Commuove il Papa Francesco raccontato da Wim Wenders

Il documentario su Bergoglio presentato a Cannes come evento speciale è una lunga intervista, intervallata da immagini di viaggi e incontri. Un progetto particolarmente riuscito in cui anche un ateo si trova a rifletter su perdono, ascolto e condivisione
Commuove il Papa Francesco raccontato da Wim Wenders

«Dammi o Signore, una buona digestione. E anche qualcosa da digerire». Finisce così, con questa preghiera di Tommaso Moro che il Papa recita ogni mattina, perché «sorridere aiuta a vivere», il documentario di Wim Wenders su Bergoglio intitolato Papa Francesco - Un uomo di parola, presentato a Cannes come evento speciale. Sui titoli di coda arriva una bella canzone di Patti Smith.

Il film non è una biografia ma una lunga intervista (il Papa inquadrato sempre allo stesso modo, guarda Wenders che lo interroga e lo spettatore dritto negli occhi, cambiano solo i luoghi sullo sfondo) intervallata da immagini dei suoi viaggi, dei suoi incontri con la gente, dalle Filippine sotto il tifone alle favelas brasiliane, al Congresso americano alla visita ai carcerati napoletani, forse uno dei momenti più commoventi.

Nel film, ogni emergenza del mondo moderno (immigrazione, guerre, disoccupazione, disastri ambientali), le nostre paure, la nostra indignazione, sono raccontate attraverso le parole del Papa, i suoi gesti affettuosi, i suoi consigli quasi di buon senso casalingo.

Bergoglio dice che quando era ancora Buenos Aires gli piaceva molto confessare i fedeli per ascoltare le loro storie, si rammarica di non poterlo più fare. Ricorda che, spesso, alla fine domandava a madri e preoccupati per i loro figli e la loro vita: «Ma tu ci giochi con i tuoi bambini?».

Il Papa parla della tenerezza, degli abbracci e dell’affetto sincero, tutti strumenti per combattere l’angoscia delle domande cui non si trova risposta («Perché i bambini devono soffrire e morire? Non lo so») e la paura della morte («Moriamo un pochino ogni giorno») con parole semplici. Anche un ateo si trova a pensare ai valori cristiani raccontati così: il potere del perdono, la capacità di ascoltare gli altri, di includere e condividere sempre generosamente.

Ed è impossibile non commuoversi vedendo Bergoglio inquadrato seduto, nella penombra, di una cella di Auschwitz, con tutto il dolore del mondo addosso.

Il progetto è stato appoggiato dal Vaticano e quindi non ha nulla di controverso, dirà qualcuno. Inoltre, la parte iniziale dedicata a San Francesco (in bianco e nero, riprese alla Dreyer, un piccolo film nel film) non è particolarmente riuscita ma le parole di Bergoglio arrivano davvero al cuore, per chi un cuore ce l’ha.