La nuova vita di Renato, «il più grande donnaiolo della storia del calcio»

Comprato dalla Roma, si rivelò uno dei bidoni più clamorosi degli anni ’80. In compenso, girava ogni tipo di night e si vantava di aver avuto mille donne. Oggi, Renato Portaluppi è uno dei tecnici più apprezzati in Brasile
La nuova vita di Renato «il più grande donnaiolo della storia del calcio»

E’ stato «il più grande donnaiolo della storia del calcio». Non si è mai fatto mancare niente. Una volta consumò un amplesso dietro una siepe, mentre i compagni della Selecao si allenavano. «Non fu semplice, ma quella volta mi sono molto divertito», ha raccontato in seguito. Un creativo, uno fuori dagli schemi. Pure troppo.

Renato Portaluppi sta al mondo del calcio come Rocco Siffredi a quello del cinema porno. Ha avuto ruoli importanti, mettiamola così. Lui le donne le chiamava «Maria scarpa da calcio». In Brasile si chiamano così le ragazze facili che stanno appiccicate ai calciatori famosi per trarne vantaggio, offrendo prestazioni che non si riferiscono alla diagonale difensiva nel 4-4-2.

E’ stato uno dei bidoni più clamorosi degli anni ’80. Eppure: arrivava dal Flamengo, in Brasile era un mito, giocava in nazionale, era un’ala destra col fisico giusto e i piedi fatati. L’allenatore Nils Liedholm sentenziò fiducioso: «E’ il Gullit bianco». Giocò in giallorosso nel 1988-89.Pagato 3 miliardi di lire, 23 partite, manco lo straccio di un gol. All’Olimpico, quando se ne andò dopo una sola stagione, lo salutarono con uno striscione memorabile. «A Renato, ridacce Cochi».

Girava per Roma con giacche aperte sulla giungla di pelo, catenoni d’oro massiccio al collo, mocassini lucidissimi e jeans strizzati: un playboy, niente da dire. Frequentava i night, si presentava all’allenamento del mattino sempre un po’ stordito dalle acrobazie notturne, i compagni erano ammirati dalle sue imprese tra le lenzuola. Inevitabile il soprannome: il «Pube de Oro». Si vantava: «Ho posseduto più di mille donne». Calcolava per difetto, chiaro. Fonzie gli faceva un baffo.

Vent’anni così, in bilico su una garconierre. Poi la trasformazione. Renato qualche anno fa è diventato allenatore. Ha fatto la gavetta, si è impegnato, ha studiato da chi ne sapeva più di lui. A 55 anni è uno dei tecnici più apprezzati in Brasile. Pochi giorni fa ha vinto la Coppa Libertadores, alla guida del Gremio. E’ il primo brasiliano a vincerla sia da giocatore che da tecnico. Ora parteciperà al Mondiale per Club: lo aspetta il Real Madrid, sfida da far tremare i polsi, ma l'ex Mandrillo è pronto. Si è fatto più serio, ha tagliato i capelli, non si nasconde più dietro le siepi e non risultano più battaglioni di fanciulle compiacenti ai suoi piedi, ma solo palloni.