Piccoli imprenditori (africani) crescono
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Piccoli imprenditori (africani) crescono

L'AFRICA E' LA SECONDA DESTINAZIONE D'INVESTIMENTI ESTERI PIU' ATTRAENTE AL MONDO. UN POPOLO DI GIOVANI STARTUPPER E' LA SPERANZA PER IL FUTURO DEL CONTINENTE. IL FRENO ALLO SVILUPPO ECONOMICO PERO' CONTINUA A ESSERE LA SITUAZIONE SOCIO POLITICA. MA IN 760MILIONI SPERANO NEL CAMBIAMENTO

di Fernando Vega Redondo, professore di social and economic network

L’Africa è un continente con una storia difficile, un presente problematico ed eterogeneo e un futuro potenzialmente radioso, ma a rischio. E questo vale a livello sociale, culturale ed economico. Tuttavia, l’Africa ha 760 milioni di motivi per sperare: il 60% della sua popolazione che ha meno di 24 anni.

Alcuni paesi africani sono politicamente stabili, alcuni pericolosamente volatili; molti sono ricchi di risorse, molti altri quasi non ne hanno; alcuni sono fertili, altri sono sterili e quasi desertificati. Praticamente tutti i paesi africani hanno però una popolazione molto giovane, che rappresenta un patrimonio di grande valore se, come accade in alcuni dei paesi più dinamici (per esempio Nigeria, Kenya, Uganda, Ghana o Sudafrica), una parte significativa di questi giovani ha una formazione ragionevolmente buona.
Le cose, tuttavia, sono tutt’altro che rosee per i giovani africani. I tassi di disoccupazione sono molto elevati (12-14% nell’Africa subsahariana) e molti di loro vivono ben al di sotto della soglia di povertà. Con le parole di Tony Elemelu, u­n imprenditore e filantropo nigeriano, «la disoccupazione giovanile è la sfida più grande per l’Africa». D’altra parte, come ripetono spesso i tipicamente ottimisti africani, una tale disoccupazione spinge molti di loro a diventare imprenditori o, almeno, a darsi da fare per farlo. Non tutti, e nemmeno molti, avranno la rara combinazione di competenze, creatività e spinta necessaria a diventare imprenditori di successo, tuttavia un pool così ampio e motivato di aspiranti imprenditori, se adeguatamente sostenuto, può avere un forte impatto economico sullo sviluppo africano.

Questo potenziale non è solo un’illusione, frutto di un ingenuo e pio desiderio. Un indicatore forte è che all’elevata offerta di imprenditori fa fronte un’ugualmente forte domanda, sotto forma di investitori (venture capitalist, fondi di investimento e investitori istituzionali privati o statali) alla ricerca di buone opportunità.
Eventi di pitching, start up weeks, acceleratori e incubatori abbondano in tutta l’Africa: a Lagos, Nairobi, Città del Capo o Accra.  Alcuni sono organizzati dalla gente del posto, e per lo più indirizzati alla gente del posto. Altri sono volti ad attirare investitori stranieri, interessati a finanziare progetti e imprenditori africani. A conferma di questa tendenza, secondo la Banca mondiale, il continente è diventato la seconda destinazione d’investimento più attraente del mondo, appena dietro il Nord America. In secondo luogo, gli investimenti esteri diretti hanno raggiunto nel 2015 un record di 60 miliardi di dollari, cinque volte il livello del 2000!

Ma, ancora una volta, non tutto è roseo. C’è consapevolezza, e paura, del fatto che tendenze così promettenti si basano ancora su fondamenta fragili. Una fonte primaria di preoccupazione non è tanto economica quanto socio-politica. In parte come conseguenza della storia coloniale, molti paesi africani non sono soltanto etnicamente diversificati, ma anche sconvolti da conflitti etnici. E senza una certa stabilità politica, l’imprenditorialità e lo sviluppo economico difficilmente possono prosperare. Un problema correlato è di natura un po’ paradossale: nei paesi africani ricchi di risorse (per esempio, petrolio o materie prime preziose), la minaccia di corruzione e di gravi conflitti, spesso anche interetnici, è molto elevata. Tutto ciò, a sua volta, compromette in modo sostanziale la capacità dello Stato di fornire beni pubblici (per esempio infrastrutture) e servizi (per esempio l’istruzione), che sono presupposti essenziali per il successo dell’imprenditorialità e dello sviluppo. Nonostante gli innegabili progressi degli ultimi tempi, la fragilità socio-politica rimane uno dei principali problemi che minacciano il futuro economico dell’Africa.
 

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