Andria – “Giovedì sono stato accostato da due giovani che mi hanno massacrato di parolacce e che mi hanno detto che sul territorio comandano loro” aggiungendo che “mi hanno detto o lo capisci con le parole oppure te lo faremo capire con le botte” – è il racconto inquietante svelato da don Riccardo Agresti, parroco della parrocchia di Croci-Camaggio e da tempo attivo sul territorio in difesa delle categorie più svantaggiate e per la reintroduzione delle stesse nel mondo del lavoro e della legalità – ai microfoni del Tgr Puglia. Ancora ignote le cause precise del vile gesto, come anche l’identità dei due aggressori, anche se il tutto farebbe pensare ad un attacco intimidatorio della criminalità organizzata o comunque di soggetti pregiudicati nei confronti di un parroco che da tempo si è impegnato per togliere dalla strada giovani e meno giovani, avviandoli ad un destino più positivo.
Don Agresti, lo ricordiamo, è promotore del progetto “Senza Sbarre“, un progetto sociale che ci ha consentito di creare un sistema di accoglienza residenziale e semiresidenziale per detenuti ed ex grazie alla collaborazione con l’Associazione “Amici di San Vittore”. Il progetto è stato sostenuto con diverse iniziative anche da artisti di fama nazionale, da Baglioni a Scamarcio. Nonostante questo, giungono le minacce. I dettagli di questo episodio non sono stati illustrati anche se sembra che la questione sia stata già riferita alle forze dell’ordine.
Una situazione che fa riflettere anche sull’attuale degrado sociale che penetra prepotentemente nelle singole famiglie sino a sfociare, in alcuni casi, in situazioni gravissime che portano i giovani ad affidarsi ad organizzazioni criminali. Una situazione che andrebbe pesantemente contrastata attraverso costanti controlli ma anche formazione. Video:
“Andria ha conosciuto altre stagioni in cui ad essere sotto attacco sono stati i preti di periferia, quelli di strada e di comunità. Il culmine dello stato di allerta e la strategia della tensione urbana, ad Andria, si consumò nel lontano 15 giugno 2006, quando oltre ai preti vennero anche minacciati giornalisti quale l’indimenticato prof. Michele Palumbo de La Gazzetta del Mezzogiorno al quale venne fatta recapitare una lettera minatoria proprio perché si era occupato di una vicenda legata alle minacce subite da alcuni preti andriesi” – a ricordarlo è Savino Montaruli, coordinatore Comitato Quartiere Europa – Andria ecomponente eletto 1^,3^ e 4^ Consulta comunale.
“Una stagione molto delicata per la città di Andria che solo grazie ad una mobilitazione civica e sociale collettiva trovò l’immediata risposta soprattutto da parte delle Istituzioni. Come Comitato di Quartiere Europa fummo i promotori di quell’evento storico che vide confluire, per la prima volta in assoluto, l’allora Prefetto di Bari, dott. Carlo Schilardi, l’allora Questore Francesco Gratteri, i vertici della Magistratura e delle Forze dell’Ordine e i rappresentanti istituzionali del territorio nella Sala Consiliare dove si tenne per la prima volta aperto al pubblico un Comitato Provinciale per la Sicurezza e L’Ordine Pubblico. Oggi giunge la notizia delle minacce subite da don Riccardo Agresti il quale si è “confessato” davanti alla sua Comunità chiedendo ai suoi parrocchiani di pregare per lui perché gli dessero la serenità per andare avanti nella sua attività di sacerdote, malgrado le minacce ricevute qualche ora prima. Non spetta a me dire chi è don Riccardo Agresti, basti dire che è colui il quale, in un suo intervento stampa del 2011, ha affermato:”
“apprezzo gli sforzi che questa amministrazione sta facendo a riguardo della sicurezza ma non sono contento per le aspettative. Non sono contento per i proclami quando non sono seguiti dai fatti. Hanno detto che “con la sicurezza cambieremo la città” ma bisogna avere un quadro chiaro della città. E gli amministratori ce l’hanno solo che si avverte il bisogno di stabilità che potrebbe essere dato da un collaborazione dichiarata, costante e permanente. Siamo abituati a vedere la criminalità solo in chi spaccia, in chi delinque, in chi fa atti illeciti. Non siamo abituati a vedere nei palazzi la tanta gente che definisco colletti bianchi che lavorano e che quando hanno da manifestare il loro potere lo fanno alleandosi con la malavita. Nella nostra città è molto forte questo intreccio tra il bene apparente ed un male che persiste. Una distinzione che non emerge e che inculca nella gente un grande senso d’indifferenza. Una indifferenza che si radica sul territorio. Sono a contatto ogni giorno con la malavita ed ogni giorno con la gente per bene ma nonostante ciò non riesco a distinguere le due cose””.
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