Brasile. Il Coltello Nella Carne

Una mostra al PAC di Milano racconta la scena artistica brasiliana dell’ultimo quarantennio: tra poesia e violenza
Brasile. Il Coltello Nella Carne
Il Coltello Nella Carne
Gallery31 Immagini
Visualizza Gallery

Il PAC di Milano ha da poco inaugurato la stagione estiva con la mostra Il Coltello Nella Carne, dedicata alla scena artistica brasiliana dell’ultimo quarantennio. L’immagine violenta e insieme poetica, evocata dal titolo della mostra, fa riferimento all’omonima opera teatrale di Plinio Marcos (Navalha na Carne) che lo scrittore brasiliano realizzò nel 1968 durante l’oppressione della dittatura militare del paese e che i due curatori, Diego Sileo e Jacopo Crivelli Visconti, hanno raccolto come spunto conflittuale e politico per strutturare l’impianto intellettuale della grande collettiva. In questo ritratto del Brasile, il “conflitto” non è da ritrovarsi tanto nella dinamica degli scontri bellici o fisici tra individui, quanto piuttosto in tutte quelle sfumature delle tensioni sociali che tratteggiano una rete di relazioni perennemente inquiete che simbolicamente ricordano la lenta ma costante deriva geologica di un continente dalla forma in perenne gestazione.  Sono le opere dei trenta artisti scelti dai curatori a illustrare la complessa stratificazioni di conflitti che toccano ferite aperte e che spaziano dalla politica ai soprusi razziali e di genere; dalla violenza contro i corpi a quella contro l’ambiente, radicalmente trasfigurato dagli anni ’50 in poi. In ciascuno degli autori presentati, da maestri come Celso Renato (1919-1992) alla più giovane generazione rappresentata da artisti come Clara Ianni, Daniel de Paula e Francesco João (tutti classe 1987), appare chiara l’appartenenza, non tanto a un’unica scuola o espressione formale, ma più in generale a un comune sentire che affonda le proprie radici nel confronto con il vasto territorio brasiliano e con le dinamiche che lo attraversano. Ci sono molti modi per intendere il percorso che apre a numerose possibili narrazioni, tuttavia si potrebbe intendere l’intero corpus di lavori in mostra come lo scorrere delle pagine di un grande manuale dal contenuto didattico, pedagogico persino: un carattere per niente didascalico ma anzi, prezioso e carico di ottimismo, accomuna tutte le opere che al di là del loro valore estetico imminente, si relazionano fra loro per questa capacità d’esprimere con chiarezza il precipitato della loro analisi. In tal senso, il lavoro-simbolo dall’artista Jonathas de Andrade (non a caso scelto anche come manifesto dai curatori) s’intitola: Educação para Adultos / Educazione per adulti (2010). I poster che lo compongono, ispirati dal metodo del pedagogista Paulo Freire, sono stati realizzati per dare vita a una forma collaborativa di arte che coinvolge gli esponenti delle fasce sociali più povere e meno emancipate del Brasile. In più occasioni, il visitatore si troverà a osservare libri, reperti di varia natura, mappe geografiche e altri strumenti didattici che come in Campo Geral (2015) di Icaro Lira, hanno un doppio valore; documentale e artistico, capace di testimoniare le radicali trasformazioni del paese, attivo sia sul piano imminentemente sociale che su quello geologico-strutturale, come mostrato nell’impressionante installazione di Daniel de Paula, Testemunho / Testimone del 2015. La buona lezione de Il Coltello Nella Carne prosegue alternando “l’ora di geografia” a quella della storia contemporanea: è quanto si apprende nelle splendide foto in bianco e nero di Mauro Restiffe, tratte dalla serie Empossamento, realizzate nel 2003 nella capitale brasiliana per l’insediamento dell’ex presidente Lula da Silva.

Sono immagini storicamente vicine a noi, eppure appaiono ormai come un momento remotissimo della storia del paese e di un sogno politico ormai esaurito. Ogni vera rivoluzione però non è fatta solo di nomi e contingenze storico-sociali, sono gli individui a innescare a partire dal proprio corpo e dalla propria condizione le rivoluzioni più profonde: è il caso di Leonilson (1957-1993) che intese la propria esistenza come parte integrante della sua produzione artistica. Leonilson, che si scoprì sieropositivo nel 1990, iniziò a realizzare opere piccole e apparentemente inespressive ma che invece trattengono tutto il dramma della sua condizione in un autoritratto intenso e poetico, con evidenti analogie con l’opera del grande artista cubano Félix González-Torres a lui coevo. Differente dalle opere di Leonilson, ma adiacente nell’investigare il tema di un privato che diventa politico, sono i video realizzati durante gli anni settanta da Leticia Parente (1930-1991) che in continuità con le esperienze della body-art internazionale denunciavano la condizione femminile all’interno del perimetro domestico. Tutto, ne Il Coltello Nella Carne si fa manifesto, azione politica e s’esprime a chiare lettere con messaggi che domandano al visitatore uno sguardo attivo: “L’arte dei poveri fa paura ai generali” riporta la targa di metallo dell’artista Ivan Grilo, mentre leggiamo “We all laughed at christopher columbus” nella proiezione di Runo Lagomarsino. Come ebbe a dire il regista brasiliano Glauber Rocha: "La verità rivoluzionaria si trova all'interno delle minoranze", ed è proprio ciò che traspare da questo grande libro di testo pensato dai due curatori, capace d’esprimere l’ampio spettro di minoranze che con una buona dose di rabbiosa ironia restituisce il presente di un territorio e di conflitti che riguardano tutti quanti.

Brasile. Il coltello nella carne a cura di Jacopo Crivelli Visconti e Diego Sileo. Fino al 9 settembre 2018 Padiglione d’Arte Contemporanea Pacmilano.it