Amore e Psiche: la favola e il significato di una delle opere più conosciute e amate

La lotta tra cuore e cervello che ci ricorda perché abbiamo ancora bisogno di amare (e di leggere e rileggere la favola senza tempo di Apuleio, Amore e Psiche)
Amore e Psiche
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Amore e Psiche, razionalità e istinto, l'incontro tra l'io e l'es: perché è importante questa favola?

Con San Valentino ormai alle porte l’amore diventa presenza schiacciante nella vita di tutti i giorni. Rose rosse, cioccolatini e ciondoli a forma di cuore sono protagonisti delle vetrine dei negozi, nell’attesa di venire acquistati, impacchettati e regalati, magari con una dedica romantica. Coppie in crisi che cercano affannosamente di giungere al 14 febbraio nella speranza che la giornata possa portarsi via dubbi e incertezze, timidi innamorati che aspettano il momento più speciale per rivelarsi e amanti che cercano solamente di fuggire. Se riusciamo a mettere da parte la nostra parte più materialista e non pensare a tutto questo, non riusciamo a non dedicare qualche minuto a una più profonda riflessione: perché esiste l’amore? Perché abbiamo sempre bisogno di amare?

Ed ecco che qui entra in gioco la favola di Amore e Psiche scritta da Apuleio, a ricordarci che no, spesso non possiamo bastarci da soli e che lottare per amore è forse una delle cose più incredibili in cui una persona può imbattersi. L’amore è uno degli stati emotivi più sconcertanti e naturali che attraversano la vita di un essere umano. È un attentato all'illusione di essere autonomi e indipendenti, di non avere bisogno di nessuno. L’amore è desiderio di essere visti, apprezzati e lodati nella propria interiorità più profonda. Sentirsi ascoltati, compresi e delicatamente presi per mano. La storia di Amore e Psiche ci insegna che la vita non è sempre facile e che gli ostacoli potrebbero essere tanti, ma che solo così si giungerà a un amore vero, destinato a durare per sempre. La purificazione (di Psiche, così come di Amore) è un passaggio fondamentale per arrivare all’immortalità. Psiche deve affrontare una serie di ardue prove, mentre Amore deve fare i conti con la propria essenza, crescere e sentire anche solo per un istante la sensazione di smarrimento e perdita (egli raggiunge infatti un superiore stato di coscienza soltanto dopo essere stato ferito dalla sua amata, e si commuove quando viene a conoscenza delle sue traversie). Dopo essersi purificata ed essersi dimostrata all’altezza, l’anima, congiungendosi al desiderio, può essere immortale.

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Stando all’interpretazione formulata dallo psicanalista e filosofo Freud, Amore e Psiche rappresenterebbero rispettivamente la razionalità e l’istinto, l’io e l’es, configurandosi come la rappresentazione di due parti presenti costantemente dentro ognuno di noi. Solo trovando un equilibrio fra le due sarebbe quindi possibile vivere in armonia con se stessi e con il mondo circostante, sottoponendoci a delle sfide che, se portate a compimento, possono condurci alla felicità. L'amore per realizzarsi ha bisogno dell'anima. L'amore è fusione tra passione (e carnale desiderio) e razionalità (nonché intesa mentale). L'una non può esistere senza l'altra.

Amore e Psiche: la favola scritta da Apuleio

La bellezza della più giovane era così straordinaria, così fuori del comune che il linguaggio umano appariva insufficiente e povero non solo a descriverla ma anche solo a lodarla”. E come spesso nelle favole accade, è l'invidia il punto di partenza, ciò che scatena un'ira incontrollabile e che dà inizio ad una vicenda. Nella favola narrata da Apuleio (nel romanzo latino intitolato “Le Metamorfosi” o “L’Asino d’oro”, del II secolo d.C.), l'invidia è quella di Venere, dea dell'amore e della bellezza, nei confronti di Psiche, la bellissima fanciulla figlia di un re. Venere, furente per tanta beltà, ordina a suo figlio Amore di far sì che Psiche si innamori di un mostro orribile. Tuttavia, quando Amore vede Psiche, rimane colpito dalla sua bellezza e decide di proteggerla anziché danneggiarla ed amarla senza svelarle il suo aspetto e la sua identità. La fanciulla, desiderosa di conoscere l’identità del suo amato, tenta di guardarlo mentre dorme, ma accidentalmente lo sveglia facendolo scappare. Per punirla, Venere impone a Psiche una serie di compiti impossibili. Tra questi, l'incarico di separare un mucchio di semi miscelati e radunare l’oro dorato delle pecore selvatiche. In ogni caso, creature magiche la aiutano a completare i compiti. Infine, Venere la mette alla prova chiedendole di scendere nell’Ade da Proserpina, divinità degli inferi, a prendere una bottiglietta contenente l'unguento della bellezza. Sulla strada del ritorno tuttavia Psiche apre la boccetta sigillata e, stordita dal profumo, cade in un sonno profondissimo. Nel frattempo, Amore, ancora innamorato di Psiche, trovandola dormiente, riesce a svegliarla con le sue ali e chiede a Giove di farla sua eterna compagna. Egli acconsente e dona a Psiche l'immortalità di una dea. Amore e Psiche, una volta riuniti, vivono felici insieme per l’eternità.

La Favola di Amore e Psiche, Apuleio

Amore e Psiche nell'arte

Nel XV secolo, la figura di Psiche torna per la prima volta in ambito pittorico dipinta su cassoni. Tra il XV e il XX secolo appaiono una serie di cicl pittorici che trattano della sua storia: per esempio, affreschi di Raffaello (1517-1518) nella Villa Farnesina a Roma e di Giulio Romano (1528) nel Palazzo del Tè a Mantova, in cui la scena del matrimonio tra Psiche ed Eros si trova in primo piano. Da lì poi tanti altri: una serie di cicli di Perin del Vaga (1545 circa) a Castel Sant'Angelo a Roma, di J. Jordaens (1640-1641) per la Queen's House a Greenwich, di L.Giordano alla Hampton Court a Londra… E. Burne-Jones illustrò con disegni il Cupid and Psiche di W. Morris (1865 circa, Oxford) e M. Klinger preparò una serie di quarantasei acqueforti (1880) per un'edizione di lusso del testo di Apuleio.

Amore e Psiche, c.1540, Raffaello Sanzio da Urbino

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Nella fase di transizione verso il Romanticismo, Eros e Psiche vengono rappresentati di preferenza come una giovane coppia di innamorati: per esempio in dipinti di F. Gérard (1798, Parigi, Louvre) e F.-E. Picot (1817, Parigi, Louvre), oppure si rappresenta Eros piangente sull'amante persa. In ambito scultoreo i due innamorati compaiono per esempio in opere di ispirazione classicheggiante di A. Canova (1787-1793, scultura in marmo , Parigi, Louvre, e 1794-1796, San Pietroburgo, Ermitage; il bacio della morte o della vita) e A. Rodin. Una quantità di rielaborazioni e di omaggi che testimoniano il valore della favola di Amore e Psiche, rimasta un punto di riferimento del nostro immaginario collettivo tanto dal punto di vista culturale e filosofico quanto da quello figurativo.

Amore e Psiche di Canova: un intreccio di corpi che è un inno all'amore

Amore e Psiche di Canova è un capolavoro neoclassico che rappresenta il mito d’amore tra il dio Amore e la principessa Psiche. Realizzata tra il 1787 e il 1793, l’opera cattura l’espressione delicata e la perfezione anatomica dei personaggi. Canova rappresenta il momento più commovente, quello in cui Amore sveglia Psiche dopo averla colpita e la bacia. Eros sfiora appena il terreno come se fosse ancora sospeso in volo. La statua è concepita per essere vista da ogni punto di vista, vive nello spazio a trecentosessanta gradi. Le figure si aprono nello spazio, ma l'opera si raccoglie in un nucleo, le braccia degli amanti creano una sorta di medaglione in cui ti trovano i loro volti, in pieno equilibrio ed armonia. I gesti sono molto delicati, tutto appare dolce e leggero. Un erotismo sottile e raffinato. Gli sguardi si contemplano l'un l'altro con una tenerezza di pari intensità. Le labbra, pur essendo molto vicine, ancora non si toccano: l'amore sta nell'attesa, in quell'istante sospeso, che precede il culmine dell'azione.

Amore e Psiche, A.Canova.

Bettmann

La scultura riflette l’equilibrio tra la grazia classica e l’emozione romantica, rendendo omaggio all’ideale estetico dell’antica Grecia e Roma. L’uso magistrale della luce e dell’ombra accentua i dettagli, conferendo vita e profondità alla scena. Canova ha voluto con quest'opera comunicare l’idealizzazione del sentimento amoroso. Rappresenta la fusione dell’amore divino, incarnato da Amore, con la bellezza umana, rappresentata da Psiche. La scultura trasmette un senso di grazia, armonia e delicatezza, enfatizzando la purezza dell’amore. Un magico equilibrio tra forza e vulnerabilità, un'incarnazione dell’ideale neoclassico di bellezza e perfezione estetica, e narrativamente riflesso del mito classico dell’amore trascendente.

Amore e Psiche nella musica

Il mito di Amore e Psiche ha ispirato numerose composizioni musicali nel corso dei secoli. Un esempio noto è Psiche et Amour di Jean-Philippe Rameau, un balletto-opera del XVIII secolo che espande il racconto mitologico attraverso la musica e la danza. Celebre è anche Psyche di César Franck, un poema sinfonico che riflette il dramma e la bellezza del mito, e Psyche di Louis Spohr, un’opera che esplora il tema romantico dell’amore sofferente. Il mito è stato anche oggetto di interpretazioni in opere liriche, sinfonie e balletti (ad esempio la suite orchestrale Psyché di Gabriel Fauré). Nella musica classica, il tema è spesso utilizzato per esplorare le varie sfaccettature dell’amore, dalle dolci melodie alle intense armonie. Composizioni che cercano spesso di catturare l’essenza emotiva e spirituale della relazione tra gli amanti divini. La favola di Apuleio ha dunque fornito un fertile terreno per l’ispirazione musicale, consentendo ai compositori di esplorare temi universali, quali l'amore, la bellezza, il sacrificio e la redenzione (attraverso la potenza espressiva della musica).

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