La verità, dietro ogni guru

Osho e la provocatoria assistente Sheela. Jim Jones e il suo harem a Jonestown. Due documentari raccontano le strane vicende dei loro movimenti religiosi. Con donne protagoniste
La verità dietro ogni guru

Se dietro a ogni grande uomo c’è sempre una grande donna, figurarsi cosa ci può essere dietro a un santone. Basta la prima puntata del documentario Wild Wild Country (ora su Netflix) sulla vita e le opere del guru indiano Bhagwan Shree Rajneesh (più conosciuto come Osho) per capire che la vera protagonista è Ma Anand Sheela, sua assistente personale e dal 1981 fino al 1985 portavoce del movimento.

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Voce narrante principale, è lei il volto pubblico della comune nel periodo in cui si spostò da Poona (India) a Wasco County, in Oregon. È lei che porta avanti la battaglia contro i cittadini che si oppongono all’invasione dei sannyasin, è lei che rilascia le dichiarazioni più estreme alla stampa («Quando Gesù dice di porgere l’altra guancia, noi le prendiamo tutte e due»), che registra tutte le conversazioni con Bhagwan, che cerca di uccidergli il medico e che, si scoprirà dopo, cercherà di mettere in atto un attacco biologico contro la città di The Dalles.

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Metà cattivo dei fumetti e metà icona fashion grazie ai suoi completini viola, Sheela ora vive in Svizzera e si occupa di anziani, ma Wild Wild Country l’ha fatta diventare una figura pop, già parodiata dal Saturday Night Live. Non si può dire lo stesso delle donne del pastore Jim Jones, fondatore del Tempio del popolo, setta religiosa di ispirazione socialista e autore del più grande suicidio (per alcuni, omicidio) di massa della storia: 918 morti, avvelenati da un intruglio a base di cianuro e tranquillanti. Succede il 18 novembre 1978 a Jonestown, in Guyana. Già protagonista di diversi documentari, in Jonestown - Le donne del massacro (il 29 aprile su Crime+Investigation), l’evento viene analizzato dal punto di vista delle donne che vivevano intorno a Jones e che lo hanno aiutato nel portare a termine la folle impresa: le amanti e segretarie Maria Katsaris, Annie Moore, Carolyn Layton e la moglie Marceline, con la quale aveva sette figli, sei adottati – tre asiatici, un nativo americano, uno africano e uno bianco – e uno naturale, Stephan, sopravvissuto al massacro e protagonista del documentario.

Paranoico, ossessionato dall’omosessualità altrui («sono l’unico uomo eterosessuale al mondo», sosteneva), megalomane tanto da credersi Dio, non c’è dubbio che Jones sia stato protetto dall’harem che si era costruito.

Curiosità: tra i due documentari c’è anche un inquietante incrocio. Shannon Jo Ryan, una delle adepte di Bhagwan in Oregon, è la figlia di Leo Ryan, il parlamentare californiano ucciso a colpi di fucile a Jones­twon la mattina del massacro, mentre cercava di trasportare negli Stati Uniti alcuni disertori.violenza, conflitto e prevaricazione fanno parte da sempre del nostro Dna.