendo il fattorino in bicicletta per le strade di Londra. Quando si mette alla ricerca del padre e finisce in questo mondo di avventure pericolose, a contatto con uomini molto forti fisicamente, per me deve essere credibile che anche lei è forte, capace di lottare non dico ad armi pari, ma quasi».

I film d’azione sono roba da maschi. O forse lo erano?«Ho visto tanti film d’autore e no, fin da ragazzina, anche grazie a mia madre che è attrice e mi ha educato all’amore per il cinema. Tra i titoli più spettacolari amavo in particolare Indiana Jones e La mummia. E ho adorato far parte del cast dell’ultimo The Bourne Identity dove però non faccio molto dal punto di vista fisico. Ma, in questo film, per la prima volta, mi metto in gioco in modo molto diverso».

In un film d’azione, spesso l’eroina è single mentre l’eroe è circondato da donne.«Non è esattamente così. Il personaggio di Jennifer Lawrence in Hunger Games è diviso tra due amori e anche Wonder Woman non è sola. La verità è che ne abbiamo visti pochi finora, con al centro una donna, quindi aspettiamo di capire come si sviluppa questa nuova tendenza. Piuttosto, nei classici film con un eroe maschile centrale, il ruolo delle donne è quasi sempre di contorno e, anche questo, magari, andrebbe un po’ ridiscusso».

Tomb Raider, prima di essere un film, era un videogame. A lei piacciono?«Sì, anche se non ho mai avuto una playstation. Da piccola ci giocavo al computer, sentendomi abbastanza sola perché alle mie amiche non piacevano per niente. Io li ho sempre trovati divertenti».

Una delle motivazioni-chiave dell’eroismo di Lara è il tentativo di scoprire che fine abbia fatto il padre, figura molto idealizzata. Lei con suo padre va d’accordo?«Molto. I miei genitori si sono separati quando io avevo tre mesi, sono rimasti amici e mio padre è sempre stato presente nella mia vita, così come mia madre. Ho un legame fortissimo con entrambi».

Come è andato il viaggio di nozze in Italia?«Che cosa le posso dire? Si mangia bene, la gente è simpatica, non c’è nemmeno bisogno di organizzare un itinerario perché ovunque tu vada c’è qualcosa di bello da vedere».

Posti che non conosceva e che ha scoperto in questa occasione?«Firenze e Bologna! Che meraviglia! Ci tornerò».