Dieci anni dopo Bad Boys, la ‘ndrangheta riemerge in città

Era il 2008 quando Carmelo Novella venne crivellato di colpi a San Vittore Olona e pochi mesi dopo venne sgominata la locale di Legnano-Lonate Pozzolo. Nel 2018 nuovi arresti

piazza san magno legnano

La ‘ndrangheta è tornata in città o sarebbe meglio dire che non se n’è mai andata. Sono passati dieci anni da quel 23 aprile 2009, giorno in cui 200 carabinieri fecero irruzione nelle case di 39 persone tra Legnano e Lonate Pozzolo per eseguire le ordinanze cautelari dell’indagine Bad Boys che sgominò la locale che si era instaurata sin dagli anni ’80 nella zona.

A dieci anni da Bad Boys

Traffico di stupefacenti, estorsioni, prostituzione, rapine, omicidi (almeno quattro riconducibili al gruppo) e una guerra di potere che ebbe il suo apice con l’uccisione del capo troppo indipendente della “Lombardia”, quel Carmelo Novella crivellato di colpi da due sicari in un bar di San Vittore Olona, davanti a tutti. Quell’operazione era prodromica a “Infinito”, un vero e proprio anno zero dell’organizzazione calabrese in Lombardia con 150 arresti al nord e altrettanti nella loro terra d’origine. Oggi molti dei protagonisti di quella vicenda sono tornati in libertà, tra questi il capo della locale di Legnano-Lonate, Vincenzo Rispoli che da quasi un anno è un uomo libero.

L’intermediatrice finanziaria legnanese e il recupero crediti

Martedì, invece, è finita in carcere un’intermediatrice finanziaria insospettabile, Paola Galliani legnanese doc ma che parlava lo stesso linguaggio dei mafiosi calabresi: “Vado da quelli di Seregno o da quegli altri – diceva, riferendosi a quale gruppo criminale fare riferimento per convincere l’imprenditore a pagare – scateno la belva se non paga».  La Galliani parla dei “vertici di Legnano”,  confermando che c’è ancora un’organizzazione in città anche se, probabilmente, indebolita e “commissariata” dopo i problemi giudiziari di gran parte dei suoi affiliati. Il suo senso di appartenenza al gruppo mafioso è testimoniato da un’altra definizione che dà dei personaggi dei quali si attornia: “È gente mia”.

Giuseppe Morabito e i suoi collegamenti

La belva è Giuseppe Morabito, 59 anni, originario di Rosarno (RC), che avrebbe avuto rapporti con i Bellocco e i Pesce, clan della Piana di Gioia Tauro, nel Reggino. Dalla sua residenza in Svizzera, oltre a collaborare con la Galliani per operazioni di trasferimenti di danaro di dubbia liceità, avrebbe controllato il traffico di droga in Lombardia, sgominato con l’operazione Linfa del luglio 2017: viveva in Canton Ticino, ma continuava a viaggiare, passando ogni giorno la frontiera sul versante comasco per “curare i suoi affari” tra Rodano (MI) e Casorate Primo (PV).

Gli uomini della ‘ndrangheta a Legnano

I suoi referenti a Legnano erano Francesco Cicino, 47 anni, di Guardavalle, in provincia di Catanzaro, indicato come il braccio destro di Carmelo Novella. In quell’indagine, sfociata in un’operazione del luglio 2017 denominata “Linfa”, gli investigatori hanno accertato i rapporti fra i due, le telefonate, gli incontri e la gestione del traffico di droga con Antonio Curciarello 50 anni, di Siderno, nel Reggino, ma residente a Legnano. Così si è scoperto che una cellula importante dell’organizzazione era proprio a Legnano e che comprende anche Francesco Ciliberto e il fratello Federico, vicino ai Rispoli e fidanzato della figlia della Galliani, anche lui coinvolto nel pestaggio dell’imprenditore. In quell’operazione sono stati sequestrati 149 chili di marijuana in totale, piu’ 6 chili di cocaina e 40mila euro in contanti oltre ad un capannone a Legnano nella disponibilità di Edoardo Novella, figlio di Carmelo, arrestato a gennaio di quest’anno.

Il traffico di droga

La droga, secondo quanto ricostruito dagli agenti della Dia, poteva seguire la direttrice Reggio Calabria – Milano e provincia nelle due direzioni, per essere poi piazzata a Roma e venduta anche ai clan siciliani della zona di Catania: un sequestro da 129 kg di marijuana è stato eseguito sulla tangenziale di Roma, e la droga era nascosta in un’auto da Davide Robbi, milanese, anche lui arrestato. L’indagine ha portato a mettere in carcere anche Giuseppe e Saverio Perre, di Locri ma con base (e ristorante) a Rodano, periferia est di Milano.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Ottobre 2018
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