Kelly Preston: «Vi racconto il mio matrimonio con John Travolta»

«Essere sposati per 26 anni nel mondo del cinema è come esserlo per 60 nel mondo normale». L'attrice scherza sul suo legame d’acciaio con l'attore: insieme hanno affrontato grandi dolori e critiche, ora sono moglie e marito (un po’ discussi) anche in un film
Kelly Preston «Vi racconto il mio matrimonio con John Travolta»

La prima volta che ho incontrato John è stato nel 1986, dovevo fare un provino per il film Gli esperti americani. Ero sola in una saletta d’attesa, all’improvviso è apparso lui con un labrador e un golden retriever al guinzaglio: mentre entrava nella  stanza il tempo si è fermato». Kelly Preston, 55 anni, all’epoca stellina di Honolulu che cercava di farsi largo a Hollywood, ricorda così il primo impatto con John Travolta, allora super divo (ma un po’ in crisi) dopo i successi planetari della Febbre del sabato sera e Grease. Lei era sposata con l’attore Kevin Gage, ma lì intuì che non sarebbe durata: «Era come la scena al rallentatore di un film», confessa, «mi sembrava di sentire il rumore della sua camminata: whoo whoo (e mima le braccia che oscillano). L’ho guardato e ho pensato: mio dio, sono nei guai! Mi ha colpito perché era solare, gentile e carismatico: come un grande regalo su cui c’era scritto Wow». Al momento però non accadde nulla. Kelly e John si sarebbero innamorati due anni dopo proprio sul set di quel film, a breve distanza dal divorzio di lei, nel 1987.«Ho poi scoperto che un’amica di John, che frequentavo anch’io da poco», racconta Kelly, «sapendo che doveva incontrarmi per la prima volta gli disse: stai per conoscere una ragazza, perderai la testa per lei e la sposerai». Dal giorno del loro matrimonio, il 12 settembre 1991, non si sono più lasciati. Kelly Preston, dopo un certo successo negli anni Ottanta (I gemelli) e Novanta (Jerry Maguire), si è dedicata ai tre figli avuti con Travolta, lavorando soprattutto in tv. Ora torna al cinema con Gotti - Il primo padrino, presentato all’ultimo festival di Cannes e in uscita il 20 settembre. Interpreta Victoria, la moglie di John Gotti, il boss newyorkese di Cosa Nostra celebre per la sua eleganza e per la quantità di reati che lo portarono alla condanna all’ergastolo nel 1992 (morirà in carcere dieci anni dopo). A interpretarlo, e il cerchio si chiude, è proprio il marito John. «È la terza volta che lavoriamo insieme, dopo Gli esperti americani e Daddy Sitter con Robin Williams. Ed è stato un piacere: a interpretare due coniugi non abbiamo certo faticato».

Ma questo matrimonio così lungo ha un segreto?«Le assicuro che essere sposati per 26 anni nel mondo del cinema è come esserlo per 60 nel mondo normale! (ride) Direi che il nostro segreto è avere molte cose in comune: empatia, essere gentili e occuparci degli altri, amore per il gioco e le risate. Ci siamo completati, ci amiamo e comunichiamo, ma non viene tutto da sé. Se vuoi far funzionare un matrimonio devi lavorarci tutti i giorni, giocare e divertirti insieme, stare coi figli. Non soltanto amo John, lui mi piace e mi fa ridere. Ma ogni giorno bisogna in qualche modo ricreare la magia di quando ti innamori».

Nel 2009 avete subito un colpo durissimo, la morte a 16 anni del vostro primogenito Jett. Anche Gotti ha perso un figlio giovane: è stato difficile interpretare questo momento?«Molto, sapevo che avrei dovuto rivivere parte di quel dolore. Però non ho pensato troppo a quella scena, mi ci sono buttata all’ultimo secondo, anche perché il fatto che John fosse presente l’ha resa ancora più dura. Non ho parlato di questo lutto neanche con Victoria Gotti, che ho incontrato prima di interpretarla: entrambe sappiamo cosa vuol dire perdere un figlio, siamo state in silenzio e ci siamo abbracciate».

Si è detto che nei momenti di difficoltà vi è stata d’aiuto l’adesione a Scientology. Che ruolo ha nella vostra vita?«È la nostra religione, non c’è nulla di strano nel farne parte, è come essere cattolici, musulmani o induisti. Ne seguiamo i principi, che ci aiutano a vivere una vita più felice e pacifica e a essere gentili con gli altri. Non c’è nulla di misterioso attorno alla nostra Chiesa. Può constatarlo da sé».

In che senso?«Da poco ha aperto una tv, Scientology Network: la può vedere anche lei per capire di che si tratta».

Torniamo al film: ha capito come faceva Victoria ad amare un uomo violento come John Gotti?«Credo che sia perché non puoi decidere di chi ti innamori. Lei lo ha incontrato quando lui non era certo uno stinco di santo, ma neanche il mafioso che è diventato. Victoria mi ha invitato a pranzo: è un’ottima cuoca, una donna dura dotata di un’intelligenza perfida. Mi ha detto che amava John con tutta se stessa, e che la vita del marito fuori casa non le interessava, anche perché lui la teneva fuori da tutto. Non so come si sopporti tutta quella violenza commessa da chi ami, la mia spiegazione è che ha spento una parte del proprio cervello. Ma il mio compito non è giudicare i miei personaggi, soltanto capirli».

Il film parla anche di come le scelte dei genitori influenzino la vita dei figli. Voi come vi state comportando con i vostri?«Io e John siamo d’accordo nel lasciare che decidano loro del proprio futuro. Ben (8 anni, ndr) passa dal desiderio di essere dottore ad astronauta, ginnasta, chef, poliziotto e attore, mentre Ella (18 anni, ndr) è già decisa a voler recitare e ha anche molto talento. Dopo il debutto in Daddy Sitter, ora sta girando The Poison Rose con suo padre. Noi cerchiamo di non infrangere i loro sogni».

Mi tolga una curiosità: ma quel whoo whoo del vostro primo incontro lo sente ancora?«Sono sempre innamorata, ma per risentire quel rumore nella mia testa devo chiedere a John di mettere l’uniforme che indossa quando pilota gli aerei: lo adoro quando si veste così, è tremendamente sexy. Una volta gli ho chiesto se poteva indossarla a letto».

E lui?«Mi ha detto: no… così è troppo!».