Rajasthan, a casa del maharaja

Ci sono città dove basta superare un portone per cambiare epoca. La fotografa danese Signe Vilstrup cercando una location di moda ha scoperto Karauli e gli ultimi maharaja
Rajasthan a casa del maharaja

Lo Stato del Rajasthan, nel Nordovest dell’India, tra Nuova Delhi e il Pakistan, è ancora oggi una delle migliori opportunità che avete per fare un viaggio nel tempo. Anzi, diversi viaggi nel tempo in una sola visita: ci sono città, come la pittoresca Karauli, dove è sufficiente entrare o uscire dal portone dei tradizionali edifici di arenaria rossa per cambiare epoca e secolo. Nei suoi palazzi abitano ancora principi e maharaja, che allevano cavalli di razza, girano in macchine d’epoca, si vestono con i gioielli e i colorati abiti tradizionali «poshak» del Diciottesimo secolo e soprattutto sono diventati maestri dell’ospitalità. LEGGI ANCHE

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La fotografa danese Signe Vilstrup era arrivata in quest’angolo di Rajasthan perché cercava una location per un servizio di moda e un amico le aveva suggerito il piccolo distretto del Karauli, a quattro ore di viaggio da Jaipur. Signe aveva bisogno di un palazzo dove scattare delle foto, ha trovato molto di più: una famiglia reale pronta ad accoglierla. «Karauli è una capsula temporale, qui molte cose funzionano ancora come se fossimo nell’epoca precedente alla colonizzazione britannica», spiega Signe. Il suo amico l’ha messa in contatto con Rajkumar Vivasvat Pal: principe della corona a Karauli, figlio del maharaja, pittore e restauratore, appassionato di miniature, studi d’arte a Londra e mostre in tutta Europa, mecenate, grande cavallerizzo. Vivasvat le ha aperto le porte dei palazzi di famiglia, per primo il Bhanwar Vilas Palace, edificio art déco con facciata color giallo paglierino, costruito dal suo avo, Ganesh Pal Deo Bhadur, nel 1938.Quando lo progettò, il maharaja dell’epoca voleva anche dimostrare quanto la famiglia fosse attenta alle tendenze della contemporaneità, e quindi dentro il Bhanwar Vilas Palace si trovano mescolati molti degli stili di inizio Novecento, dal Bauhaus al coloniale. LEGGI ANCHE

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Oggi, ottanta anni dopo la sua inaugurazione, il suo portone è un altro dei viaggi nel tempo di Karauli: «Il palazzo è pieno di artefatti storici, dipinti, fotografie degli antenati, di tigri e leopardi impagliati, non c’è niente che appartenga a questa epoca, per me è stato come essere dentro un film». Ottima notizia: il Bhanwar Vilas Palace può essere visitato e ci si può anche alloggiare: da più di venti anni è un «heritage hotel», un albergo in stile tradizionale, bed & banchetto col maharaja, che abita il palazzo.

Al piano superiore la dimora comprende 35 camere di lusso con 8 suite. Talvolta sono il principe o sua moglie, Anshika Ramnagar-Dhamerdi, ad accogliere gli ospiti. «Anche se la principessa Anshika viene da un altro Stato, l’Uttar Pradesh, dopo essere entrata nella famiglia reale di Karauli ha studiato la storia della città e del distretto in ogni singolo dettaglio e ormai credo la conosca meglio di chiunque altro. È laureata a Delhi in lingua e letteratura inglese, è scrittrice ed editrice». Il principe pittore e la principessa letterata hanno una figlia, Brijaambika, tre anni, che si comporta e conversa come vi aspettereste dalla nipote di un maharaja.

Proprio come in un film di Hollywood (o di Bollywood), giorno dopo giorno Signe è entrata nel cuore della famiglia reale, hanno cavalcato insieme, esplorato l’area, scattato ritratti sempre più personali, le hanno raccontato storie di famiglia, mostrato vecchie foto e ritratti ancora più antichi, hanno tirato fuori per il suo obiettivo i vestiti e i gioielli antichi, le hanno offerto banchetti tradizionali di piatti del Karauli, come il piccantissimo curry di agnello Laal Maas o il Dal Baati, a base di lenticchie e pane non lievitato. Il maharaja in persona l’ha invitata a visitare i suoi progetti di beneficenza per i bambini disabili delle aree rurali, strutture dove arrivano da tutta la regione per alloggiare e studiare. «All’inizio mi intimoriva, non è il tipo che si faccia impressionare da una fotografa di moda, ci ho messo un po’ a superare il suo scetticismo». C’è da capirlo: Krishna Chandra è il 181esimo monarca della sua dinastia. Da quando l’assolutismo dei maharaja è stato sostituito dall’affollata e faticosa democrazia indiana, Krishna Chandra si dedica soprattutto ai suoi progetti filantropici e culturali: due templi, due ospedali (di cui uno da campo), diverse scuole, un progetto di conservazione per la tigre del Bengala, lavorano oggi per lui oltre cinquecento persone, e molte di più lo ascoltano senza fiatare. Il potere politico è dissolto, ma al centro della comunità c’è sempre lui. A Karauli nessuno lo vede come l’anziano aristocratico proprietario di un albergo in città, ma come il Re. Lui e la moglie, maharani Rohini, concedono regolarmente udienza pubblica ai cittadini del distretto e provano ad ascoltare le loro storie, a risolvere problemi, dirimere controversie.

«Anche questo è un viaggio nel tempo, il maharaja e la maharani sembrano ancora monarchi assoluti e responsabili in tutto e per tutto dei loro concittadini. I suoi servitori gli baciano ancora i piedi in segno di rispetto quando lui entra nella stanza». La regina Rohini ha in realtà pienamente abbracciato la democrazia, nel 2008 si è anche candidata alle elezioni, ha rappresentato la città nell’Assemblea legislativa del Rajasthan fino al 2013 ed è stata lei ad aprire per prima le porte del palazzo e a proporre che fosse trasformatoin un «heritage hotel». Fino al secolo scorso, prima della costruzione del Bhanwar Vilas Palace, il maharaja e la sua famiglia abitavano in quello che oggi si chiama Karauli City Palace, una meraviglia architettonica del XIV secolo, dimora di questa dinastia dal XVII secolo fino all’inizio del Novecento. «È una gemma ancora da scoprire, anche per i viaggiatori più esperti di India è una sorpresa», racconta Signe. «Nessuno si aspetterebbe un palazzo del genere in un’area rurale, ho visitato il Taj Mahal e tutti gli altri classici, ma questo è il mio edificio preferito di tutta l’India settentrionale, ha una magia tutta sua e senza l’assillo di tutta quella folla di turisti e venditori che si vede altrove». Si entra da uno dei suoi dodici cancelli, passando accanto alle gabbie nelle quali non molto tempo fa c’erano ancora tigri ammaestrate.

Ci sono templi da ogni lato e merita una visita anche il museo del Palazzo, pieno di oggetti che potrebbero far vibrare la vostra immaginazione: armi medievali, statue di guerrieri dell’Ottavo secolo e soprattutto una vasta collezione di palanchini. Quando viaggiavano a dorso di elefante, i maharaja lo facevano con stile (voi non fatelo, però: è superato). Secondo Signe Vilstrup l’angolo di questa piccola città di provincia del Rajasthan che meglio rappresenta la sensazione di salto indietro nelle epoche non è tanto il palazzo, quanto le strade intorno: «È come essere all’improvviso in un’epoca medievale: il villaggio è pieno di vita, le donne indossano sari colorati, ci sono i bambini che giocano, capre, scimmie, mucche e galline che vagano libere, senti il suono del fabbro o di un carpentiere al lavoro, tutto viene lavorato a mano, le merci e a volte anche persone arrivano ancora a dorso di cammello». Un altro motivo per arrivare a Karauli sono i due templi del distretto, quello tutto marmo e bandiere rosse (devozione, no rivoluzione) di Kaila Devi e quello giainista (un’altra antica religione indiana) di Shri Mahavirji Ji. «Avevo viaggiato molto in India, ma non potevo dire di aver trovato la “vera” India prima di aver messo piede in Rajasthan, è una festa continua, che sembra uscita dall’epica e dalle favole».

FOTO Signe Vilstrup