Pedemontana: il comitato critico sulla realizzazione della strada

pedemontana 4' di lettura 01/11/2017 - Il Governo ha risposto in data 11/10/2017 alle tre interrogazioni parlamentari depositate da tre Onorevoli Beatrice Brignone, Lara Ricciatti e Patrizia Terzoni rispettivamente per SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE, ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTAeMOVIMENTO 5 STELLE.

Tre giovani donne marchigiane che hanno intrapreso una battaglia di diritto e che condividono l’impegno e la passione profusa in difesa dell’ambiente e della popolazione delle Marche così duramente colpita dal sisma dello scorso anno ma anche dalla crisi che ha completamente sfaldato il tessuto economico del cosiddetto “Modello Marchigiano”. Le interrogazioni parlamentari presentate convergevano nella richiesta di riesame delle motivazioni che hanno consentito l’approvazione del progetto della Pedemontana delle Marche negli ultimi 20 anni, su tutti i tavoli di lavoro, sia a livello locale che nazionale: la creazione di posti di lavoro.

A tal proposito lo studio di settore commissionato alla Società Internazionale Price Wather House and Coopers da parte della Società Quadrilatero vincitrice dell’appalto per la gestione della realizzazione del tratto di strada della Pedemontana delle Marche da Fabriano a Muccia, prevedeva la creazione di 8000 posti di lavoro/anno per un totale di 90.000 posti di lavoro in 10 anni, questi i numeri che hanno garantito in ogni consesso decisionale l’approvazione unanime della Pedemontana a discapito di qualsiasi problema d’impatto ambientale, storico-archeologico e danno al settore turistico, agroalimentare e vitivinicolo, derubricabili di fronte al presunto boom economico che la strada avrebbe portato.

Premesso che, la somma dell’intera popolazione tra Fabriano e Muccia, non conta le 90.000 unità conteggiate nello studio di settore, l’inconsistenza di tali motivazioni non poteva essere avallata anche dal Comitato del CIPE che nella delibera n. 64 del 2016, ha ritenuto di abbandonare lo strumento del Piano di area vasta (Pav), riallocando le risorse finanziarie ad esso precedentemente stanziate e di dichiarare per la prima volta la totale inconsistenza del modello della “cattura di valore” che aveva convinto le Autorità ad inserire la Pedemontana nel progetto sovranazionale dell’Asse Berlino-Palermo.

Di fronte alla richiesta delle interrogazioni parlamentari di riesaminare i parametri viari, le stime, gli investimenti e gli oneri che la strada comporterà, il Ministero delle Infrastrutture si è presentato in aula con una risposta inconsistente, non viene infatti fornita alcuna motivazione tecnica e soprattutto nessun dato aggiornato alla situazione del territorio nella fase post-terremoto.

Unico dato di rilievo, scompaiono finalmente dalle motivazioni i fantomatici 8000 posti di lavoro/anno. Quindi la motivazione che verrà fornita al CIPE per approvare il progetto esecutivo di priorità nazionale della Pedemontana con una spesa di 220 milioni di euro di cui il 40%, finanziato dagli enti locali mediante tassazione della popolazione,sarà: “ridurre il deficit infrastrutturale che penalizza le regioni Marche ed Umbria, creando un efficiente collegamento con le circostanti e verso l'Europa, determinando il decongestionamento del traffico, la significativa riduzione del tasso di incidentalità, producendo inoltre effetti ambientali, territoriali e socioeconomici positivi per la collettività”.

Grandi i timori che il riferimento al beneficio socio economico ingenera negli abitanti della vallata, l’assenza di qualsiasi previsione d’investimento manifatturiero in zona fa infatti palesare il dubbio che tali infrastrutture fortemente volute a livello centrale, al punto da essere definite di priorità nazionale, vadano a garantire le vie di fuga richieste dalla normativa Seveso per la realizzazione di impianti ad alto rischio di incidenti, in merito ai quali la popolazione matelicese si era già chiaramente e inequivocabilmente espressa.

Neanche le addotte motivazioni di sicurezza avrebbero una reale consistenza, i rischi connessi alla viabilità potrebbero infatti essere risolti intervenendo semplicemente sull’attuale tracciato, con un enorme risparmio che consentirebbe di utilizzare i fondi stanziati, per la ricostruzione post terremoto. Nessun dato è stato fornito sull’attuale frequenza di percorrenza dei mezzi pesanti attraverso gli attuali tracciati viari dell’entroterra marchigiano, forse perché è evidente a tutti che la chiusura delle 4233 Aziende Marchigiane negli ultimi 10 anni (a cui altre purtroppo seguiranno), hanno di per sé risolto il problema viario dei mezzi pesanti; quindi ad una più attenta analisi l’unico concreto e reale motivo per la costruzione della Pedemontana con l’attuale devastante tracciato…..sarebbe paradossalmente “per migliorare l’ambiente”.


   

da Comitato Pedemontana





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 01-11-2017 alle 17:49 sul giornale del 02 novembre 2017 - 2498 letture

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