«Mister Li? Sconosciuto pure in Cina...»: il New York Times indaga sul presidente del Milan

La testata americana prova a far luce sul patrimonio del nuovo numero uno rossonero, ma qualcosa non torna: «Non è mai stato tra le persone più ricche della Cina. E le miniere non sono sue»
«Mister Li Sconosciuto pure in Cina...» il New York Times indaga sul presidente del Milan

«Ma la proprietà cinese i soldi ce li ha oppure no?». Per tutta l’estate, la domanda più in voga tra i tifosi del Milan riguardava l’identità del nuovo presidente, arrivato dall’altra parte del mondo per riportare in alto lo storico club rossonero. Un curriculum vitae difficile da inquadrare, ma sul quale il New York Times ha provato a fare luce trovando però anche qualche punto oscuro: «Quando Li è arrivato a Milano, nessuno in Italia aveva mai sentito parlare di lui», è l’emblematico attacco dell’inchiesta americana, «e potenzialmente neppure in Cina».

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«Tuttavia, raggiunto l’accordo con Silvio Berlusconi per la cifra astronomica di 860 milioni di dollari, ha dimostrato di avere la cosa più importante: i soldi». In effetti il mercato estivo è stato esaltante, con 11 giocatori acquistati per quasi 200 milioni di euro spesi, terzo club in Europa. E’ vero, come ricorda lo stesso New York Times, i tesseramenti di Leonardo Bonucci e Lucas Biglia sono stati messi a rischio da presunte fideiussioni bancarie che mancavano, ma poi tutto si è risolto per il meglio e i tifosi hanno tirato un sospiro di sollievo.

Stando al report statunitense, però, hanno poco da star tranquilli. «Il signor Li non è mai stato nominato tra le persone più ricche della Cina e l’impero minerario che ha descritto ai funzionari del calcio italiano è a malapena conosciuto nell’ambiente». Anzi, a dirla tutta, l’azienda che si occupa dell’estrazione di fosfati nella città di Foquan - quella di cui aveva parlato il presidente del Milan - sarebbe di proprietà della Guangdong Lion, una società passata in un anno a costo zero da quattro imprenditori diversi, tra i quali non figura però Yonghong Li.

«Inizialmente la società era di proprietà degli investitori, Li Shangbing e Li Shangsong. Il secondo ha poi venduto la sua parte a tale Li Qianru. Nel maggio 2016 i due hanno venduto l’intero pacchetto delle azioni - dietro nessun compenso - a un certo Li Yalu, il quale a sua volte tre settimane dopo ne ha cedute la metà a Zhang Zhiling. Oltretutto l’inviato del New York Times si è recato lui stesso ad agosto presso gli uffici dell’azienda, in un elegante grattacielo di Guangzhou, ma ha trovato sulla porta un avviso di sfratto, mentre dentro era tutto in disordine.

Ci sono però due bizzarri collegamenti tra Li Shangbing e Li Yonghong. Innanzitutto - come ricorda il NYT - ad aprile sono stati citati da un tribunale cinese per non aver risolto una controversia con un’altra compagnia nazionale, sparendo entrambi. Inoltre è assurdo come Li Shangbing nel maggio 2016 abbia avviato l’azienda «Sino-Europe Sports Asset Management Changxing Company» e due giorni ne sia nata un’altra con un nome incredibilmente simile (Sino-Europe Sports Investment Management Changxing Company») che oggi ha interessi nel Milan.

Così, mentre i dirigenti stanno cercando di rifinanziare il debito col Fondo Elliott, i tifosi rossoneri devono fare i conti con i misteri legati alla nuova proprietà cinese. Per loro, che erano abituati ad un presidente sempre in prima linea, si tratta comunque di una svolta epocale.

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