Messaggio dell'arcivescovo Coccia per San Terenzio: una chiesa chiamata ad essere "lievito", "sale" e luce del mondo

arcivescovo Piero Coccia 3' di lettura 21/09/2018 - La ricorrenza della festa di San Terenzio, Patrono di Pesaro, offre ogni anno a tutti noi l’occasione di risalire con animo grato alle radici della nostra fede, di riflettere sulla continuità di un’esperienza tramandata nei secoli e soprattutto di trovare, nel presente, un impulso nuovo alla nostra azione personale e comunitaria di credenti.

Un’azione che anche il Convegno diocesano, tradizionalmente a ridosso della festa patronale e centrato quest’anno sul ruolo del laico, contribuirà a rendere, come auspichiamo, più motivata e coraggiosa.

Riappropriarsi più consapevolmente delle ragioni della fede in un tempo, come il nostro, di “cambiamento d’epoca” è una sfida difficile, che forse può anche scoraggiare. Ma un conforto ci viene dalle parole di Papa Francesco, il quale, nell’Evangelii gaudium, ci invita a ricordare che i primi cristiani erano “pieni di gioia, instancabili nell’annuncio, capaci di grande resistenza attiva” nonostante vivessero in un contesto, come quello dell’Impero romano, assolutamente “non favorevole all’annuncio del Vangelo, né alla lotta per la giustizia, né alla difesa della dignità umana” (n. 263)

Il Pontefice è lucidamente consapevole dei gravi problemi che agitano la travagliata svolta storica contemporanea, tuttavia esorta ad evitare ogni “eccesso diagnostico” ed anche l’alibi di chi dice che “oggi è troppo difficile vivere e trasmettere la fede” (cfr. EG n.50). Il limite è costitutivo dell’uomo e della storia ma chi ci salverà, come scriveva San Giovanni Paolo II, è “non una formula, ma una Persona”. Bisogna confidare non sull’adeguatezza delle nostre capacità o sul sostegno di circostanze favorevoli, ma sull’incontro con la Persona di Gesù. Ciò costituisce la nostra identità di credenti.

Una identità chiara e gioiosa è la condizione necessaria per una vera apertura agli altri, per essere “lievito”, “sale”, “luce” della società, anche quella attuale. Identità e dialogo non si oppongono, anzi si sostengono e si alimentano reciprocamente. Questo vale per il dialogo con il potere politico ed economico, con la società, con i credenti di altre religioni, con i non credenti.

Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il Vangelo risponde alle esigenze più profonde di tutti; che esiste nei singoli e nei popoli un’attesa, anche se inconscia, di conoscere la verità su Dio, sull’uomo, sulla via che porta alla liberazione dal male e dalla morte. Di ciò oggi avvertiamo particolare urgenza. I cattolici hanno una missione precisa da compiere nella società, anche qui a Pesaro: ricostruire le ragioni della speranza ponendosi vicino alla vita della gente; prendersi cura della persona, della sua dignità, della sua verità integrale; combattere la povertà in tutte le sue forme; operare per la giustizia sociale e la pace.

Anche le incoerenze non devono frenarci: il dolore e la vergogna per alcuni membri della Chiesa non devono farci dimenticare una verità essenziale: c’è un intero popolo cristiano che custodisce il bene e la bellezza di una vita fedele al Vangelo; e soprattutto c’è sempre per ognuno la possibilità di ricominciare e di scrivere una storia nuova. Affinché questo patrimonio di bene generato dalla fede nel Signore permanga e non si disperda, occorre una formazione costante, per gli adulti e per le giovani generazioni.

Certo, il processo della formazione cristiana deve oggi fare i conti con la crisi generalizzata dell’educazione, che investe la famiglia, la scuola e anche – data la dilagante secolarizzazione e la dimenticanza di Dio proprie del tempo attuale – le stesse parrocchie e associazioni ecclesiali. Tuttavia cerchiamo di non essere, come dice ancora papa Francesco, “dei cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua”; non dimentichiamo che Cristo è risorto, cammina con noi ed è il primo e più grande evangelizzatore. Partecipiamo dunque alla vita della chiesa e della società con la gioia che nasce da questa certezza.

San Terenzio, vescovo e martire, ci accompagni in questo avventuroso cammino.


   

di Redazione





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 21-09-2018 alle 10:42 sul giornale del 22 settembre 2018 - 914 letture

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