Diane Pernet, pioniera delle fashion blogger: «Va avanti solo chi ha qualcosa da dire»

La fondatrice di «Asvoff – A Shaded View on Fashion Film» sbarca a Roma per festeggiare i 10 anni del suo festival, all'interno della nuova rassegna «Videocittà». E qui racconta il blog creato nel 2005, quando ancora le «influencer» non esistevano, il rapporto col cinema, il segreto del successo in Rete, e il sogno della Toscana
Diane Pernet «Va avanti solo chi ha qualcosa da dire»

Inquadrare Diane Pernet non è impresa semplice. È nata a Washington, è cresciuta a New York, ma vive a Parigi; ha studiato Cinema per poi fondare un brand di moda; si è inventata il mestiere di fashion blogger quando ancora Chiara Ferragni andava a scuola (A Shaded View on Fashion, l’ha creato nel 2005, oggi è considerato tra i più influenti al mondo); è stata reporter, critica di moda, costumista per Amos Gitai. A queste, si aggiungono le definizioni di talent scout, fotografa e cineasta. A chiederlo a lei, risponde semplicemente così: «Ho sempre fatto quello che mi piaceva e che mi andava di fare». Segni di riconoscimento: abiti neri, rossetto rosso, una mantilla, anche questa nera, a coprirle capo e capelli. Da dieci anni ciò che più l’appassiona è il Festival Asvoff – A Shaded View on Fashion Film, il primo di cortometraggi sulla moda. Nomade e sperimentale, festeggia l’importante anniversario, in collaborazione con Bvlgari, a Roma, all’interno del più grande Videocittà, la prima manifestazione – ideata da Francesco Rutelli, presidente ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali) e diretta da Tomaso Radaelli - che unisce creatività artistica, artigianale e tecnologica. Dieci giorni (dal 19 al 28 ottobre), oltre 114 eventi, più di 200 guest star, premi Oscar, e studenti (qui il programma completo). «Asvoff combina tutto ciò che mi piace: mettere insieme cinema e moda per me significa chiudere il cerchio», racconta Diane ai blocchi di partenza. La stanchezza, aggiunge, si fa un po’ sentire («nelle ultime due settimane ho dormito tre ore a notte»), ma non importa: «Amo Roma, mi tocca dentro. La bellezza di Parigi è fredda, Roma invece ti dice “benvenuto” con la sua sensualità».

LEGGI ANCHE

Valentina Ferragni: «Gli haters mi odiano perché sono frustrati»

Le radici«Abito a Parigi da più di vent’anni, è il posto in cui ho vissuto di più. Ma visto che non sono francese, non mi sono mai sentita parigina. Se vivi a New York per sette anni, automaticamente ti senti newyorchese, con Parigi non succede ma va bene. Mi piace essere straniera». Di Washington, invece, ha pochi ricordi: «Ho abitato lì fino ai tre anni, dopo ci siamo trasferiti a Filadelfia e questo mi ha provocato una sorta di complesso di insicurezza: sei a due passi da New York, ma non sei a New York. Adesso, ironia del destino, New York è talmente cara che molte persone preferiscono Filadelfia».

Il legame profondo col cinemaAma i film di Antonioni, Visconti, Pasolini, Fellini e Cassavetes. A parlare di icone, il riferimento è ad Anna Magnani in La rosa tatuata, e a Sophia Loren: «Era la mia icona da ragazza, conoscerla poi è stato così strano».

Blog e influencerQuando ha iniziato lei, nel 2005, gli unici blog che esistevano erano finanziari o di ricette. «Ho iniziato con una sola idea in testa: condividere ciò che ritenevo interessante o che pensavo potesse esserlo». Non solo moda, ma anche cultura, arte. All’epoca, sostiene, la pubblicità non esisteva e gli stilisti non erano interessati. È stato Dolce & Gabbana, più tardi, a invitare per la prima volta i blogger. Adesso è tutto diverso: «Instagram ha contribuito al cambiamento. E i blogger, qui da voi c'è The Blond Salad, oggi guadagnano molto bene. Io non ho mai comprato una casa col mio blog. Il mercato, però, sostiene non è saturo: «Se hai qualcosa da dire e sei onesto, lo spazio può esserci. Ma lo scopo principale non dev’essere fare business. Oggi chi si approccia ai social, o a un blog, ha in testa solo una strategia per guadagnare, non è il giusto approccio».

Il nero come divisaHa iniziato a indossarlo ai tempi in cui lavorava come fashion designer. Quando ha smesso, ha realizzato che in quei vestiti si sentiva davvero a suo agio: «Il nero mi piace, mi fa sentire più forte, è rassicurante. Ma a Roma sfoggerò anche qualche altro colore. C’è il viola, il burgundy, l’oro…».

Sotto il sole della Toscana«Quando non lavoro, adoro tutto ciò che mi rilassa: leggere, guardare serie tv, bere il tè con i miei amici. Ma accade di rado, sono sempre molto inpegnata. Viaggiando con la fantasia, mi piacerebbe prendere una villa in Toscana, andare lì e dedicarmi alle rose. Ma nella vita vera sono un animale da città». Da oltre 10 anni, con Asvoff, Diane si dedica anche a scovare nuove talenti. Il suo mantra? «Fai quello che ami, ama quello fai. Non essere falso, sii autentico. È il solo modo per essere felice. non è facile, ma è  l’unico modo».