Carri di seconda categoria del Carnevale di Viareggio 2019, presentati stasera i bozzetti. Eccoli

 

MOON DREAM

di Luca Bertozzi

A mezzo secolo dallo sbarco sulla Luna il presidente Trump sogna di tornare sul nostro satellite per rinnovare la supremazia americana. Una nuova corsa fatta di avventure spaziali e viaggi turistici in orbita. Realtà o sogno?

Moon dream show rappresenta il “sogno ricorrente” che risveglia nella mente umana il desiderio di tornare sulla Luna ed esplorare lo spazio profondo. Così, 50 anni dopo la spettacolare missione Apollo 11, in cui l’uomo camminò per la prima volta sul suolo selenico, Donald Trump sogna di rinnovare il grande primato spaziale per riaffermare la supremazia americana sul resto del mondo. Parte la nuova corsa alla Luna. Nuove avventure ai confini dell’universo, viaggi turistici in orbita ci attendono non troppo lontano. La nostra missione come sempre è quella di stare a guardare. Sicuramente noi la Luna ce la sogniamo.

THE WINNER IS …. CHI VINCE NON SA COSA SI PERDE

Di Edoardo Ceragioli

La bramosia di vincere sempre e a tutti i costi ci fa perdere di vista il potere incredibilmente educativo dell’arte del “non vincere”. Un’arte umanissima, che paradossalmente ci rende più forti e capaci di affrontare le difficoltà della vita. La costruzione è una riflessione sulla sconfitta come possibilità da esplorare; ridimensionare la negatività del suo significato che conduce l’uomo a sviluppare ossessioni per il successo.

Un carico insopportabile che produce ansie, frustrazioni, presunzioni, individualismi, competizione e solitudini. Riconoscere il potere dell’errore e la sua carica creativa, produce il ridimensionamento di ogni delirio d’onnipotenza. Lavorare sulla dimensione della fallibilità, in un mondo assillato dalla perfezione e dalla vittoria, ci permette d’imparare l’umanissima arte del perdere e paradossalmente ci rende meno vulnerabili nella nostra ricerca di vita. Perché considerare la vita una partita dove o si vince o si perde?

FREEDOM #lefarfallediemmabonino

Di Fantasticare di Priscilla Borri e Antonino Croci

La donna nasce da crisalidi di retaggi culturali arcaici, avvolta da filamenti strettissimi. Attraverso una lenta metamorfosi, che si protrae da millenni, tenta il miracoloso cambiamento della propria condizione. Da bruco, intento solo a nutrirsi, a pupa adagiata dentro merletti dorati, fino alla perfezione della libera farfalla. Solo in quest’ultimo stadio la donna può dirsi tale, manifestando tutto il suo colore, splendore e mostrando alle altre la strada per il cambiamento

LA ZATTERA

Di Franco Malfatti

Il dramma delle migrazioni al centro della costruzione, che si ispira al celebre dipinto “La zattera della medusa”, che il pittore francese Theodore Gericault ha realizzato duecento anni fa. Un’opera drammaticamente attuale, ma che vuole sottolineare come il sentimento di speranza rimanga comunque acceso, anche di fronte ad un barlume di salvezza, perché ancorato alla vita.

La zattera che va per mare, viene trasportata dalle onde con il suo carico di vite umane, è un’allegoria ispirata al tema trattato dal pittore francese Theodore Gericault che proprio circa 200 anni realizza il suo quadro “La Zattera della Medusa”, così attuale da sembrare dipinto nei nostri tempi. Utilizzare il potenziale evocativo e narrativo dei capolavori del passato per riflettere sui fatti che appartengono ormai purtroppo anche alla nostra quotidianità significa attualizzare il loro messaggio che si dimostra ancora oggi così vero. Lo sconvolgente viaggio dei naufraghi sulla zattera evoca il dramma dell’immigrazione, fra le righe accanto alla cruda realtà di vite spezzate, si legge comunque, forte e vivo, un messaggio di speranza: quella di poter essere tratti in salvo e continuare a vivere una vita migliore.

PRIGIONI

Di Luciano Tomei

Oggi passiamo più tempo chinati verso lo schermo dei nostri smartphone che ad ammirare i paesaggi che abbiamo attorno. Perdendone la bellezza. Preferiamo chattare piuttosto che entrare in contatto con le persone. E senza neanche accorgercene finiamo incatenati nelle stesse prigioni che ci siamo costruiti. Ecco il senso dell’allegoria della costruzione.

Il costruttore ha voluto con questo titolo sottolineare la doppia interpretazione che l’opera presentata può avere, una prima lettura può dare infatti risalto al luogo ove si svolge la scena, un’altra può sicuramente essere vista in chiave michelangiolesca, dove appunto “prigioni” sta per prigionieri. Cosa avremo mai da dirci ora che prima non ci dicevamo? Già, ma tra il parlare ed il chattare c’è di mezzoo tutta una letteratura. Mentre le albe ed i tramonti regalano ancora sipari che si aprono all’orizzonte, noi costringiamo il nostro capo a guardare verso terra, o meglio a scrutare dentro quello scrigno non troppo magico fatto di suoni colori e dipendenze… Notifica dopo notifica viviamo in parallelo con una realtà che sembra più reale del reale ma che in sostanza forse non esiste nemmeno. Di questa liberalizzazione tecnologica dell’essere ovunque raggiungibile forse ciò che ci incatena è l’assenza di quell’intimità che ci faceva non prigionieri di un bip.

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